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Genitori e figli: un'alleanza ancora possibile?

Scritto da  Luciano Minerva Giovedì, 09 Ottobre 2014 01:41

Riprende questa settimana la rubrica "L'isola della lettura". Ripartiamo con un libro che il Sinodo della famiglia in corso al Vaticano rende particolarmente attuale. Non solo per i credenti.

 

Riprende questa settimana la rubrica L'isola della lettura. Ripartiamo con un libro che il Sinodo della famiglia in corso al Vaticano rende particolarmente attuale. Non solo per i credenti.

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Se volessimo rappresentare il susseguirsi delle generazioni come i piani di un palazzo, dovremmo purtroppo dire che stiamo correndo il rischio di costruire i diversi piani senza più gli ascensori né le scale.

Queste parole di Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, sintetizzano bene il senso di un libro particolarmente attuale scritto a più mani, da studiosi di discipline e orientamenti diversi: Ho ricevuto, ho trasmesso. La crisi dell’alleanza tra le generazioni edito da Vita e pensiero.

Il libro affronta un problema, osserva Mons. Paglia, “molto sentito nell’esperienza comune, ma insieme trascurato dalla comunicazione pubblica” ed è adatto, mi pare, a chiunque, laico o credente, abbia a cuore il tema del rapporto tra le generazioni.


Generare: l’opposto di consumare

Numerosi gli spunti interessanti, a partire da quello di Mauro Magatti sulla definizione di “personalità generativa”: se la società contemporanea ci chiama e ci conduce a essere solo “consumatori”, come se quello ‘dissipativo’ fosse l’unico modo di stare al mondo, va riscoperta la nostra capacità di “generare” (termine collegato a ‘generosità’, ‘genialità’, ‘genitore’). La persona “generativa” tiene conto del mondo che lascerà alle nuove generazioni, sa combinare la richiesta di disciplina e una spiccata sensibilità, è orientata al dono e alla partecipazione a iniziative collettive, è buona “per sé e per gli altri”. (Magatti è autore, con Chiara Giacciardi, di un Generativi di tutto il mondo unitevi. Manifesto della società dei liberi, da poco edito da Feltrinelli).

Lo sguardo storico sulla famiglia che ci offre Margherita Pelaja fa ben comprendere come la coppia madre-figlio sia diventata solo a partire dall’età moderna, e in particolare dal Novecento, il vero vincolo familiare avvertito come indissolubile, dopo che per secoli le regole del patrilignaggio imponevano che alla morte del padre il figlio fosse separato dalla madre e fosse adottato dalla famiglia paterna. La famiglia è sottoposta, in tutte le epoche storiche, a mutamenti che la dilatano e la compattano in relazione ai cambiamenti sociali. “La famiglia occidentale è stata caricata di responsabilità e aspettative sempre maggiori” , fino al ribaltamento dei ruoli genitoriali e all’estremizzazione dell’investimento emotivo (e ambiguo) sui figli.

Man mano che si ascoltano le diverse voci (il libro è frutto di un incontro di studio del novembre 2013), si comprende perché i modelli di “famiglia” che conosciamo, che abbiamo ereditato, che immaginiamo, non possano corrispondere alla realtà che viviamo giorno per giorno e a quella che ci circonda. I risultati sono drammatici soprattutto sulla trasmissione di conoscenze, saperi, valori tra generazioni. “Come essere figli nell’epoca dell’evaporazione del padre?” si chiede Massimo Recalcati, che ricorda ancora una volta come l’eredità non possa essere un’acquisizione passiva. “L’eredità non è un’appropriazione”, ma presuppone un’attesa e un viaggio, come quello di Telemaco rispetto a Ulisse.

La rivoluzione del figlio desiderato

Il tema è ripreso da Francesco Stoppa, secondo cui il bambino di oggi è “segnato dal fatto di essere, almeno in parte, un oggetto allucinato del desiderio degli adulti più che una persona reale. Gode di una libertà, visibilità e centralità senza precedenti, ma allo stesso tempo, in quanto risultato del progetto narcisistico dei genitori, è un ‘sorvegliato speciale’. Divenire l’ago della bilancia della stabilità familiare lo condanna all’instabilità emotiva”.

Forse è così a partire da quel fenomeno relativamente nuovo chiamato “la rivoluzione del figlio desiderato”. Se ne occupano Lucetta Scaraffia e Claudia Mancina in un intervento quasi in antitesi al modo di pensare più diffuso intorno alle nascite: “Paradossalmente le generazioni in cui è più difficile la trasmissione in senso discendente, e di conseguenza anche quella in senso ascendente, sono quelle in cui il rapporto è più stretto e costruito. […] Mentre una volta era la famiglia che generava il figlio come ovvia conseguenza dell’attività sessuale dei coniugi, oggi sempre più spesso è il figlio desiderato che crea la famiglia. Di conseguenza può essere considerata famiglia quella di chiunque desideri un figlio. Se è il figlio che crea la famiglia, e non l’inverso, quale trasmissione può interessarlo? E’ lui l’inizio, è da lui che comincia il mondo.” E ancora: “essere stato desiderato, essere desiderato, credere o sapere di essere stati desiderati è la rappresentazione cruciale intorno alla quale si realizza la costruzione psicologica dell’individuo.” Un punto di vista insolito, in chiusura del testo, che fa riflettere.

“La tradizione è la salvaguardia del fuoco”

Scorrendo le pagine, le informazioni, le osservazioni ci si avvicina a comprendere meglio quanto questi temi possano essere utili a spiegare quella crisi demografica europea e occidentale che denuncia (secondo Franco Giulio Brambilla) non solo “la fatica a far nascere ‘di più’ (in Italia la media è di 1,4 per coppia), ma a un generare ‘più umano’, a una generazione ‘più alta’ dell’umano”.    

Parabole evangeliche, citazioni bibliche, osservazioni sociologiche e testi letterari si intrecciano nel libro, a comporre un puzzle di grande interesse, che tendono ad aprire vedute più che a suggerire risposte. Si può comprendere meglio, ad esempio, il significato dell’espressione evangelica del “Figlio generato e non creato”, così distante dal modello dell’uomo che si fa da sé che ci viene riproposto oggi a più riprese, persino nella narrazione politica. Il senso di tutto può anche essere racchiuso in una citazione (di Stoppa) del musicista Gustav Mahler: “La tradizione è la salvaguardia del fuoco, non adorazione della cenere”.

Ho ricevuto, ho trasmesso. La crisi dell’alleanza tra le generazioni di M. Magatti, M. Péelaja, F. Botturi, F. Stoppa, M. Recalcati, M. Balmary, F. G. Brambilla, X. Lacroix, P. Sequeri, L. Scaraffia, C. Mancina.

A cura di Vincenzo Paglia. Ed. Vita e Pensiero, pp. 171, euro 15.

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