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La donna e l’uomo, il freddo, la paura, le parole

Scritto da  Luciano Minerva Mercoledì, 22 Ottobre 2014 09:38

 

Ci sono almeno quattro libri, tutti molto interessanti, di cui sono pronto a scrivere la recensione. Ma ieri mi sono trovato per le mani uno dei preziosissimi libri di Eduardo Galeano, Le labbra del tempo, ormai fuori commercio, ne ho letto una pagina e l’ho trascritta per questa rubrica. Credo che non ci sia regalo migliore, per gli amici più cari e per i lettori sconosciuti, altrettanto cari, che trascrivere (sì, trascrivere, non copia-incollare), una pagina come questa.
Il titolo è “La cartina del tempo”: riassume bene ciò con cui siamo alle prese ogni giorno, circondati, confusi, ammaliati, spaventati, attratti, sommersi dalle parole, nostre o degli altri, dette, ascoltate o pensate.

 

Circa quattromilacinquecento milioni di anni fa, anno più, anno meno, una stella nana sputò un pianeta, che attualmente risponde al nome di Terra.le labbra del tempo
Circa quattromiladuecento milioni di anni fa, la prima cellula bevve la broda marina, le piacque e si duplicò per avere qualcuno da invitare a bere qualcosa.
Circa quattro milioni e rotti di anni fa, la donna e l’uomo, quasi ancora scimmie, si eressero sulle zampe, si abbracciarono e per la prima volta provarono la gioia e il timore di vedersi, faccia a faccia mentre stavano in quel modo.
Circa quattrocentocinquantamila anni fa, la donna e l'uomo fregarono due pietre e accesero il primo fuoco, che li aiutò a lottare contro la paura e il freddo.
Circa trecentomila anni fa, la donna e l’uomo si dissero le prime parole e credettero di potersi comprendere.

E noi siamo ancora a quel punto: a desiderare di essere in due, morti di paura, morti di freddo, alla ricerca di parole

da Eduardo Galeano, Le labbra del tempo, trad. Marcella Trambaioli, Sperling & Kupfer 2004

 

P.S. Copiare, possibilmente a mano, ciò che colpisce e piace è un esercizio che mi permetto di consigliare a tutti, per comprendere meglio, assorbire, fare proprie, digerire le cose che si leggono: come facevano un po’ di secoli fa gli amanuensi a cui dobbiamo la conservazione di gran parte dei classici di cui ancora possiamo nutrirci. Copiare e trascrivere senza fretta, dedicando del tempo a noi stessi e alle nostre capacità di ascolto. Per poi, eventualmente, un giorno, una volta comprese bene, prendendosi del tempo, leggerle con amore ad alta voce a chi ci sta vicino.

Ecco, l’esatto contrario del “copia-incolla-sputa fuori-passa ad altro” che contraddistingue i nostri giorni, non solo nei social network.

 

Luciano Minerva http://www.elbadipaul.it/

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