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Governo di Portoferraio - il regolamento sui saluti dalle mura mediceo-lorenesi con le navi da guerra e galere estere (parte 11)

Scritto da  Marcello Camici Venerdì, 26 Novembre 2021 09:18

Tra i compiti del Governatore di Portoferraio è quello del saluto alle navi  di stati esteri che arrivano  nel porto .A queste navi spettano al loro arrivo tutta una serie di saluti che devono essere eseguiti secondo un preciso regolamento.

 

Vincenzo Coresi del Bruno, nel 1729, annota con estremo dettaglio quali sono le “Istruzioni da farsi sopra i saluti alli Stendardi  e Padiglioni Regi la quale si è copiata in miglior carattere e corretta da quella lasciata dal Sig. Maestro di Campo Nardi, nella quale sono compresi anche i saluti della navi particolari da guerra“ (pg 32 di “Zibaldone di Memorie” di Vincenzo Coresi del Bruno.1729.Copia dell’originale. Biblioteca comune Portoferraio).

 

Il saluto alle navi estere era importante

Deve essere eseguito in forma corretta.

Lo si evince da lettera del 1705 manoscritta al governatore di Portoferraio dal marchese  Anton Francesco Montauti

 

“Al Gov.re Del Nero Port.o

Ill.mo Sig.re Mio Pron. Col.mo 

Il Ser.mo Granduca Padrone e Signore  vuole che per quello che riguarda i saluti da rendersi alla galere sensili di Francia mi ha commesso di scrivere al Sig Gov.re di Livorno che renda avvisata VS Ill.ma  della forma con cui si regola quella piazza nella restituzione dei saluti  a dette Galere Sensili  e che VS Ill.ma si contenga in avvenire  nel modo che verrà a lei additato dal Sig Gov.re di Livorno al quale incarico che le dia notizia il più sollecitamente possibile..

Di Firenze

Lì 10 ottobre 1705

 Anton Francesco Montauti“ 

(Filza “Lettere diverse sin all’anno 1709 al tempo dell’Ill.mo Sig Barone Alessandro del Nero 1701-1709” Carta n 211. Archivio del governo di Portoferraio 1553-1799.Carteggio del governatore.Archivio storico comune Portoferraio)

 

Pochi anni dopo nel 1724,una lettera manoscritta dal governatore di Portoferraio ed inviata a Firenze  al marchese Carlo Rinuccini, segretario di guerra e consigliere di stato, ripropone la questione dei saluti da farsi alle navi estere che arrivano a Portoferraio 

“Lettera scritta al Marchese Rinuccini il di 20 luglio 1724

Partecipo a VS Ill.ma come comparve in questo porto due galere di Napoli il mattino de 14 corrente  comandate dal sig tenenete colonnello Pietro Mesara Perazzo,ancorandosi avanti questa Darsena  et avendo salutato questa piazza con quattro tiri di cannone  il Castellano della Linguella le rese il saluto con due tiri. Il comandante subito mandò ambasciata  che a Livorno e Genova li era stato reso il saluto con tre tiri; () subito questo Sig Maggiore perché riconoscesse di quanto s’agiva sopra di ciò e che secondo di usanza facesse eseguire onde dopo essersi informato del contegno stato praticato colle galere del papa e con quelle di Francia trovò  esservi a questo reso il saluto con tre tiri  e così ne fece sparare un altro  che compì il numero di tre e su la parola e asserzione del comandante delle suddette galere del Papa  ed i Francia come segue ancora di questo di Napoli  han tenuto un tal contegno  e per quanto sento essere stato approvato di costà l’operato  e per essere questa galere dell’imperatore  non pare che si possa competere meno che agli altri  e se il caso si desse che la galere di Spagna andassero in questo porto  vi è apparenza che non prederanno di meno  vi sono poi quelle del re di Sardegna che non so quali pretensioni potessero avere”

Nel maggio del 1816 in  un carteggio tra Spannocchi ,governatore di Livorno, e  Strasoldo,governatore militare e civile dell’Elba  ritorna la questione del regolamento dei saluti da farsi alle navi in arrivo nel porto di Portoferraio.

In questa lettera il governatore di Livorno afferma che il Regolamento dei Saluti  gli è stato richiesto dal sig Maggiore Fabbroni della Piazza di Portoferraio ma che lui lo invia al Governatore dell’Elba, Strasoldo “onde potrà dare a chi spetta gli ordini correlativi perché sia egualmente adottato nei Porti  di codesta Isola”.

 

“Eccellenza

Contando già felicemente arrivata V.E. in codesta Piazza,ed esigendo la regolarità e la convenienza che dalla sola di lei autorità si diramino gli ordini e le partecipazioni occorrenti fra i suoi  subalterni ,io credo opportuno di indirizzare a V.E. la copia del Regolamento dei Saluti che mi ha richiesta con sua lettera del 12 stante codesto Sig.re Maggiore Fabbroni.

Questo stesso Regolamento è quello che tuttora qui si pratica,onde V.E. potrà dare a chi spetta gli ordini perché sia egualmente adottato nei Posti di codesta isola.

Mi permetta poi che io mi valga di questa circostanza per rassegnarle i sentimenti di quella distinta considerazione e stima

Di Vostra Eccellenza

Dalla R. Segreteria di Governo di Livorno

Lì 16 maggio 1816

Dev.mo Obbl.mo Serv.re

Spannocchi”

(Affari generali del Governo dell’isola d’Elba anno 1816.Filza  1. Carta 26.Archivio storico comune Portoferraio)

 

Allegato alla presente lettera è un dettagliato regolamento dei saluti del granducato di Toscana per l’ingresso delle navi da guerra e di galere estere  nel porto di Livorno.

Porta la data del 1768 e viene adottato anche al porto di Portoferraio:

“Regolamento dei Saluti fra la Piazza di Livorno e le navi da Guerra e Galere Estere.

Tutte le navi da Guerra di Teste Coronate,del Gran Signore delle Repubbliche di Venezia e di Olanda,e della Religione di Malta di qualunque rango sieno,dal Grande Ammiraglio fino alle Servili inclusivamente, saluteranno anteriormente la Piazza e lo Stendardo di S.A.R. che sarà inalberato sulla fortezza e gli sarà risposto con egual numero di tiri, restando in libertà è delle medesime il salutare con quel numero che più lor piacerà.

La galera Capitana di Genova saluterà anteriormente la Piazza e le sarà risposto con un tiro meno.

La Galera Padrona e le Galere Servili di Genova saluteranno pure anteriormente la Piazza e gli sarà risposto con due tiri di meno.

Rispetto agli Sciabecchi, barche o altri bastimenti da guerra purchè siano Armamenti Regi e comandati da Uffiziale di Re, si terrà lo stesso metodo che con le Navi o Galere giacché s’intende fatto il saluto non alla nave o a chi la comanda, ma al Padiglione che è lo stesso sopra qualunque Bastimento.

Dai bastimenti Mercantili e Corsari non si esigerà saluto né si inalbererà Stendardo e quando lo facciano, purché non sia minore di 5 tiri, gli sarà risposto con Mascoli e con la seguente proporzione

Di 3 o 4 tiri si renderà zero

Di 5 o 6 tiri si renderà 2

Da 6 in 8   “          “        3

Da 8 in 10  “         “        4

Da 10 in 12  “       “       5

Da 12 in 14  “      “        6

Da 14 in 16  “      “       7

Da 16 in 18  “       “      8

Da 18 in 19   “      “      9

E per ogni saluto maggiore non si renderà più che Mascoli 9.

Questo Cerimoniale con I Mercantili e Corsari si praticherà solamente con le Navi o altri Bastimenti che portano casse e vengono segnate dal Fanale; ma alle barche o altri bastimenti non sarà reso verun saluto.

I Corsari Barbareschi amici saranno trattati per il saluto come i Bastimenti della Repubblica di Genova.

Firenze Lì 24 Maggio 1768

Firmato F.Orsini Rosenberg

Per Copia Conforme

Il Segretario del Governo di Livorno.

Lodovico Pigni“ 

(Idem come sopra)

 

Il Mascolo è il classico cannone che viene usato per le sparate durante le parate militari

I Bastimenti Corsari sono navi armate per combattere e predare in mare altri bastimenti.

Sono bastimenti armati di tutto punto per fare la cosiddetta “guerra di corsa” che si distingue dalla guerra di corsa condotta dai  pirati, perché l’armamento del bastimento è riconosciuto ed eseguito sotto preciso ordine e regolamento di qualche stato.

E’ con “lettera di marca” o” patente di corsa” che viene consentito  ad un armatore o padrone di bastimento di poter predare altri dopo aver armato tale bastimento dietro la lettera di marca  

Sono cioè bastimenti che operano la “guerra di corsa” sotto il controllo dello stato che ha concesso loro di diventare Corsari.

F. Orsini Rosenberg è un diplomatico e politico austriaco che fu maggiordomo maggiore del granduca di Toscana Pietro Leopoldo

Sciabecco è imbarcazione con tre alberi a vela. Usato spesso per trasporto merci

 

Marcello Camici

 

 

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Ultima modifica il Venerdì, 26 Novembre 2021 09:34