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Napoleone, l'acqua pubblica e le Cisterne Medicee di Portoferraio

Scritto da  Marcello Camici Domenica, 21 Luglio 2013 09:40

Napoleone Bonaparte tre giorni dopo il suo arrivo all’Elba incaricò il suo medico Forreau de Beauregard di fare il giro dell’Isola per assumere tutte le informazioni sulle acque potabili che vi esistevano, analizzarle e farvi ogni altra osservazione che avesse ritenuto utile a constatarne la salubrità, sotto il punto di vista dell’igiene pubblica. Prima di sbarcare a Portoferraio, Napoleone si era ben documentato sulle condizioni della piazzaforte dove era stato esiliato.

Napoleone Bonaparte tre giorni dopo il suo arrivo all’Elba incaricò il suo medico Forreau de Beauregard di fare il giro dell’Isola per assumere tutte le informazioni sulle acque potabili che vi esistevano, analizzarle e farvi ogni altra osservazione che avesse ritenuto utile a constatarne la salubrità, sotto il punto di vista dell’igiene pubblica. Prima di sbarcare a Portoferraio, Napoleone si era ben documentato sulle condizioni della piazzaforte dove era stato esiliato.

Conosceva bene che il problema idrico esisteva sin dalla fondazione della città alla cui risoluzione si era tentato di far fronte con la costruzione di cisterne dove si conserva l’acqua piovana. Cisterne, alcune grandi altre più piccole, dette cisternini. Nei cisternini l’acqua transitava soltanto perché come vasi comunicanti erano connesse alle cisterne più grandi dove avveniva la vera conservazione dell’acqua. Con i cisternini si evitava così che l’acqua sostasse troppo a lungo nelle cisterne col rischio di inquinamento. Affinché il suo medico raggiungesse lo scopo, Napoleone fece diramare dal sottoprefetto Balbiani una circolare a tutti i sindaci dei comuni elbani perché dessero i documenti e le informazioni utili. I risultati dell’inchiesta del medico personale di Napoleone furono che i paesi dell’Elba godevano di acque potabili eccetto Capoliveri e Portoferraio. Portoferraio non aveva che cisterne per supplire al bisogno di acqua potabile per la sopravvivenza. Napoleone venne a sapere che queste cisterne erano non ben mantenute pertanto nominò un responsabile alla custodia di esse e alla loro conservazione che doveva vigilare tutti i lavori che per esse si facevano rendendone conto giornaliero all’ufficiale del genio che a sua volta doveva rimettere settimanalmente al Governatore uno stato sulla capacità di ciascuna cisterna,la quantità di acqua consumata nella settimana e quella che rimaneva.

La potabilità dell’acqua era tra le premure più alte del nuovo sovrano dell’Elba come egli stesso fece notare nel fare le sue osservazioni intorno al bilancio comunale di Portoferraio. Consapevole di questo vulnus della roccaforte di Portoferraio, tentò di provvedere che essa avesse acqua potabile perenne da sorgenti attraverso condutture: fu un tentativo che non ebbe successo. Portoferraio rimase dipendente per l’approvvigionamento idrico dalle pubbliche cisterne: “Cisterne Comunitative” erano chiamate. Le pubbliche cisterne dell’acqua di Portoferraio sono un punto vulnerabile a danno e scapito per tutta la comunità. Di questo la Magistratura Comunitativa ferraiese del nuovo restaurato governo granducale, dopo la caduta di Napoloene, è costretta ad interessarsi il 25 giugno 1816 poiché ci sono problemi e nell’utilizzo e nello stato di salubrità riguardante la manutenzione “….esaminata la relazione del Loro Provveditore di Strade relativa allo stato ed uso attuale delle Pubbliche Cisterne deliberano quanto appresso.

Primo: che la cisterna esistente nel cortile della Biscotteria debba servire unicamente per i Ministri e per il Carceriere come anche in passato si praticava,perciò dovrà tenersi chiusa con consegnare una chiave di quella a ciascheduno dei suddetti Ministri e Carceriere. Secondo: che debba il suddetto Provveditore di Strade prendere possesso di tutte le altre Cisterne Comunitative con farsi passare le chiavi rispettive da chiunque le ritenesse e quindi far risarcire per nota le cisterne medesime e loro annessi a forma della precedente Sua relazione e così con la proposta spesa di circa lire centotrenta,riservandosi di ordinare stabilire in quali giorni ed ore dovranno aprirsi le più volte rammentate Cisterne per il comodo e servizio del Pubblico e tutto convalidano col partito di voti favorevoli 5. Contari nessuno” (Partiti dal 22 dicembre 1815 al 27 dicembre 1817.(24) E6.Carta 20. ASCP).

Le cisterne d’acqua non erano aperte al pubblico ma chiuse :lo fanno intendere queste restrizioni e norme così severe nell’suo della chiave per l’accesso all’acqua potabile. Non solo, le pubbliche cisterne erano aperte al pubblico ma con un regolamento "riservandosi di ordinare stabilire in quali giorni ed ore dovranno aprirsi le più volte rammentate Cisterne”. Tutto ciò fa anche comprendere quanto grave fosse la situazione della potabilità dell’acqua a disposizione della popolazione. Il problema non era solo dovuto alla scarsità quanto anche alla salubrità dell’acqua,salubrità che era principalmente legata allo stato di manutenzione di queste pubbliche cisterne. Per esse la Magistratura provvede a far eseguire lavori di manutenzione non senza problemi se nell’adunanza del 22 agosto 1816 “… sospendono lo stanziamento delle lire novantasei ammontare della Nota che concerne diversi lavori e restauri fatti alle Docce ed altro delle Pubbliche Cisterne dal Muratore Angiolo Baragli riservandosi di domandare alcuni chiarimenti al Loro provveditore di Strade;con partito di voti favorevoli 4; contrari nessuno “(Idem come sopra. Carta 84. ASCP)

Non solo sospendono lo stanziamento,ma per aver meglio chiari i lavori di restauro da eseguire sempre nella stessa adunanza del 22 agosto 1816 nominano alcuni loro colleghi a sovrintendere questi lavori “inerendo alla comparsa del Loro Sig. Provveditore di Strade deputano i Loro Colleghi Sig.ri Jacopo Fazzi e Vincenzo Foresi a visitare e riferire quali lavori occorrono per riparare ed assicurare le Pubbliche Cisterne di questa Città individuando ancora la spesa che presentemente devono potervi abbisognare e ciò con partito di voti favorevoli 2.Contrari nessuno. Non rendenti detti Sig.ri Jacopo Fazzi e Vincenzo Foresi” (idem come sopra. Carta 85.ASCP).

Nonostante questi provvedimenti la situazione di disagio per la popolazione è presente e continua. La si evince nell’anno successivo proprio nell’adunanza della Magistratura Comunitativa dell’otto marzo 1817 “…..Sentiti i reclami degli abitanti tutti di questa Città per la mancanza in cui sin da ora si risente dell’acqua potabile e per l’abuso fatto di quella delle Pubbliche Cisterne per la poca cura che si è avuta a questa e alle Docce considerando che l’uso di acqua poco salubre è stata sovente causa di molte malattie nella popolazione e che le Cisterne che per ora meritano il più pronto restauro sono quella dell’Altesi e l’altra di Piazza Padella. Veduta la relazione del Loro Perito di Strade che prognostica la spesa di tali lavori nella somma di lire 386.16.8. Deliberano dopo più e varie discussioni salva l’approvazione dell’Ill.mo Sig. Provveditore dell’Ufficio dei Fossi. Dissero doversi questi lavori eseguire a diligenza dei loro Sig.ri Deputati con quella maggiore economia e stabilità che sarà possibile e quindi che siano, mediante gli indicati lavori, in buon stato le suddette Cisterne ordinano che per il tratto successivo restino chiuse e non si aprino che alle ore solite come per il passato perché il Pubblico possa provvedersi dell’acqua con partito di voti favorevoli tutti, contrari nessuno” (Idem come sopra. Cara 119. ASCP). Un problema, quello dell’approvvigionamento idrico, che la Magistratura comunitativa di Portoferraio, al pari di Napoleone Bonaparte, non riesce a risolvere.
ASCP: Archivio storico comune Portoferraio

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