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La cassaforte e la Madonnina

Scritto da  Silvestre Ferruzzi Mercoledì, 07 Dicembre 2022 09:46

È da lontano, è da lontano che arriva il rombo. Sono aerei alleati, sicuramente. Il boato è enorme. Una colonna di polvere ricade sull’acqua stagnante della Darsena, in questa primavera del 1944.

Eccola, tra le macerie biancastre del Monte dei Paschi di Siena; eccola, la cassaforte che racchiude il frutto della fatica dei portoferraiesi. Ma la città è troppo in pericolo, la cassaforte non può rimanere assolutamente qui.

Dove portarla, dove metterla al sicuro? Senza troppi indugi, si decide: dev’essere portata lontano dalla città, e quel posto sarà il paese montano di Poggio, dove il commissario prefettizio Jacopo Broccardi ha una piccola casa.

Lassù, così distante dagli obiettivi strategici e dai bombardamenti, rimarrà al sicuro nell’attesa che questa maledetta guerra finisca presto.

La caricano a bordo, la portano lungo i tornanti che salgono al paese e la depongono, pesantissima, sullo sterrato polveroso della Piazza del Castagneto. La casa del Broccardi è lassù. Come, lassù? Va portata, trascinandola quand’è in piano, fino in fondo alla Via del Carmine, proprio in fondo dove c’è la sacra immagine della Madonnina nel muro.

La casa è lì. Ma bisogna fare presto, perché qualche tedesco può comparire quando meno ci si aspetta, e farebbe un «rèspice fine».

La cassaforte sale penosamente i gradini di una scalinata che sembra non finire mai…ma quanto manca a questa benedetta casa? Ancora poco, dài; dopo le scale, la via è tutta a piana. Veloci, un ultimo sforzo. Chiudere tutto. E che la Madonnina ci aiuti.

 

Credits: Boris Catta (born 1935)

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Ultima modifica il Mercoledì, 07 Dicembre 2022 11:11