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A Sciambere del Matto delle Giuncaie

Scritto da  Martedì, 21 Ottobre 2014 03:00

Ho raccontato poche ore fa la storia di una figuretta determinata dal piombare nel mezzo del mio lavoro "da persona seria" di una bizzarra conoscente. Riflettendoci mi sono accorto che non era stato quello un episodio isolato.
Sarà perché "chi s'assomiglia si piglia",  Uberto quando ero molto più giovane mi chiamava "Il Matto delle Giuncaie" (citazione colta e quindi inintellegibile per l'assessore), ma i "picchiatelli" locali e foresti debbono provare una specie di attrazione fatale verso la mia persona.
E sono qui a raccontare un'altra performance picchiatellesca ancora subita in ambito lavorativo ed ancora davanti ad esterrefatti occhi continentali.
Ero nel mio ufficio con un funzionario della Regione, un ragazzo timido e gentile che occupava una delle due sedie davanti alla mia scrivania.
La porta si spalancò senza preavviso e apparve lui: fuseaux rosa (con gioie in bella evidenza) maglietta da calcio (mi pare della Juventus) zoccoli (eravamo a fine gennaio)
"Dammi un po' otto miliardi!"
Il poveretto (intendendo il funzionario) alla vista dell'energumeno era sbiancato di colpo, io conoscendolo bene e sapendo quello che voleva (cioè spago... considerazione) risposi in tono serio:
"Essì ora ti do otto miliardi sull'unghia, così.. bisogna che tu mi presenti un progetto come si deve, periziato .. ci vuole la VIA la Valutazione di Inpatto Ambientale, il nulla osta della soprintendenza, il certificato antimafia .."
Continuavo a sparare minchiate a ruota libera lui intanto si era avvicinato alla scrivania e, dicendo "scansati un po'" al sempre più terrorizzato giovane, si era seduto.
Avevo ripreso il controllo della situazione, parlai un po' dell'Osservatorio del Mercato del Lavoro e di un'ordinanza sul traffico.
Il picchiatello nel frattempo aveva preso dal piano della scrivania i miei occhiali e li aveva inforcati una matita ed un foglio di carta sul quale fingeva di prendere appunti di quello che gli dicevo (in realtà disegnava delle ondine). Il terzo presente nella stanza guardava un po' lui un po' me preoccupatissimo, gli si leggeva negli occhi la convinzione che in quell'ufficio i matti fossero almeno due.
"Dé - disse, interrompendo il flusso delle mie favate il picchiatello - ma per fa' tutti questi fogli ... mi devi da' almeno quattro milioni!"
Tutto filava liscio, era cominciata la vera contrattazione e risposi
"Ti vanno bene duemila lire?"
"Duemila lire però anche le sigarette"
"O.K. ma lasciamane un paio" dissi mentre tiravo fuori i due biglietti da mille dal portafoglio.
"Te ne lascio quattro va! - concesse generoso prendendo i soldi ed estraendo le sigarette promesse dal pacchetto, colto pure quello dalla scrivania, e poi volgendosi al povero cristo - di dove sei te?"
"Fi..Firenze" disse quello
"Ma a Fi-Fi-Firenze... Fica ce n'è? - non attese risposta e si allontanò - ciao eh!"
Qualche minuto dopo mentre ancora cercavo di rincuorare il mio traumatizzato ospite mi accorsi...
"Cazzo m'ha fregato l'occhiali!"

Due giorni dopo lo ribeccai in Calata spaparanzato su una panchina con gli occhi semichiusi a godersi il sole invernino, aveva ancora i miei occhiali che gli chiesi di restituirmi.

Me li riconsegnò tranquillamente, ma appena li ebbi in mano mi accorsi che mi aveva ridato solo la montatura ...

"E le lenti?"
"L'ho buttate mi davano noia .. 'un so mica guercio come te!"

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