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A sciambere sismico vaporino e dei tonti per i quali 'un c'è medicina

Scritto da  Lunedì, 22 Dicembre 2014 15:21

Rosina, marcianese, anzi patresaia, trasferitasi causa matrimonio sotto le fumanti ciminiere ferajesi di un tempo lontano, usava ripetere più che un adagio una sentenza: "Pe' li tonti 'un c'è medicina". Come dire che perfino chi è colto da furiosa temporanea pazzia si può fare qualcosa, tentare di contenerlo psicologicamente, somministrargli calmanti, ma davanti a chi risulta "tonto di suo" (scarsamente perspicace sin dalle origini) occorre arrendersi all'ineluttabile destino.
E la massima si sposava perfettamente ad una teoria, cara giusto al suo sposo Beppe, che era rocciosamente convinto della necessità di un discrimine tra chi era "rincoglionito" (aveva cioè perso con gli anni la brillantezza del pensare) e chi "coglione" lo era sempre stato, di natura.
Chissà perché ci è venuto di aprire di aprire la nostra riflessione mattutina con questi ricordi familiari, visto che intendevamo parlare di ben altre cose, più pertinenti alla musica ed alla tettonica (che, al contrario di quanto l'assessore pensa, non è lo studio delle ghiandole mammarie particolarmente sviluppate ma comprovato modello dei movimenti della crosta terrestre).
Orbene, non abbiamo mai apprezzato molto l'opera di tal Giuseppe Povia, nonostante egli sia musico di fama nazionale; ed ogni volta che qualcuno ci ha inflitto la insopportabile melassa delle sue canzoni, tra il piagnone e l'oscurantista (dai poveri bambini che fanno "Oh,  ma quando ce li mandi i quadrini promessi e che ti sei ciucciato?" a quello che era gay, ma poi, per fortuna, "guarì") siamo stati forzati a raggiungere impellentemente la più vicina toilette, come se per sbaglio avessimo trangugiato un flacone di Guttalax.
Ricordiamo peraltro di essere stati oggetto di una reprimenda pubblica, per aver in passato esternato simili valutazioni, etiche ed estetiche, da chi ci teneva a sottolineare i quarti di elbanità, anzi di vaporinità, visto che egli diuturnamente a Lungone soggiornò, del da noi vilipeso bardo dell'era berluscona. Guai a chi tocca le glorie o gloriucole paesane! Anatema!
Ordunque, negli ultimi giorni si è tornato a parlare di questo signore per una sua esternazione "sismologica" sulle cause dei terremoti: la seguente:
«La terra è in continuo movimento naturale, ci sono scosse di assestamento, etc, ma la terra è anche popolata da 7 miliardi di persone che si muovono. E questa potrebbe essere un’altra causa».
Come dire che se tutta l'umanità, per disgrazia, si mettesse contemporaneamente a fare la danza Masai in cui i guerrieri (vedi immagine) si sfidano a fare i più alti zompi sul posto, o anche se tutti gli abitanti del pianeta,  iniziassero a ballare il tip-tap o peggio l'ispanico bolero, prendendo a calcagnate collettivamente il suolo, potrebbe anche generarsi il più spaventoso cataclisma che uomo ricordi.

E non uno tra i molti esterrefatti commentatori che abbia invitato -come ci sarebbe parso d'obbligo - il noto semi-elbano, a "posare il fiasco". 

"Quando i briachi fanno oh/ che meraviglia/ questa bottiglia" parafrasò il Cicino (o forse Stix) ...  

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