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A sciambere: alla ricerca della tedesca perduta

Scritto da  Mercoledì, 29 Luglio 2015 09:40

Negli ultimi giorni la "macchina dell'emergenza" all'Elba si è messa in moto a ripetizione per soccorsi a persone determinati dalle più varie cause: da incidenti stradali a malori causati dall'inclemente calura, da cadute nelle scarpate presso le spiagge o all'esterno dei locali facendo pipì, ad incidenti "balneari" purtroppo anche tragici.
In particolare chi abita nel portoferraiese, presso i principali punti di irradiazione dei servizi ha registrato il passaggio di un quasi costante flusso di mezzi di soccorso, ambulanze o altri "a sirene spietate" (disse Bob), ha sentito numerose volte le pale del Pegaso2 battere rumorosamente l'aria in atterragio o decollo sull'elisuperficie dell'ospedale, e va bene che - se piove di quel che tona - tra un po' si ricorrerà all'elisoccorso anche per patologie appena-appena più complesse dell'unghia incarnita, ma in questi giorni l'andirivieni volante è stato davvero notevole .
Non bastassero gli allarmi "motivati" può capitare che anche un "difetto di comunicazione tra persone" scateni un mezzo putiferio, come è accaduto nella tarda serata di martedì 28 luglio.
Protagonisti della vicenda due fidanzati (lui italiano lei tedesca) in vacanza a Capoliveri che si erano "accordati" (relativamente) di scendere dal paese collinare a Porto Azzurro, nonostante l'ora tarda e il buio, con le loro biciclette.
Il giovane affrontava la discesa "in testa" ma ad un certo punto del tortuoso percorso si accorgeva di aver "staccato" la compagna e la aspettava. Attesa vana però, perché la ragazza non lo raggiungeva, e col passare dei minuti cresceva anche l'ansia del giovane che iniziava a risalire verso Capoliveri e lanciava l'allarme temendo - dal suo punto di vista a buona ragione - che la fidanzata fosse caduta in una delle pericolose scarpate che costeggiano la provinciale.
Nel volgere di pochi minuti per perlustrare la strada e le sue adiacenze si muoveva un bel po' di gente. Alla ricerca della tedesca perduta (ed in subordine della sua bicicletta) c'erano gli operatori del 118, Carabinieri, Vigili del Fuoco.
Tutto finché non si scopriva l'esatto posizionamento della ragazza che giaceva sì, ma non tragicamente in fondo ad un dirupo, bensì più comodamente nel letto del suo albergo, verso il quale si era diretta subito dopo l'iniziale "misunderstanding", mentre lui si involava ardito in picchiata verso il Piano di Mola.
Generale sospiro di sollievo accompagnato - immaginiamo - da ripetuti colpi di "fava lessa" inferti al ciclista, sottintendendo che andavano partecipati e condivisi con l'amato bene.

 

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