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A Sciambere dell'Isola di Torococò

Scritto da  Maurizio Tavanti - Sergio Rossi Mercoledì, 27 Gennaio 2016 11:10

 Caro direttore,

dimmi, secondo te, che roba c’è dentro al palazzo della Biscotteria? Spariti da tempo i biscotti, che forse dolci non sono stati mai, con la facciata che si sgretola minacciosa sulla testa di chi si azzarda a varcarne la soglia, che razza di persone stanno lì dentro, a fare o a non fare cosa?

A Capodanno una cosa buona l’avevano fatta, s’erano buttati a mare. Finalmente! E’ stato un bel gesto, la prima, e forse unica, assunzione di responsabilità da parte di questi signori, abituati a recitare ad ogni inciampo la filastrocca “è tutta colpa di chi c’era prima”. Purtroppo però sono riemersi. Peccato! Forse avevano voluto solo lavarsi, nel mare che è così grande, per levarsi di dosso la polvere di un anno di inattività e tornare nuovi nuovi a far danno, ma come ha insegnato l’esempio di Pilato, ci sono cose che con l’acqua non vanno via. Tant’è che, subito dopo Befana, sono incappati in questa ridicolaggine che ancora dura delle luminare natalizie, di cui hanno dimenticato di deliberare lo smontaggio prima che l’anno finisse,e si chiudesse il bilancio 2015.

Ora può darsi che tocchi aspettare Aprile e il bilancio consuntivo. Sciocchezze, mi dirai, perché, a parte le battute e gli sfottò che hanno rimediato, conseguenze serie non ci saranno. Molto più preoccupante però è la notizia che, come si usa dire, mi ha detto un uccellino e che, se fosse confermata, di conseguenze ne avrebbe già avute e molto serie.

Dunque, stando a questa “soffiata”, il nostro virtuoso Comune avrebbe accumulato un avanzo di circa quattro milioni di euro. Siamo ricchi, mi dirai, ma in virtù della legge di stabilità questa somma, legata ad esercizi precedenti in cui non è stata spesa, non è più spendibile. Per ovviare alla rigidità di questo meccanismo finanziario, nato per impedire il deficit dei Comuni, la Regione aveva offerto la possibilità di servirsi di spazi finanziari, commisurati all’attivo dichiarato, e per ottenerli bastava semplicemente richiederli. Facendone domanda, mi par di aver capito entro settembre 2015, il Comune avrebbe potuto tranquillamente spendere tre milioni di euro. Secondo il mio delatore, i nostri eroi la domanda non l’hanno fatta e sono rimasti senza il becco d’un quattrino. Perché? Distrazione? Trascuratezza? Incapacità? Anche in questo caso, per sapere se le cose stanno davvero così (motivazioni a parte) dovremo aspettare Aprile. Se ad Aprile però ci faranno questo pesce, di farci sapere che per mesi i bimbi disabili non hanno goduto di diritti essenziali perché non c’erano diecimila euro da poter spendere, che alla Gran Guardia non si trovavano più i soldi per comprare il quotidiano, che per mesi abbiamo vissuto in un comune miserabile che non poteva far nulla perché mancavano i fondi, mentre ci sarebbero stati tre milioni (di tasse prese ai cittadini) da poter adoperare, se risulterà che le cose stanno davvero così bisognerà chiederglielo, gentilmente ma con fermezza, di andarsi a buttare alle Ghiaie e non far più ritorno. O provvedere altrimenti.
Tu che ne pensi?

Maurizio Tavanti

 

Caro Maurizio, penso che l'augurio finale natatorio del tuo scritto  (cosi come all'inizio, il disappunto per la riemersione dopo il tuffo di capodanno) non si possa del tutto condividere, e che esso debba essere un poco più articolato e misericordiosamente indirizzato.

Potremmo  auspicare per i nostri eroi una maratona marittima, una lunghissima nuotata che faccia loro raggiungere la riva di qualche altra isola lontana, dove siano accolti - "Aloa Aloa!" - da nativi inghirlandati in piroga, e dove possano spandere tutta la loro capacità di buon governo, e che ivi possano starsene dondolandosi in amache e suggendo cocchi, tra prosperose fanciulle e giovinotti atletici, vivendo cento e più anni ancora.

E poi pur riconoscendo la effettiva valenza bellica di un'Armata Brancaleone alla compagine che con tanta sicumera sulle marziali note della Rificolona iniziò la sua marcia biscottiera,  pur avendo compreso, che dopo provvedimenti bizzarri buffi e bufi, gite a Montecristo, rovesci e cantonate, nomine a pipo di canide, piantumazioni avvelena-bimbo, crolli potenzialmente spiaccica-alunno ed altre amenità, sono finalmente approdati alla filosofia del "chi non fa non falla"   (a sta' fermi e zitti come li topi si fa meno danno),  mi sono posto l'angoscioso interrogativo: e dopo?

Dice il popolo di Partenope "Il peggio non è mai morto",  capita frequentemente, nelle acque limacciose della politica, di accorgersi,  quando si crede di essere prossimi a toccare il fondo, che il fondo è molto più giù, e dove sia non si riesce a percepire.

Come dire: dopo che i nostri saranno sbarcati nell'isola felice di Torococò,  oppure saranno tornati a casa a dedicarsi ad attività finalmente commisurate alle effettive competenze (ricamo a tombolo, partite a scopa, pesca del totano, raccolta di asparagi), siamo proprio sicuri che Mortoferraio, con la sua classe dirigente che tutto il mondo ci invidia, saprà sceglierne di meglio?  

Non sarà che al prossimo viaggio si casca anche peggio?

         

 

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