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Il Presidente, la Bambina e gli Aironi

Scritto da  Gian Carlo Diversi Sabato, 22 Settembre 2018 09:59

620Cronaca in punta di penna e di obbiettivo degli ultimi minuti "elbani" di Sergio Mattarella.

Aeroporto di La Pila, Campo nell’Elba

 

Le ultime immagini che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha come ricordo della sua visita nell’Arcipelago Toscano sono quelle di una vivace e composta bambina elbana sventolante una bandiera tricolore che lo chiama a gran voce.
Un piccolo episodio che se ha reso felicissima la piccola “fan presidenziale” per l’attenzione ricevuta dalla figura simbolo dello Stato Italiano senz’altro ha donato allo stesso Presidente e ai suoi collaboratori alcuni momenti di leggerezza, di orgoglio intimo nel vedersi riconosciuti e sinceramente apprezzati nelle loro funzioni pubbliche fino all’ultimo istante e proprio da uno dei soggetti protagonisti cui era destinato “Tutti a scuola”, il complesso evento appena terminato a Portoferraio per l’inaugurazione ufficiale del nuovo anno scolastico.
Sono quei piccoli gesti che per qualche istante, a volte minuti, annullano e tengono in fiabesco ostaggio il tempo stesso delle cose terrene in corso, riuscendo a rompere i più formali protocolli e le più rigide misure di sicurezza attorno ad una figura istituzionale in questo caso la più alta e rappresentativa.


La bambina è apparsa come dal nulla dal canneto che costeggia la strada principale e spicca come un gigante, con quella tutina rosa fuxia e quella bandiera che sembra fatta su misura per lei, tra le decine di uomini e donne dei reparti speciali che presidiano e monitorano attentamente un luogo così sensibile.

 

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C’è pochissima gente a La Pila in questo momento, giusto una famigliola di turisti stranieri e una coppia di italiani vacanzieri che filmano con il cellulare.
Ho fatto bene a decidere di venire qui, non vedo nessun giornalista o fotografo e dunque potrò documentare e completare la cronaca degli ultimi istanti di un evento storico per l’Isola d’Elba, la prima visita ufficiale di un Presidente della Repubblica.
E’ il tardo pomeriggio di lunedì 17 settembre e mi trovo all’aeroporto di La Pila a Campo nell’Elba, da molti giorni ed oggi più che mai uno dei luoghi più controllati e sicuri d’Italia e del Pianeta. Sulla pista dell’aeroporto sosta con i motori accesi a basso regime il trireattore Falcon900 di produzione francese con autonomia intercontinentale, uno degli aerei della flotta a disposizione del Quirinale; nonostante questo velivolo abbia quasi venti anni di servizio i continui aggiornamenti e modifiche tecnologiche attuate lo rendono ancora uno dei modelli più versatili e adatti per determinati e delicati compiti, come quello di riuscire ad atterrare in spazi limitati per la sua bassa velocità di avvicinamento.

 

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Attorno e dentro l’area off-limits specialisti dei vari corpi delle forze dell’ordine, in questo caso direttamente coordinati dalla Sovrintendenza Centrale dei Servizi di Sicurezza della Presidenza della Repubblica che fa capo ad un Prefetto nominato a suo tempo dal Ministero degli Interni, continuano a monitorare e controllare qualsiasi persona e mezzo si avvicini.

 

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Unità cinofile, specialisti artificieri, agenti dell’antiterrorismo e dei servizi segreti, ingenti forze dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, Avieri ed elicotteristi; sto vedendo all’opera il meglio di ciò che l’Italia offre nella preparazione dei propri Reparti Specializzati e che operano con mezzi sofisticati e all’avanguardia.

 


Ci stiamo avvicinando alle 18:45, l’orario stabilito per il decollo del Presidente e del suo Staff.

 

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La scena si fa surreale, il tempo sembra fermarsi, la concentrazione e la tensione del personale addetto alla sicurezza si tocca quasi con mano, si ha quasi il timore di respirare: ecco il corteo presidenziale che avanza preceduto dai motociclisti della Polizia.

 

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L’unica auto ad entrare sulla pista è quella blindata di Mattarella e della sua scorta.
na volta sceso il Presidente è attorniato dai più stretti collaboratori che lo hanno accompagnato per tutto il pomeriggio, strette di mano, complimenti, raccomandazioni: si avviano tutti verso la scaletta del’aereo.
Poi inaspettatamente, nel mentre delle ultime chiacchierate che paiono piuttosto serie e serrate, qualcuno sollecita il Presidente a girarsi indicandogli ripetutamente la bambina con l’unica bandiera italiana in mano, quella bambina che nel frattempo ha fatto proseliti tra i pochi presenti spingendoli a gridare con lei: “Presidente, Presidente…!”.
Subito Mattarella non capisce, il rumore dei motori del jet è piacevole ma rumoroso, poi vede la bandiera e la bambina e il suo volto si illumina, inizia a salutare e a sorridere, e con lui i presenti.
Ci voleva questo ultimo regalo che come una carezza alleggerisce tutto e tutti: ora l’aereo può partire.

 

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Ma non è tutto e la cronaca continua prendendo un tono naturalistico, d’altra parte siamo in un’isola dove questa vocazione è così forte da avere dal 1996 un Ente dedicato come il Parco dell’Arcipelago Toscano.
Vorrei fare delle foto dell’aereo presidenziale mentre decolla e quindi prendo velocemente l’auto dirigendomi verso La Foce, una zona poco lontana che conosco per le caratteristiche di Zona Umida Costiera e dove sostano o transitano molte specie di animali protetti.

Sono parallelo alla pista e si sente un sibilo sottile e assordante, sono le turbine del Falcon che spingono al massimo della potenza predisponendosi al decollo; in quello stesso istante intravedo sulla destra del mio lunotto, laggiù tra i canneti, diverse sagome di grossi uccelli che si alzano improvvisamente in volo.
Per me sono momenti col fiato sospeso, la prima cosa che mi passa per la mente è che quegli Aironi, un piccolo stormo non stanziale, sono potenzialmente in rotta di collisione con l’aereo presidenziale; l’ansia e l’angoscia scompaiono nel millesimo di secondo successivo allorchè il pilota ormai a piena potenza alza decisamente il muso del velivolo scomparendo velocemente tra le masse nuvolose oggi così consistenti.


Ora sono soddisfatto e sollevato, è andato tutto veramente come doveva andare, e gli ultimi saluti al Presidente sono stati quelli emblematici di un’Isola e di un Arcipelago accoglienti e per fortuna “selvatici”.

 

Gian Carlo Diversi

 

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