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La ricorrenza del 4 novembre, un'occasione di riflessione contro le guerre

Scritto da  Nunzio Marotti Domenica, 04 Novembre 2018 09:25

 

L'anniversario della fine della Prima guerra mondiale è l'occasione per riflettere sull'assurdità di ogni guerra e sulle cause che scatenano i conflitti armati.
Il 4 Novembre è difficile parlare di festa. Si ricordano i milioni di vittime e il fallimento della politica, che si è arresa davanti ai nazionalismi. Guardare la guerra dalla parte delle vittime, dirette e indirette, fa giudicare in modo assai diverso rispetto al collocarsi dalla parte di coloro che le guerre tutelano e arricchiscono (potentati economici, produttori e commercianti di armi, faccendieri).


Quattro anni fa, Papa Francesco al cimitero di Redipuglia, disse: “Qui e nell'altro cimitero ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre. Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!”
E Benedetto XV la definì “un’inutile strage”.


E sulla linea della pace e dell'ingiustificabilità di ogni guerra, questo anniversario (e sempre) dovrebbe rafforzare l'impegno di tutti per ostacolare i progetti di violenza e di guerra, da qualunque parte provengano, siano essi militari o politici o economici o anche solo ideologici, con il corredo di slogan che esonerano dal pensare e dalla responsabilità personale.


Dire NO alla guerra oggi, significa contrastare la cultura di guerra e di violenza, basata sull'individuazione del nemico, di un qualsiasi capro espiatorio da caricare di tutte le colpe e di tutti i mali (e delle nostre paure e percezioni). Dire NO vuol dire prendere atto dei rischi di una catastrofe nucleare, conseguente alle novità anche politiche di questi tempi, e agire facendo pressione sulle istituzioni affinché adottino politiche di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite rafforzate dalla comune volontà. Dire NO alla violenza vuol dire sostenere tutte le forme di dissenso alla guerra e di disobbedienza che, come dimostrano gli storici, già nel 1915- 18 maturavano nella popolazione civile e negli eserciti. Affermazione del primato della coscienza e della sua capacità di obiettare a leggi ritenute ingiuste.


Nunzio Marotti

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