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A Sciambere: Un sabato di Manrico Murzi a Portoferraio... ovvero: se la razza c'è, il maiale viene

Scritto da  Manrico Murzi - Sergio Rossi Sabato, 20 Aprile 2019 11:12

Sbarcato al parcheggio dalla macchina di cari amici, stanco ma il cuore contento, s'incammina solitario verso casa. Son passate da poco le undici. Già lo infastidiscono, però, i Bum! Bum! Bum!, colpi alti da grancassa provenienti dalla piazza che deve attraversare. Giunto alla cantonata, è sorpreso nello scorgere un gruppo di gente assiepata davanti all'ingresso di un bar conosciuto per discrezione ed eleganza, in visibilio e agitata da quel che chiamano musica ed è soltanto uno scomposto rumore assordante. Entrato nella piazza, ne costeggia i caseggiati, imbocca la leggera salita tra la banca e la farmacia. Ma è allora che un branco di giovinastri, usciti da un ristorante, con gagliardia sbruffona prende a pedate la strada dando vita a un'aggressione verbale con frasi moleste: Vecchio, che ci fai in giro a quest'ora? Nonno, vattene a letto! e così via. Il passante, ormai sui novanta, zitto zitto e muro muro, si affretta a rincasare. Amareggiato, cerca di sopportare l'invasivo, sgradevole chiasso che lo raggiunge anche nel chiuso delle sue stanze.

L'indomani mattina, in aggiunta, alla parete di un bar del porto, legge su una targa metallica pubblicitaria con il volto sorridente di una bella ragazza, una frase in inglese: Drink coffee! Do stupid things, faster and with more energy! In italiano sarebbe: Bevi caffé! Fai cose stupide più in fretta e con maggiore energia! 

L'elbano di altri tempi, pensando ai giovinastri della sera prima, e mettendo la parola vino al posto di caffè, teme di aver sbagliato isola.

Manrico Murzi

 

Caro Manrico
Permettimi di esprimere le scuse e la solidarietà che la mia città ti deve, per il miserabile episodio che hai con la tua leggerezza ed eleganza raccontato.
Non sto qui ad affermare - anche se avrebbe fondamento - che in tempi diversi, neppur troppo lontani, in una Portoferraio viva e vissuta,  di fronte alle angherie patite da un anziano, a qualsiasi ora, si sarebbe trovato chi avrebbe impartito un'adeguata lezione agli sbruffoncelli di turno.
Commento solo, come fa spesso la mia Laura (citando il nonno, tuo compaesano e coetaneo): "se la razza c'è, il maiale viene", un adagio marinese bivalente, che significa soprattutto che, nel bene e nel male, noi siamo in grande parte il prodotto delle nostre tradizioni familiari, dei valori (o disvalori) che ci hanno trasmesso, dell'educazione che ci è stata impartita.
Come dire che per quanto sia esecrabile il comportamento dei giovani penecefali che non ti hanno portato il dovuto rispetto, provo maggiore irritazione verso chi li ha cresciuti ed evidentemente mal-educati.
Che i ragazzi facciano casino è fisiologico, e addirittura spesso mi ritrovo a rimproverare chi brontola per la esuberanza dei giovani, dicendogli in ferajese: "ma te ne n'aricordi de la teppa che deri, di quello che hai combinato quella vorta ... io sì, c'ero..."
Solo che eravamo "bastardi" (nella accezione bonaria elbana del termine) ma con dei limiti, con quel "freno a mano" educativo che ci impediva di frullare in mare biciclette altrui o peggio ancora molestare (bullizzare è un termine che mi provoca attacchi di orticaria) una persona anziana.
Se la razza c'è ... e qui il maiale viene proprio male, perché da rieducare sono gli educatori, i genitori, in particolare i "sindacalisti" dei loro eterni frugoli a scuola e oltre.
Un abbraccio
sergio rossi

 

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