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Gli "scoppi" nel ventesimo secolo in via di Porta a Tera

Scritto da  sergio Martedì, 02 Gennaio 2024 14:32

Era quasi un lavoro... si iniziava con lo scegliere la ghiaia ottimale che doveva essere tondeggiante, del diametro di circa 10 cm, liscia e agevole da portare in tasca.

 

Poi si passava alla acquisizione della materia chimica necessaria: si andava a comprare nella ferramenta dei Fratelli Diversi lo zolfo, che era venduto in rotelline da appendere dentro le botti per affumicarle, ma che noi bimbi, nati prima del '50 o giù di lì, ci accaparravamo per altri ben più teppistici scopi.

 

La tappa successiva era nella farmacia Del Borgia, dove entravamo ostentando una tosse finta e i più istrionici perfino raucedine e chiedevamo delle "pasticche" di potassio.

 

Il farmacista, a sua volta, fingeva di credere al malanno e ci consegnava la preziosa scatolina di latta gialla piena di pasticchine salate e dal gusto orrendo che, quando ce le davano per vera cura (da sciogliere in bocca), appena mamma aveva girato il culo vedevamo di sputare il più lontano possibile.

 

La scatolina costava qualche decina di lire ma all'epoca erano tante, per cui talvolta si formavano dei veri "gruppi di acquisto".

 

La terza e più facile mossa era quella di fregare a casa una manciata di zucchero da mettere in tasca.

 

C'era poi da scegliere il luogo dell'attentato... per noi bimbi di Porta a Tera i luoghi preferiti erano due: "il voltone" cioè l'antico tunnel di ingresso del Centro Storico, o il palazzo della Mutua (dove abitava anche il viceprefetto) che a quei tempi non aveva ancora del tutto perso l'appellativo anticostituzionale di Palazzo del Fascio, il cui androne, così come le volte medicee, avrebbe funzionato come cassa di risonanza del terribile rumore che intendevamo fare.

 

Ora c'era da preparare la mistura schiacciando a tera, con la ghiaia, 2/3 pasticche, un pezzo di zolfo, zucchero, fino a farne un mucchietto di polverosa miscela.

 

Eravamo infine giunti alla parte finale e più creativa:

a) La fida ghiaia si appoggiava sul mucchietto

b) un piede saliva su metà della ghiaia bloccandola

c) l'altro piede (in genere di tacco) veniva usato per calciare violentemente la ghiaia.

d) BOOOMMM!!!

cioè non esageriamo diciamo: "bum", che in confonto a quello che sentiamo oggi, i nostri tremendi scoppi parevano più o meno delle pernacchiette un po' potenziate.

 

Incidenti? Ne ricordo solo uno che vado a narrare:

 

Uno dei miei coetanei, di cui taccio pietosamente il nome, pensò di fare le cose in grande e ne triturò ben 12 di pasticche con proporzionale zolfo.

Eravamo in diversi a comporre la usuale "bastardaia" che assisteva alla preparazione dell'ordigno, e più di uno aveva osservato: "Bada che so troppe" incominciando ad allontanarsi.

Ma il nostro eroe imperterrito montò sulla ghiaia per sferrare il fatidico calcio.

Il "Bum" ci fu, e più forte del solito, ma fu seguito da un claudicante "Ahi Ahi! Ahi!!!".

l'esplosione aveva staccato non solo il tacco, ma pure la parte di suola a cui era appiccicato lasciando nudo, leggermente bruciacchiato e offeso - siccome il Tallone d'Achille - il calcagno dell'ardito sperimentatore.

Fu allora che Piero Caprai, ragazzo di rarissime parole, pronunciò la sua sentenza:

"SEI PROPRIO UNA FAVA LESSA!"

 

Ancor oggi quando un inutile boato (musica da bischeri) mi disturba, mi viene da citarlo.

 

sergio

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Ultima modifica il Martedì, 02 Gennaio 2024 15:06

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