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Il sacrilegio di Brindisi

Scritto da  Maria Gisella Catuogno Domenica, 20 Maggio 2012 16:30

Quale mente mostruosamente criminale può aver concepito l’idea di attaccare una scuola e i suoi studenti? Sabato mattina a Brindisi una ragazza ha smesso di vivere, a sedici anni, mentre aspettava il suono della campanella, come ogni giorno. E altri sono stati investiti dal tremendo scoppio e orribilmente feriti e ustionati. Ora riempiono alcune stanze d’ospedale soffrendo e lottando per la vita.

Quale mente mostruosamente criminale può aver concepito l’idea di attaccare una scuola e i suoi studenti?
Sabato mattina a Brindisi una ragazza ha smesso di vivere, a sedici anni, mentre aspettava il suono della campanella, come ogni giorno. E altri sono stati investiti dal tremendo scoppio e orribilmente feriti e ustionati. Ora riempiono alcune stanze d’ospedale soffrendo e lottando per la vita. Sono giovani, anzi giovanissime, tutte ragazze, perché la scuola che frequentano è un istituto professionale quasi esclusivamente al femminile, dove si imparano servizi sociali e moda. Proprio la sera stessa doveva esserci una sfilata e Melissa era là, tra le prime, appena scesa dal pullman proveniente da Mesagne. I suoi ultimi pensieri, forse, saranno stati rivolti a quell’evento da organizzare o forse, chissà, all’indomani, alla dormita domenicale che finalmente avrebbe potuto concedersi dopo sei giorni di levate all’alba. Ma più probabilmente quei pensieri, alle h. 7.45 di un sabato di primavera, saranno stati dedicati al suo ragazzo, avranno disegnato con la fantasia le ore da passare insieme, mano nella mano, con la gioia, la speranza e la fiducia nel domani che si hanno solo a sedici anni.
Leopardi ne parla, nello Zibaldone, delle ragazze tra i sedici e i diciotto anni e confessa di commuoversi pensando a quello che hanno nel cuore.
Era una brava studentessa, Melissa, senza grilli per il capo, lavorava sodo per il futuro. E invece tutto si è interrotto per lei alla soglia del portone della sua scuola.
Non era mai accaduto in Italia un atto del genere: che il bersaglio fossero degli studenti e che a loro fosse destinato il devastante potenziale di un ordigno simile. Perciò siamo increduli e sgomenti. La scuola è sacra e bene ha fatto il governatore della Puglia Nichi Vendola a definire sacrilegio questo delitto.
La scuola è la fucina del futuro per una società: trasmette alle giovani generazioni il patrimonio di conoscenze acquisito nei secoli, offre loro gli strumenti per la professione di domani, educa al rispetto reciproco, alla valorizzazione delle diversità individuali ed etniche, rende consapevoli della storia che ci ha preceduto e di quanto siano preziose libertà, legalità e democrazia. E’ un baluardo di civiltà contro la barbarie sempre incombente, sempre in agguato.
Quella scuola, poi, è intitolata a Francesca Morvillo Falcone, moglie di Giovanni Falcone, che, con il marito e i tre uomini della scorta, perse la vita esattamente venti anni fa nella strage di Capaci. Quella scuola negli anni si è impegnata a fondo nei progetti sulla legalità, come tante altre scuole in Italia, perché ormai i docenti hanno capito che è da lì che si deve partire come dalle fondamenta stesse di ogni possibile convivenza civile.
La legalità è la conditio sine qua non per la lotta alle mafie, a ogni tipo di criminalità, alla corruzione, alla violenza fisica e psicologica, alle discriminazioni: questo è il nutrimento delle coscienze che offre la scuola ed a tale banchetto tutti i ragazzi devono potersi sedere in allegria e serenità. Per tale motivo occorre difenderla ed arricchirla di risorse economiche ed energie umane, al contrario di quanto ha fatto la politica scolastica degli ultimi tempi, mascherando i tagli con la pretesa di riforme.
In nome di Melissa, dei suoi genitori straziati, delle ragazze che soffrono nei lettini d’ospedale, perché questo Paese possa avere un futuro, nonostante tutto.

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