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Il mio nome è Tani e credo nei miracoli

Scritto da  Enzo Sossi Giovedì, 13 Maggio 2021 10:27

 

Una storia vera che sembra una favola, dove un bambino nigeriano di 8 anni diventa campione del gioco che insegna l’arte della guerra, della strategia, della pazienza, della concentrazione, del rispetto dell’avversario, che dovrebbe fare parte del percorso di studi di tutti i bambini.


In un rifugio per senzatetto a Manhattan, un bambino di 8 anni sta camminando verso la sua stanza, portando un carico imbarazzante tra le sue braccia, non turbato dalle urla di un residente in difficoltà. Il ragazzo è un rifugiato nigeriano con un futuro incerto, ma è raggiante.


Non riesce a smettere di sorridere perché il suo carico imbarazzante è un enorme trofeo, grande quasi quanto lui. Questo senzatetto di terza elementare ha appena vinto la sua categoria al campionato di scacchi dello Stato di New York.


Una notizia positiva, in un’America che, non c’è dubbio, sia un campo di gioco inclinato che offre enormi vantaggi ai bambini ricchi. Le famiglie benestanti, acquistano l’accesso a grandi università, illegalmente attraverso tangenti o legalmente attraverso donazioni.


Quindi dovremmo sorridere tutti insieme a Tani, il neo campione di scacchi della scuola pubblica elementare. Nel torneo ha superato in astuzia i bambini delle scuole private d’èlite con insegnanti privati di scacchi.


La famiglia di Tani è fuggita dalla Nigeria da Boko Haram, il terrorista islamico che uccide, violenta, tortura, rende schiavi i cristiani. Loro sono cristiani e il padre per salvare la sua famiglia è fuggito a New York.


Vivono in un rifugio per senzatetto, la madre fa le pulizie ed il padre l’autista. Tani ha cominciato a conoscere gli scacchi grazie alla scuola pubblica che frequenta dove un volontario ha insegnato il gioco degli scacchi a tutti i bambini.


Per Tani la vita non è facile, è un senzatetto ed i suoi compagni di scuola lo prendono in giro. Lui torna a casa piangendo, la sua forza gli viene dagli scacchi, si mette sul pavimento del rifugio e si esercita a scacchi per ore ed ore ogni sera e dimentica le cattiverie. E’ motivato: vuole essere il migliore.


I suoi insegnanti sono meravigliati dei suoi progressi, è arrivato a questo livello senza risorse familiari.


Tani ricorda che i rifugiati arricchiscono e che il talento è universale, anche se l’opportunità non lo è. In Nigeria la sua genialità negli scacchi non avrebbe mai avuto un futuro.


Enzo Sossi

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