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Fratini: La pacificazione dopo il referendum, possibile e auspicabile

Scritto da  Giovanni Fratini Mercoledì, 07 Dicembre 2016 12:42

 

Caro Sergio,

ho letto il tuo A Sciambere sul risultato della consultazione referendaria, certamente “pesante” per chi è stato un convinto sostenitore del Si. Ed io lo sono stato.

Il mio lungo impegno in politica mi ha abituato anche alle sconfitte. Felice quando vinsi in occasione delle elezioni amministrative del 1976 con una lista targata P.C.I e Alternativa democratica ( gruppo politico costituito in gran parte da fuoriusciti dalla D.C. ) che ebbe un successo elettorale straordinario e altrettanto felice quando vinsi le elezioni amministrative nel 1995. “Masticai amaro”, invece, quando, dopo quattro anni, nel 1999, le elezioni comunali le persi. Fui molto contento quando passò la legge sul divorzio nel 1974 o quando nel 2006 fu bocciato il tentativo di riforma della Costituzione del Governo Berlusconi. Felicissimo per la vittoria dell’Ulivo con Prodi nel 1996 e per il secondo successo di Prodi nel 2006 ( anche se con una poco credibile alleanza politica ). E poi  deluso e amareggiato quando, per ben due volte, per dissensi interni alla maggioranza, Prodi fu costretto a dimettersi. Quanto del male siamo stati capaci di farci!

Oggi non provo solo amarezza, sono anche preoccupato per il futuro del nostro Paese. Condivido quello che dici. La vittoria sul divorzio spalancava le porte alla “modernizzazione” nel campo dei diritti delle persone. Oggi non è così. La vittoria del NO è “una vittoria in difesa”. Va bene, è stato bocciato il tentativo di riforma della nostra Costituzione, ma d’ora in poi cosa succederà? Quando si tratterà di ridare al Paese un Governo chi prenderà il testimone? Le tensioni, gli scontri tra le forze politiche e anche all’interno di queste non mi preoccuperebbero più di tanto se fossero solo conseguenza della competizione tra il Si’ ed il NO alla riforma della Costituzione. I referendum hanno sempre diviso il Paese ed il mondo politico, talora anche in modo aspro, a cominciare da quello con cui gli italiani furono chiamati a scegliere tra la monarchia e la repubblica. Poi però, dopo la tempesta, è quasi sempre tornato il sereno. Ed è successo spesso che le divisioni politiche si siano trasformate in alleanze.

Ti preoccupi delle ricadute negative che le polemiche, gli scontri dei mesi trascorsi possono avere nei rapporti tra le persone; delle ferite che possono lasciare. Mi auguro che questo non accada. Per me l’amicizia e la reciproca stima rimangono ben salde anche quando un amico o una persona che stimo  non condividono le mie idee e si battono perché vincano le loro. Non ce la faccio a “guardare in cagnesco” chi non la pensa come me.  Né a considerarlo un povero incosciente, un irresponsabile , peggio ancora, un servo sciocco del potere, un cavallo, anzi un asino di Caligola.

Durante la  campagna referendaria, a cui ho partecipato volentieri, ho incontrato diversi amici. Alcuni credo di averli convinti a votare Sì. Con altri non ce l’ho fatta. Ma con uno di questi, proprio ieri mattina, mi sono incontrato in piazza Cavour e ci siamo salutati con un grande sorriso. Con questo amico e con altri cercherò di continuare a dialogare. La democrazia, diceva Socrate, è discussione, è ragionare insieme.

Ed è questo, credo, anche  il modo migliore per passare dalla “guerra civile a parole” alla “pacificazione”.

Ti saluto

Giovanni

 

 

 

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