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Anche l’Elba non si sottrasse al buon governo granducale

Scritto da  Marcello Camici Venerdì, 01 Marzo 2013 16:24

Il Granducato di Toscana nacque il 27 agosto 1569 perché Cosimo I dei Medici ottenne il titolo di granduca di Toscana da papa Pio V. Portoferraio con quattro miglia di territorio intorno è parte integrante del granducato essendo questo territorio stato acquisito da Cosimo (Trattato di Londra 1557): il resto dell’isola è suddiviso tra il dominio degli Appiani e il trono di Spagna. La dinastia medicea si estingue nel 1737.

Il Granducato di Toscana nacque il 27 agosto 1569 perché Cosimo I dei Medici ottenne il titolo di granduca di Toscana da papa Pio V. Portoferraio con quattro miglia di territorio intorno è parte integrante del granducato essendo questo territorio stato acquisito da Cosimo (Trattato di Londra 1557): il resto dell’isola è suddiviso tra il dominio degli Appiani e il trono di Spagna. La dinastia medicea si estingue nel 1737.Da allora il granducato entra in orbita asburgica. Dopo alterne vicende in età rivoluzionaria e napoleonica ,con la Restaurazione tornò agli Asburgo-Lorena.
Con il Congresso di Vienna (1815) Ferdinando III della dinastia asburgo-lorena diviene granduca della Toscana. Qui, per merito del granduca, la Restaurazione è un esempio di mitezza e buon senso. Non vi furono epurazioni del personale che avevano operato nel periodo francese; non si abrogarono le leggi francesi in materia civile ed economica (salvo il divorzio). Dove si effettuarono restaurazioni si ebbe il ritorno delle già avanzate leggi leopoldine, come in campo penale. Molte istituzioni e riforme napoleoniche furono mantenute o marginalmente modificate tanto da rendere lo stato uno dei più moderni e all’avanguardia in materia di buon governo.
Anche l’Elba non si sottrasse al buon governo granducale.
Un episodio accaduto a Portoferraio proprio all’inizio del processo di restaurazione, che riguarda la riscossione della “Gabella delle Porte”, conferma lo stato di buon governo del granducato.
Questa gabella è sempre stata importantissima perché rappresenta un introito forte per le casse comunali di Portoferraio e con la quale il comune può far fronte alle spese. Il Cancelliere comunitativo scrive di una “lettera ministeriale relativa alla Gabella delle Porte” in questi termini “ …con altro partito di voti quattro tutti favorevoli si chiamano notificati dalla lettera del Commissario Regio Straordinario Sig. Conte Agostino Fantoni datata del dì primo febbraio stante ,con la quale si commette a me cancelliere di tenere un conto separato degl’Incassi che sono stati fatti e che si faranno dagl’Impiegati all’esazione dei Diritti dell Porte di questa Città dopo l’epoca del 18 gennaio 1816” ( Partiti dal 22 dicembre 1815 al 27 dicembre 1817.24 E(6).Carta 28.ASCP)
In sostanza il cancelliere comunica alla Magistratura Comunitativa il regio decreto 9 gennaio 1814 per il quale i ricavati del dazio sui generi che si introducono alle porte di Portoferraio non vanno più nelle casse comunali ma la Regio Governo.
E’ un vero e proprio terremoto finanziario.
La Magistratura comunitativa si trovò in seria difficoltà anche nel pagare gli stipendi ai “Provisionati” cioè ai dipendenti pubblici comunali. Il Cancelliere così scrive nell’adunanza del febbraio 1816 “…considerando che la misura adottata dal Sig. Conte pregiudica al bene di questa comunità giacchè fa cessare nel momento il mezzo di pagare i Provisionati e di supplire alle spese indispensabili del giorno,per essere l’incasso delle Gabelle l’unica risorsa per supplirvi.Considerato finalmente che in queste circostanze non conviene al Consiglio Loro di opporsi alle misure prese dal Sig Cantini ma che d’altronde è indispensabile per i rilievi che sopra di sospendere tutti i Provisionati e le spese giornaliere sino alla decisione dell’Ill.mo Regio Governo.
Sentita dunque una Supplica distesa dal Corpo della Magistratura relativa all’infelice situazione in cui si trova questa Comunità e consigliato quanto segue.Deliberano con partito di voti favorevoli quattordici tutti favorevoli,primieramente commettono a me cancelliere di accompagnare all’Ill.mo Provveditore dell’Ufficio Fiumi e Fossi di Pisa la Supplica antedetta affinchè si degni di appoggiarla al regio Trono onde siano esaudite le istanze di questa popolazione; e successivamente sospendono i Medici,Chirurghi,Maestri di Scuola ed altri impiegati non meno che le spese così dette del Culto e tutt’altro a carico della loro Comunità da avere effetto dal primo del prossimo mese di marzo e da continuare fino a tanto che il Consiglio Loro non sarà in grado dietro le risoluzioni dell’Ill.mo Regio Governo di revocare questa disposizione che l’urgenza delle circostanze ha obbligato a prendere.Ma nonostante la precedente deliberazione volendo da quanto da loro dipendere possa provvedere al pubblico servizio commettono invitarsi tutti gli attuali impiegati a proseguire nell’esercizio delle loro rispettive funzioni,dichiarando che se la risoluzione antecedente dei Loro Voti,come se l’augurano dalla Sovrana Clemenza si riguarderà come non avvenuta la sospensione antedetta e saranno pagati i rispettivi appuntamenti a quegli Impiegati che continueranno a servire e faranno nella Cancelleria come avanti il primo marzo” ( Partiti dal 22 dicembre 1815 al 27 dicembre 1817.24 E(6).Carta 29,30.ASCP) )
Ed ecco la Supplica della Magistratura Comunitativa di Portoferraio alla “Sovrana Clemenza” .
Essa rappresenta documento interessante anche per la descrizione di avvenimenti accaduti all’Elba tra la fine del settecento e l’inizio dell’ottocento.
“Altezza Imperiale e Reale. I Componenti il Consiglio Generale della Comunità di Portoferraio umilissimi servi di V.A.S. e R. e sudditi,hanno l’onore di rispettosamente esporre che nel 1782 il Suo Augusto Genitore S.A. l’Imperatore Leopoldo,d’immortale memoria,dopo aver conosciuto personalmente la posizione politica dei Suoi Domini nell’isola d’Elba ,dopo aver preso in considerazione gli indispensabili bisogni di questa Comunità con suo regolamento volle esentargli da ogni imposizione e aggravio e volle di più concedergli una prima libertà di commercio ed infine concesse ai medesimi la proprietà dei vari stabili appartenenti allo Stato perché le rendite della Comune unitamente al prodotto precario delle Gabelle sopra l’introduzione dei Generi avessero una entrata sicura,onde provvedere non solo ai loro bisogni.ma all’abbellimento ancora della Città.Ed infatti le vedute del Sovrano ebbero il loro primo effetto,poiché con questi mezzi la Comunità di Portoferraio prevenne a stabilirsi un fondo di lire 60661 per un Forno Comunitativo,lire 11500 per il Monte Pio e numero 133 luoghi di Monte.Egli è importantissimo riflettere,che tratto della Sovrana Munificenza ebbe luogo in un tempo in cui il Re delle Due Sicilie Padrone della Piazza di Longone vi manteneva quasi 3000 Uomini di Guarnigione,700 Detenuti,un Battaglione Civico di 400 Uomini e che ogni mese oltre la quantità considerevole di viveri vi mandava la rispettabile somma di ducati 12000. In un tempo in cui il Principe di Piombino nella sua ristretta ed economica amministrazione manteneva nell’Isola quattro Governatori e che per quattro mesi costantemente i Ministri Componenti il Governo di Piombino soggiornavano nella Terra di Rio. In un tempo in cui infine cui l’esportazione dei vini unico prodotto di quest’isola non soffriva alcuna difficoltà,per cui introduce vasi il denaro dall’esetro in pochissimi anni l’agricoltura non solo si vide prosperare ma il Commercio ancora divenne tanto florido che l’interesse del Contante fu ridotto fino al tre per cento.
Fino al 1801 V.A.R. (Vostra Altezza Reale) si degnò conservare alla Comunità di Portoferraio l’istessi usi e privilegi.La sempre onorevole difesa che gli abitanti di questa Città sostennero nel 1801 contro le armi francesi avendo fatto perdere a questa Comune tutte le rendite del Forno Comunitativo; i 133 luoghi di Monte e per una circostanza troppo notoria i fondi del Monte Pio, fu per questo motivo che nel successivo Governo furono necessitati gli Abitanti a veder aumentare la tassa dei generi che si introducevano nella Città per provvedere al mantenimento dei Medici,Chirurghi,al mantenimento dei lumi,troppo importante in un Paese dove esiste una numerosa Guarnigione e per tutte le altre spese da tutti i Governi giudicate indispensabili.
Nell’atto che il Magistrato Comunitativo presa in considerazione la perdita di quelle risorse che esistevano nell’Isola fino al 1800 e dalle quali la città di Portoferraio ne traeva il maggior profitto,preso in considerazione l’attuale deprecabile stato degli Abitanti dell’Isola,attese le passate scarsissime raccolte del 1815,attesa la privazione di ogni genere di commercio.Nell’atto che per porgere un sollievo agli abitanti si pensava dal Magistrato a quella riduzione di Gabelle compatibile colle spese dalle necessità comandate,il sig Cantini con lettera del dì 10 corrente scritta a questo sig Cancelliere Comunitativo colla quale li partecipa il rispetto del Motu prprio del 18 scorso,col quale in sostanza si tolgono tutte quelle rendite provenienti dalla tassa dei Generi che si introducono,senza far conoscere quali risorse venghino destinate alla Comune per provvedere ai suoi immancabili bisogni. V.A.R. prendendo possesso dell’Isola d’Elba si degnò promettere agli abitanti della medesima protezione e prosperità,volle di più far conoscere agli abitanti della Città di Portoferraio il Paterno Suo gradimento per gli immensi sacrifici dai medesimi sofferti nella guerra del 1801,nella quale la loro fedeltà ottenne il suo pieno trionfo.
I sottoscritti pieni di fiducia nelle promesse di V.A.R. e nella certezza in cui sono che conosciuta la verità dei fatti che hanno avuto fin qui l’onore di esporre,osano domandare a V.A.R. la grazie che la Tassa ossia la Gabella dei Generi che si introducono nella Città di Portoferraio sia di nuovo rilasciata a totale benefizio della Loro Comunità oppure che V.A.R. si degni accordare mezzi per supplire alle spese per supplire nelle attuali critiche circostanze in cui ogni qualunque imposizione non potrebbe essere che una rendita illusoria atteso che gli Abitanti sono nell’impossibilità provata di salvare le Contribuzioni arretrate del passato governo,come potranno eglino concorrere a quel che la Comune di Portoferraio dovrebbe oggi stabilire? E’ questo il motivo per cui il Consiglio Generale con sua deliberazione ha deciso che tutte le spese siano provvisoriamente sospese fino a tanto che la presente Supplica che osano inviare a V.A.R. non abbia ottenuto quel risultato che Eglino osano sperare dall’innata bontà e munificenza di V.A.R.” ( Partiti dal 22 dicembre 1815 al 27 dicembre 1817.24 E(6).Carta 33,34.ASCP)
La decisione di sospendere tutti gli stipendi agli impiegati fu drammatica.
Gli impiegati inviarono anche loro una supplica ed infatti in una successiva adunanza del Magistrato Comunitativo il cancelliere scrive“…veduta la supplica umiliata al Regio Trono dai diversi impiegati al servizio di questa comunità per la conveniente informazione rimessa con lettera dall’ I.e R.Ufficio dei Fossi di Pisa del 20 maggio ultimo. Deliberano e rilevano sussistere del tutto l’esposto con dette preci e che intanto i supplicanti non sono stati soddisfatti dei loro mensili stipendi ,in quanto che sono mancati i fondi nonostante le benefiche disposizioni contenute nel Biglietto dell’Ill.ma e R. Segreteria di Firenze del 8 marzo p.p.(passato prossimo) e l’invito contenuto nella deliberazione del 21 dello stesso mese di marzo e il Sig.Direttore delle Regie Rendite di quest’Isola non si è prestato sussidiare la Cassa Comunitativa all’effetto che potessero sussidiarsi i suddetti impiegati,quali in conseguenza giustamente reclamano il pagamento delle rispettive loro Provisioni;convalidando quanto sopra con partito di voti favorevoli 5 , Contrari—“ (Partiti dal 22 dicembre 1815 al 27 dicembre 1817.24 E(6). Carta 58.ASCP)
Le suppliche ebbero un effetto positivo in ciò confermando che anche a Portoferraio il restaurato governo granducale,tra tutti i governi della restaurazione post-napoleonica, fu esempio di mitezza , buon senso ,in sostanza, di buon governo.
Infatti,Sua Altezza Reale(S.A.R.) emanò “Benefiche disposizioni a riguardo degli abitanti dell’isola” che sono così riportate nell’adunanza del 25 giugno 1816 della Magistratura Comunitativa di Portoferraio “…partecipata la Ministeriale la Ministeriale dell’Ill.mo Sig. Provveditore dell’Uffizio dei Fossi di Pisa del 21 giugno cadente,con la quale si rileva che S.A.R. mentre per un riguardo speciale alle circostanze degli abitanti dell’isola d’Elba si è degnata dispensarli per ora dal pagare a favore del R.Erario alcuna Tassa Prediale che in Terraferma si conosce sotto il nome di Tassa di Redenzione,volendo facilitare alla Comunità medesima i mezzi onde supplire alle loro spese comunicative.In primo luogo riforma il bilancio di Previsione ed in quanto a quello di questa Comunità riducendo l’uscita del corrente anno 1816 delle lire 55376.3.9 a lire 25488.6.8,ne risulta la mancanza di sole lire 12435.2.3.In secondo luogo viene dispensata la loro Comunità dal rimborsare la Cassa dell’Ufficio Principale delle Regie Rendite dalle lire 2859.6 percetta dalla Gabella delle Porte fino al 16 gennaio scorso.In terzo luogo si accorda che il debito delle lire 3648.6.8 con il Commissariato di Guerra per il mantenimento dei Malati Civili nello Spedale Militare dal 6 febbraio a tutto dicembre 1815 si paghi in tre rate ad anno principiando dal 1817.
In quarto luogo si rilasciano a benefizio di tutta la Comunità dell’Isola gli arretrati della Tassa Fondiaria dovuta per l’anno 1815.In quinto luogo si stabilisce che a vantaggio della stessa Comunità venga imposta una Tassa di un Paolo per barile di vino che si estragga dall’Isola ed una Lira per ciascun barile di vino forestiero che si introduca nell’Isola medesima.Rilevandosi infine che fra i sopra indicati mezzi non bastassero a far fronte alle Spese Comunitative risultanti dal riformato Bilancio di Previsione ,le Magistrature sono autorizzate ad imporre in sussidio e a favore delle rispettive Comunità una discreta Tassa ossia Imposizione sopra i fondi Esteri ed Elbani secondo la rispettiva Mappa estimale …” (Partiti dal 22 dicembre 1815 al 27 dicembre 1817. 24 E(6). Carta 67,68.ASCP)
“La Sovrana Clemenza” si manifesta con una atto amministrativo che rende sollievo alla finanza locale di Portoferraio venendo così incontro alle suppliche dei sudditi.Un atto amministrativo non solo di clemenza ma anche ,come sopra detto,di buon governo perché tiene conto delle particolari condizioni disagiate della popolazione legate alla insularità.


Marcello Camici

ASCP. Archivio Storico Comune Portoferraio

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