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Le ricette in rima di Alvaro Claudi

Scritto da  Alvaro Claudi Venerdì, 29 Marzo 2013 23:35

Alvaro Claudi mugellelbano non ha certo bisogno di presentazioni valente chef  com'è, ed etnografo specializzato nello studio delle tradizioni gastronomiche popolari. Siamo onorati di ospitare una anticipazione della nuova opera (30 ricette isolane in rima) che Alvaro regala ai lettori di Elbareport,  augurandoci ed augurando loro Buona Pasqua, con una ricetta che più elbana e pasquale non si può: la notissima "sportella" ed il  curioso e meno famoso "cerimito" o "il maschio della sportella" come ci spiegò anni fa una antica riese.   

Alvaro Claudi mugellelbano non ha certo bisogno di presentazioni valente chef  com'è, ed etnografo specializzato nello studio delle tradizioni gastronomiche popolari. 

Ma Alvaro è in procinto di fornirci un'altra delle sue perle, questa volta avventurandosi in rima tra fornelli e ingredienti, e ne dobbiamo dare conto.

Siamo onorati di ospitare una anticipazione della nuova opera (30 ricette isolane in rima) che Alvaro regala ai lettori di Elbareport,  augurandoci ed augurando loro Buona Pasqua, con una ricetta che più elbana e pasquale non si può: la notissima "sportella" ed il  curioso e meno famoso "cerimito" o "il maschio della sportella" come ci spiegò anni fa una antica riese.   

UNA FESTA TRA SACRO E PROFANO

A chi mi legge chiedo l’attenzione

a quel che adesso sto per raccontare

perché l’intento mio é di tramandare

una storia della nostra tradizione.

Mi riferisco ad un antico rito

legato alla “sportella” e al “cerimito”

Spero che niun di voi resti pentito

dopo che avrà sentito il rituale

che durante il periodo pasquale

si faceva nel territorio avito.

Il comprensorio interessato è quello

che si chiamava un tempo Rio Castello.

I soggetti rappresentano il modello

di ambedue i sessi i genitali,

che han funzione di essere augurali

propiziando un’avvenire sano e bello.

Queste credenze di origine pagana

son rimaste attive in epoca cristiana.

Nel periodo della Santa Settimana,

la Domenica alle Palme dedicata

per dichiararsi alla ragazza amata,

i giovanotti facevan la mattana

con un gesto che all’epoca era ardito:

recapitarle a casa un “cerimito”.

Questo è un pane speciale un po’ arricchito

con uova, noci e arancia grattugiata,

anice in semi e pasta lievitata,

con olio, sale e pepe insaporito.

Prima di cominciarlo a modellare

va lasciato per due ore a lievitare.

Dei lunghi bastoni bisogna realizzare

di circa mezzo metro di lunghezza

e tre centimetri il diametro in larghezza

che si debbono con la farina spolverare.

Una sorta di cappio va formato

che rappresenti un fallo stilizzato.

Appena che il dolce è stato modellato

con attenzione e la dovuta cura

si può procedere veloci alla cottura

dopo averlo con dell’uovo spennellato.

La temperatura del forno è confermata

quella che per i dolci è sempre stata usata.

Dopo che abbiam la ricetta ricordata,

riprendiamo da dove abbiam sospeso,

ossia dal giovanotto che ha trasceso

con tale dono alla ragazza amata.

Aspettando il risultato alla proposta

il suo cuore batte forte e senza sosta.

Per avere un verdetto di risposta

il pretendente una settimana aspetta

fino al giorno cosiddetto di "pasquetta"

quando i riesi, del piano e mezzacosta,

fanno la scampagnata sopra il prato

dell’eremo a Santa Caterina intitolato.

È questo il luogo da sempre deputato

feste paesane e scampagnate,

dove oltre ai canti ai balli e alle risate,

si combinava qualche negoziato.

Promesse di fidanzamenti e matrimoni

fatte di fronte a molti testimoni.

Si scambiavano favori, auguri e doni

piccole cose, non certo di valore,

tanto per dimostrare affetto e amore

dando risposta alle varie aspirazioni.

Una risposta con positivo risultato

come si attende il nostro innamorato.

Se il giovanotto veniva avvicinato

dalla ragazza in preda all’emozione

accompagnata da un gruppo di persone

e reca in mano un paniere infiocchettato

con un dolce rassomigliante una ciambella

poteva dar per vincente la novella.

Ora che abbiamo raccontato la storiella

parliamo anche del dono ricevuto

l’unico ancora oggi conosciuto

col suo nome primitivo di “sportella”.

Rispetto all’altro dolce "mentovato"

non è diverso il procedimento usato.

La differenza consiste nel formato

che alla fine bisogna realizzare

se si vuole che stia a rappresentare

un sesso femminile figurato.

Basta che all’impasto già in questione

venga fatta la giusta variazione.

Si riprende la ricetta dal “bastone”

rispettandone egualmente le misure

s’incrocian le estremità delle bordure

unendole con un poco di pressione.

Alla fine si avrà come risultato

un ferro di cavallo accavallato.

Dopo averlo con l’uovo lucidato

va cosparso per bene sulla vetta

con granella di zucchero o codetta

così diventa bello colorato.

Ora che è completato e tutto adorno

il dolce è pronto per esser cotto in forno.

Detto questo, si ritorna al giorno

a dove abbiam lasciato la storiella

quando vien consegnata la sportella

come risposta positiva di ritorno.

In questo caso tutto è ben finito

ma non sempre il risultato è garantito.

Per un corteggiamento non gradito,

avvertito il pretendente varie volte

le cose diversamente son risolte

e diverso il risultato conseguito:

al posto della sportella son donate

una bella “fraccata” di legnate!

Alvaro Claudi

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