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RADIC(I)ALI 14 - Fare il lavoro della civetta

Scritto da  Nunzio Marotti Domenica, 28 Febbraio 2021 01:21

 

Il racconto della Trasfigurazione di Gesù nel vangelo di Marco sostituisce i racconti della risurrezione. L'episodio, ricco di significati, indica un orizzonte di speranza e gioia. La bellezza della situazione spinge Pietro a chiedere di fermare questo momento di gloria (“piantare le tende”). Ma c'è una strada da percorrere per giungere alla pienezza (agli entusiasti discepoli Gesù ordina di tacere).

E' esperienza comune. Ogni uomo vorrebbe stare lontano dal mondo degli affanni, dei compromessi, dei conflitti, delle speranze deluse e dei progetti abortiti. Stare in un mondo ideale-mentale in cui tutte queste cose non hanno posto; cullarsi in esso immaginando che qualcuno, prima o poi, renderà reale il proprio sogno. Questo qualcuno a volte è chiamato “dio”. E' proprio l'immagine di Dio che Gesù intende liberare. Oltre ogni Dio tappabuchi, magico risolutore delle aspettative dell'uomo, Cristo annuncia la passione divina, il dramma di Dio che si consegna in mani umane. Eppure, in questo sta la gloria: ecco il trasfigurarsi davanti a loro, accompagnato dalla voce-conferma dalla nube : “Questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo!”. E' il capovolgimento delle proiezioni umane e della menzogna del serpente che presenta Dio come il concorrente dell'uomo. Il cristiano è chiamato ad ascoltare e seguire Cristo, l'Uomo-Dio, sulla strada della povertà, del servizio e dell'umiltà, cioè della fraternità. Camminare fidandosi fino in fondo, come Abramo che lasciò la sua terra seguendo la promessa. E' nel quotidiano, a volte terribile, che si realizza questa storia di amicizia con Dio che nulla toglie alla responsabilità dell'uomo. Quest'ultimo vive il presente sapendo che Dio opera alla sua maniera e che la forza della risurrezione orienta tutto verso il compimento positivo, nonostante l'apparente sconfitta del bene. Proprio come la croce, apparente sconfitta di Dio e dell'uomo.
Perciò, anche abitando il buio sa vedere oltre il buio. Come la civetta. Un oltre che è anche un dentro le persone stesse, in te, in me.
Allora, la trasfigurazione riguarda tutti e ognuno, è il dinamismo della coscienza che cresce e matura attraverso la vita-morte-vita. E riguarda tutto il creato, in cui nulla è disprezzabile, e la cui sofferenza grida insieme a quella dei poveri. C'è un pianeta malato, e l'“Ascoltatelo!” esorta a non lasciarlo morire, a prendersene cura, perché tutto è intimamente legato. Il credente crede nella finale riconciliazione cosmica, sa che la trasfigurazione è un anticipo che lo chiama all'impegno. Il dono del credente all'umanità sta proprio nell'essere segno di speranza.

(28 febbraio 2021 – seconda domenica di Quaresima )


PS - “Osservando il mondo notiamo che questo livello di intervento umano, spesso al servizio della finanza e del consumismo, in realtà fa sì che la terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella” (papa Francesco).


Nunzio Marotti
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