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RADIC(I)ALI 15 - Rinnovamento del tempio (religioso o laico)

Scritto da  Nunzio Marotti Domenica, 07 Marzo 2021 00:50

 

Gesù scaccia i mercanti dal tempio. Qual è il significato del tempio? E quali altri elementi possiamo considerare del brano del vangelo di oggi per dire qualche parola sul presente?
Nella religione ebraica, e non solo, il tempio costituisce il centro: è edificio riconoscibile e frequentabile, ma anche l'insieme del sistema culturale che si sviluppa a partire dall'esperienza religiosa fondante. Sociologicamente, in tale sistema si costituiscono dei ruoli, con “funzionari” che devono soprattutto custodire e salvaguardare il messaggio su cui si fonda. Queste istituzioni realizzano forme e strutture affinché il messaggio possa essere attualizzato e continuare a portare frutti di umanizzazione.
Talvolta prevale l'autoconservazione e viene ostacolato qualunque tentativo di riforma, di aggiornamento. E' contro questo complesso di potere e oppressione che Gesù si scaglia, con un flagello (frusta) simile a quello che lo colpirà quando sarà nelle mani di coloro che lo giudicano e condannano.
Questo gesto profetico del Cristo scardina una falsa idea di Dio e mette in discussione comportamenti e strutture che si servono di Dio per asservire l'uomo.
Il tempio è sempre stato il centro delle aggregazioni umane. Nel nostro tempo, la centralità spetta al denaro (santuari di scambio e finanziari, con i propri chierici: dow jones, nasdaq, nikkei, ftse mib...). E tutto il resto è progressiva periferia, con il contorno di uomini e donne scartate. Ancora oggi Cristo continua a scagliarsi contro ogni realtà che contraddice il primato dell'uomo, di ogni uomo e di tutto l'uomo. Papa Francesco parla di modello tecnocratico, fondato sull'idea di possesso e di dominio, che genera e si alimenta di violenza. E indica l'alternativa: l'ecologia integrale (nella Laudato Si') e la fraternità (in Fratelli tutti), nelle dimensioni personali e sociali.
Questo è il tempo di svegliarsi dal sonno che fa aggrappare strenuamente alle forme mentali e sociali, religiose e laiche, che impediscono l'espressione della parte migliore di ciascuno e della società (quanta forza profetica e pratica umanizzante in movimenti locali e mondiali, nelle organizzazioni del terzo settore, nelle esperienze di gratuità...). L'attuale emergenza planetaria, con il senso di precarietà e l'incertezza sul futuro, può rappresentare l'occasione per rompere la crosta, lasciando emergere – a modo di parto – ciò che è stato posto ai margini: le donne, i giovani, i vecchi e nuovi emarginati-poveri. Il vero coraggio sta nel non temere di abbandonare l'attaccamento ai propri schemi mentali, alle (credute) sicurezze e certezze. E' un risveglio della coscienza. Dalle macerie della globalizzazione escludente, della mercificazione dell'esistenza, della distruzione dell'ambiente, della solitudine individualistica e dei suprematismi, può riemergere quell'ansia di giustizia e di libertà, questa volta amalgamate dalla fraternità, la sorella minore ma non per importanza. Utopia? No, perché è in linea con l'autenticamente umano e perché già presente in esperienze innovative.
Nei decenni scorsi, si è assistito alla sofferenza di coloro che sono stati travolti dal crollo delle speranze otto-novecentesche. Alcuni si sono persi, altri l'hanno attraversata dando vita a nuove forme di concretizzazione degli ideali di giustizia. Ancora una volta, ciascuno è interpellato per decidere la direzione da intraprendere. Con responsabilità intragenerazionale e intergenerazionale.
Così il tempio viene rispettato. Quel tempio che è la persona di Gesù (in cui, per i cristiani, abita corporalmente la pienezza della divinità), come anche ogni persona e il creato stesso. E allora, rispettare il tempio è mettersi dalla parte delle vittime, dando voce, proteggendo e promuovendo la dignità umana.

(7 marzo 2021 – terza domenica di Quaresima)

 

Nunzio Marotti
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