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RADIC(I)ALI 23 - Umano contro violenza

Scritto da  Nunzio Marotti Domenica, 02 Maggio 2021 01:04

 

La violenza ci interroga. Ci sentiamo sopraffatti. E' in ogni angolo dell'esistenza. L'uomo sull'uomo, l'uomo contro l'uomo: sembra che l'unica possibilità che abbiamo sia di difendersi con la stessa violenza. Creiamo sistemi di pensiero e di propaganda per giustificarne l'uso. Ed è ancora il tempo dell'occhio per occhio (Così l'umanità diventa cieca, diceva Gandhi), anzi ancora prima, tempo della vendetta senza limiti (Sei ancora quello della pietra e della fionda,/ uomo del mio tempo, cantava Quasimodo)
Ma dove è la radice della violenza? O, meglio, cosa si è smarrito per cui la violenza appare (spesso) come l'unica scelta?
Il vangelo di oggi parla di vigna, usando un'immagine in uso nel Primo Testamento: Cristo paragona sé alla vite e gli esseri umani ai tralci. I tralci producono frutto se restano (col)legati alla vite, altrimenti muoiono. Il verbo che l'evangelista ripete è “rimanere”: rimanere in Cristo. E' possibile fruttificare solo se questo legame resta saldo ed è curato. E c'è un ulteriore elemento, la reciprocità: rimanete in me e io in voi, dice Gesù. Perché l'uomo possa partecipare alla vita divina, Dio stesso si incarna-umanizza nella vita di ognuno. La vicenda di Gesù racconta di un mettersi nelle mani degli uomini, fino a subire la violenza e l'uccisione, che però non costituiscono l'ultima parola. Un concedersi che continua, che cerca la collaborazione dell'uomo nell'opera di compimento del suo progetto di fraternità universale.
Ecco: se manca la consapevolezza di essere tralci (senza amore, senza Cristo, Quasimodo), accomunati e alimentati dall'appartenenza alla medesima origine, le relazioni umane rischiano di essere contrapposizione, non riconoscimento dell'alterità, competizione fino alla violenza.
Siamo uniti a tutto e a tutti, siamo sulla stessa barca, interdipendenti: è il messaggio che papa Francesco ripete e che è al centro delle due straordinarie e, diciamolo, rivoluzionarie lettere “Laudato si'” e “Fratelli tutti”. In quest'ultima parla di amicizia sociale come l'esatto opposto della divisione, della separazione, delle barriere e dei muri. L'Appartenenza alla vite-Dio/Amore viene prima di tutte le altre appartenenze. Queste ultime, cioè, per essere umane e umanizzanti non possono essere in contrasto con la logica dell'apertura e dell'inclusione, a favore di particolarismi, chiusure e settarismi.
Oggi è necessario coltivare lo sguardo “largo” e “profondo”, che nasce dall'interiorità (“cuore”) che cerca l'essenziale spogliandosi via via di ciò che è superfluo e inautentico. Un cammino che, mentre provoca ferite come la potatura, apre alla fruttificazione evangelica, cioè la vita filiale e fraterna.
Un terreno di incontro con quanti, diversamente credenti, credono nella solidarietà umana, che è l'essere parte dell'umanità, non massa ma popolo, mosaico di diversità ma tutti in cammino e impegnati a essere uomini e a umanizzare.

(2 maggio 2021 – quinta domenica di Pasqua)

 

Nunzio Marotti

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