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RADIC(I)ALI 44 - Perché non sia una vita infernale

Scritto da  Nunzio Marotti Domenica, 26 Settembre 2021 01:55

 

Nel vangelo di oggi si parla di bicchieri di acqua e di scandalo. “Chi non è contro di noi è per noi”, dice Gesù ai discepoli che temono che qualcuno possa fare ciò che ritengono sia loro esclusiva prerogativa. Chiunque nei diversi ambiti combatte il male (disumanità) e promuove la vita (umanità), fa la volontà del Dio della vita. Gesù non esclude nessuno, perché obbedisce al Padre misericordioso ed è solidale con i suoi fratelli. Non è un caso che papa Francesco chiami “Fratelli tutti” la sua ultima lettera (enciclica) sociale. E rilancia espressioni quali “tutto è connesso” e “siamo tutti sulla stessa barca”. Lo fa nel momento in cui è in gioco il futuro della nostra casa comune, il pianeta e i suoi abitanti, e indica nel cambiamento di rotta l'unica possibilità di sopravvivenza. Visioni catastrofiche? Non sembra, stando all'ultimo rapporto del gruppo di scienziati (Ipcc) delle Nazioni Unite. Ulteriormente confermate dal segretario dell'Onu (Guterres) e dall'Organizzazione mondiale della sanità che hanno parlato di umanità “sull'orlo dell'abisso” (per i cambiamenti climatici) e di “apartheid vaccinale” (per l'esclusione della quasi totalità dei Paesi poveri dall'immunizzazione). E' per questo che Francesco insiste sulla conversione ecologica e fraterna come unica via di speranza. Un messaggio che è rivolto a tutti. Senza esclusioni, appunto.
L'interconnessione degli esseri umani (e degli altri esseri del creato) è messa in discussione da chi ragiona in termini di “nostri e loro”. Queste separazioni e questa tendenza esclusivista rappresentano motivo di scandalo per i piccoli di cui parla Cristo. I piccoli del vangelo sono coloro che, riconoscendo umilmente la propria grandezza di creatura e quella degli altri, non si lasciano condizionare dalle logiche di separazione che innalzano barriere. I piccoli riconoscono la dignità di ogni essere e si pongono in atteggiamento di rispetto e di condivisione, perché pensano che siamo tutti sulla stessa barca e abbiamo bisogno gli uni degli altri (anche solo per un bicchiere d'acqua).
All'opposto è una vita di apparenza, realizzata secondo la mondanità, ma povera di sostanza, dove trionfano l'ego deteriore e le maschere, e dove padroni sono l'ansia di competere, la bramosia del possedere, la superficialità e liquidità delle relazioni, la paura del presente e del futuro. E' una vita “d'inferno”, qui sulla terra, per sé e per chi sta vicino. E' un fallimento della propria umanità, che è veramente tale se umanizza anche gli altri. Nel vangelo si parla di Geènna, che era il grande immondezzaio di Gerusalemme, dove il fuoco ardeva perennemente, e che in passato fu luogo dedicato al dio Moloch che richiedeva sacrifici umani, soprattutto di bambini. Che nessuno faccia esperienza di Geènna nella propria vita. Che ognuno, insieme agli altri, riscopra la fiducia che apre all'altro e l'armonia con il creato. Che ognuno possa essere artigiano di pace e speranza in questo mondo.

(26 settembre 2021 – domenica 26 ordinario)

 

Nunzio Marotti
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