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RADIC(I)ALI 58 - La festa dell'incontro e dell'unione

Scritto da  Nunzio Marotti Sabato, 01 Gennaio 2022 18:53

Nella prima domenica di questo nuovo anno, viene presentato l'inizio del vangelo di Giovanni. Protagonista è il Verbo, la Parola, Dio; si parla di “principio”, creazione, incarnazione; e ancora: vita, luce, accoglienza, generazione, testimonianza... Un testo ricchissimo di cui, in queste poche righe, possiamo riprendere qualche elemento.
E' la festa dell'incontro fra Dio e la creazione, lo spirito e la materia, l'eterno e il tempo, la grandezza e la piccolezza, la potenza e la fragilità. E' una compenetrazione radicale che, nella distinzione, esprime unione, com-unione. Tutto è pieno di energia vitale. L'uomo che accoglie questa realtà viene trasformato e diventa figlio di Dio: sente di essere parte del tutto, il creato, l'umanità. La sua esistenza è segnata da questa comune appartenenza e dall'unificazione in sé di corpo, anima e spirito. Gli elementi di frammentazione, separazione e contrapposizione vengono progressivamente bruciati dal fuoco dell'amore, attraverso un cammino di distacco dall'egocentrismo e dall'egoismo. La dittatura dell'Io è superata dal Noi: l'altro è parte di me e io parte dell'altro.
A Rumi, poeta e mistico sufi, è attribuita la seguente storiella: “Uno si recò alla porta dell’amata e bussò. Una voce chiese: «Chi è là! ». Egli rispose: «Sono Io». La voce disse: «Non c’è posto per Me e per Te». La porta restò chiusa. Dopo un anno di solitudine e privazioni egli ritornò e bussò. Una voce da dentro chiese: «Chi è là!». L’uomo disse: «Sei Tu». La porta si aprì per lui”.
La realtà vera è che ci apparteniamo, ma molto spesso viviamo in modo opposto. In ogni altra persona, in ogni realtà dell'universo c'è la stessa scintilla di luce che è in me, la stessa energia vitale che mi anima. Si comprendono, allora, le tradizioni spirituali che richiamano a questa consapevolezza: il “conosci te stesso” è fondamentale per superare la banalità esistenziale e il vuoto interiore. E' un cammino che umilmente fa dire: “abbiamo contemplato la sua gloria”; contemplata dentro di me, come nell'altro e in ogni realtà di questo universo. La gloria divina, secondo gli evangelisti, passa dall'umiltà di una mangiatoia. La piccolezza e la povertà della gloria divina indicano che tutti sono inclusi, anche chi è emarginato e rifiutato da quanti si lasciano dominare dal proprio Io, da chi separa e attribuisce meriti e demeriti secondo i propri criteri (e mettendo se stesso in cima alla piramide). Dio (il Fondamento, la Realtà Suprema, l'Assoluto) è la realtà più profonda del nostro essere. Accoglierlo vuol dire riconoscere questa realtà e vivere nella consapevolezza e nella fraternità, universale e concreta al tempo stesso. L'alternativa è principio di separazione, dentro di sé e, di conseguenza, nelle relazioni.

(2 gennaio 2022 – 2 domenica dopo Natale)

Nunzio Marotti
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Ultima modifica il Domenica, 02 Gennaio 2022 10:59