Stampa questa pagina

RADIC(I)ALI 77 - Le lacrime nascondono le stelle

Scritto da  Nunzio Marotti Domenica, 15 Maggio 2022 02:34

Nel vangelo di oggi, è usato il verbo “glorificare”.
Quando Dio è glorificato nell'uomo?
Quando l'uomo diventa ciò che è, espandendo le proprie potenzialità, realizzando in maniera personalissima l'immagine di Dio che è. Si tratta di vera e propria trasformazione (fino a raggiungere la statura di Cristo, uomo perfetto). La religione, ogni religione autentica, favorisce questa trasformazione progressiva. Fuori da questo dinamismo ci sono forme distorte, e talvolta disumane, di religione e religiosità.
In ogni essere umano è posto il seme divino, e la vita è l'ambito spaziotemporale in cui far crescere questo seme fino a portare frutti. Senza la consapevolezza di questa Presenza interiore, anche la religiosità si trascina priva di quella vitalità (e gioia) che è propria, invece, di chi si apre allo Spirito. Attraverso la quiete, il silenzio e l'ascolto si apprende la consapevolezza. In questa apertura in profondità (che è anche altezza) si sviluppa l'apertura in larghezza e lunghezza: ci si scopre uniti a tutto il creato, appartenenti non solo a se stessi ma all'intera famiglia umana, in una comunione universale e umano-divina.
Per questo, Gesù aggiunge: “Come io amai voi anche voi amatevi gli uni gli altri”. La vita è relazione. La trasformazione personale abilita a vivere le relazioni nel quadro della comunione-legame-fraternità universali. Le separazioni (confini, muri, barriere, categorizzazioni...) costruite da noi uomini restano in secondo piano, subordinati alla primaria esigenza dell'amore. “Tutti noi credenti dobbiamo riconoscere questo: al primo posto c'è l'amore, ciò che mai dev'essere messo a rischio è l'amore, il pericolo più grande è non amare” (papa Francesco, “Fratelli tutti” n.92). E, con Tommaso d'Aquino, aggiunge che l'esperienza d'amare è “un movimento che pone l'attenzione sull'altro considerandolo come un'unica cosa con se stesso” (n.93).
Ancor più che in passato, gli eventi del nostro tempo pongono con forza la verità dell'interdipendenza, della connessione universale, sia nel presente che con il passato e il futuro. Concetti come quello di sostenibilità non sono un giocattolo o un distintivo di qualche fanatico (persona o soggetto collettivo): sono la traduzione di questo legame e l'appello urgente a fare scelte che non pregiudichino, oggi e domani, l'esistenza di porzioni di umanità e di natura. Addirittura con il rischio di distruzione planetaria per il potenziale atomico-militare di cui si dispone attualmente.
Chi percorre il cammino della traformazione-rinascita deve annunciare che è possibile – e necessario - un mondo altro, un modo di vivere più umano e rispettoso della vita dell'intero creato, più libero e gioioso. Un annuncio che si basa sulla propria testimonianza, sempre imperfetta, in cui brillano piccoli segni di cieli nuovi e terra nuova.
In ogni persona abita il desiderio di vita bella e buona. E allora, nei momenti più difficili, possono essere utili le parole del poeta e mistico bengalese Tagore: “Non piangere quando tramonta il sole, le lacrime ti impedirebbero di vedere le stelle”.

(15 maggio 2022 – 5 Domenica di Pasqua)

 

Nunzio Marotti
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Vota questo articolo
(8 Voti)
Ultima modifica il Domenica, 15 Maggio 2022 10:00