Secondo contributo per approfondire la realtà ambientale ed esistenziale di Pomonte. Ogni angolo dell'isola ha la sua storia. Questa volta è offerto ad Elbareport da Liana Peria, conosciuta indigena del borgo, già docente della scuola primaria locale. Adesso molto attiva nel volontariato.
POMONTE TRA IL MARE E IL MONTE
Quando oggi si arriva a Pomonte, fatta la curva del Quartiere, dopo aver percorso 12 km dell'anello occidentale, partendo da Marina di Campo, il villaggio appare tutto intero di fronte a noi, ai piedi del monte San Bartolomeo e lo sguardo si apre alla valle più profonda dell'isola che culmina con il monte Capanne.
Pomonte, con le sue scogliere di granito e le sue spiagge di ghiaia è sempre illuminate fino all'ultimo raggio di sole. Guarda alla sorella Corsica e si sviluppa prevalentemente sul lato destro orografico del fosso Barione che divide il paese in due parti: una più grande appartenente al comune di Marciana e l'altra al comune di Campo nell'Elba.
Una posizione senz'altro straordinaria che però nel passato ha significato “un quasi completo isolamento” per le famiglie che vi vivevano.

VINTO L'ISOLAMENTO CON UNA STRADA DOPO IL 1950
La strada che adesso congiunge Pomonte a Marina di Campo verso sud e a Marciana Alta a nord, non esisteva.
Fino a tutti gli anni Cinquanta del secolo scorso le persone dovevano percorrere a piedi o a dorso di somaro o cavallo, le mulattiere che risalendo la valle portavano a Marciana o a San Piero.
Altri tempi, fatti essenzialmente di lavoro (tutto manuale) nella vigna, di tenacia, di grande fatica per strappare al territorio in cui ci si era trovati a vivere il necessario per la sopravvivenza delle proprie famiglie, allora davvero numerose.
Questa determinazione ha forgiato il carattere di una comunità che non si è mai tirata indietro di fronte alle difficoltà e che ha saputo riunirsi e condividere l'onere di progetti comuni.

DA SEMPRE PROGETTI SOLIDALI TRA I POMONTINCHI
Un esempio è l'edificazione della chiesa avvenuta nel 1913. In una notte, appena ricevuto il consenso del proprietario del terreno, i paesani, uomini e donne, sradicarono le viti che c'erano in quel luogo per partire immediatamente con le fondamenta dell'edificio sacro che oggi domina la piazzetta del paese.
Altro esempio è senz'altro la costruzione della strada interpoderale iniziata nel 1956 approfittando della grande nevicata che nel febbraio aveva costretto ad una pausa forzata i contadini di Pomonte. Suggerita dal dottor Pertici, come sentiero costiero da aprire per poter raggiungere Fetovaia e di lì Marina di Campo in moto, e diventò in breve una scommessa per poterci far passare addirittura una macchina. Si trattava di superare le difficoltà logistiche dovute alla morfologia del territorio roccioso e scosceso che imponeva notevoli ritardi anche nei lavori per il completamento della strada vera e propria che fu compiuto solo grazie alla Cassa per il Mezzogiorno, in cui si volle inserire anche l”Elba.
POMONTINCHI FORTI COME IL GRANITO
Insomma un popolo fiero, forgiato nel carattere dagli ostacoli imposti dal territorio, un popolo fatto di contadini dediti al duro lavoro nella vigna, posta nei luoghi più impervi che richiedeva
il contributo di tutti i componenti della famiglia o di scalpellini impegnati a ricavare manufatti dalle cave di granito.
I pomontinchi di oggi (dal latino incola, incolae cioè abitanti di Pomonte) hanno conservato nel loro Dna questo spirito di collaborazione quando si tratta di dare vita, non senza difficoltà, ad esperienze utili alla crescita della comunità.
Ne sono esempi tangibili, innanzitutto, la Misericordia di Pomonte e Chiessi che quest'anno compie 40 anni e che con la sua opera instancabile di volontariato è una realtà ormai imprescindibile per le varie opere di soccorso in tutta l'area occidentale e anche oltre, aperta com'è a condividere esperienze di dedizione professionale e umana collaborando strettamente anche con volontari provenienti da altre province toscane che, specie in estate, si uniscono ai nostri.
IL CALELLO ASSOCIAZIONE MOTORE DI PROGRESSO E ACCOGLIENZA
C'è poi il Comitato Festeggiamenti il Calello che con le sue numerose attività non solo anima le serate estive con sagre e musica, che richiamano numerosissime persone sugli scogli del Calello, pronti a godersi i cibi genuini e i nostri ineguagliabili tramonti, proprio dove un tempo c'era un attracco per caricare sui leudi genovesi, il vino prodotto nella valle e il granito estratto
nelle cave.
Il Comitato si dedica anche alla cura dei numerosi sentieri che si snodano nella valle e si raccordano al percorso della Gte Storica, che dal paese dell'est di Cavo, giunge proprio a Pomonte in faccia al sole del tramonto. E i gruppi di escursionisti, finalmente arrivati qua, possono andare a rinfrescarsi alla fonte che sgorga ai piedi del monte Schiappone.

E C'E' UNO STORICO VOLONTARIATO RELIGIOSO
Non bisogna poi dimenticare il piccolissimo gruppo delle Consorelle di Santa Lucia creato verso la fine degli anni Trenta del 1900 da don Luigi Rossi che sposò la chiesa fondando anche la parrocchia, che ancora si regge intorno all'idea di prendersi cura dei momenti religiosi per mantenere vive le tradizioni e i valori in cui i nostri nonni si riconoscevano e che tanto hanno significato nella loro vita quotidiana.
Il senso, forse più intimo, che ha caratterizzato la piccola comunità di Pomonte si rintraccia, perfettamente sintetizzato, nelle parole della laude religiosa dedicata alla nostra patrona scritta e musicata proprio da don Luigi Rossi nel 1939:
“Veglia su di noi che trepidi
viviam tra il mare e il monte
Santa Lucia nei secoli
proteggi il tuo Pomonte”.
LA SCUOLA LOCALE CHE FORMAVA CON AMORE I BIMBI
Pomonte che, addirittura fino al 2000 aveva, nella sua piccola scuola elementare, un centro vivace e vitale capace di riunire attorno alle attività didattiche tutta la gente del luogo. Tutti accorrevano per le recite in vernacolo pomontinco o per le varie mostre finalizzate alla conoscenza e al rispetto ambientale del territorio. Adesso vive di quel calo demografico che coinvolge l'intera Italia, ma non mancano iniziative che possano aprire alle nostre bambine e ai nostri bambini scenari di crescita comune, sulla base delle radici che ci hanno accompagnato fin qui.
Liana Peria