Il conquistatore dell'Europa fu fermato dalla resistenza russa quando il 14 settembre 1812 arrivò a Mosca, la sua occupazione fu breve, le truppe francesi entrarono in una città abbandonata e quasi completamente distrutta da un incendio. Dopo solo cinque settimane, Napoleone fu costretto a ritirarsi e fu l'inizio della sua caduta.
Quello che intendo raccontare è dell'imperatore in esilio, prima di Waterloo, minimalista, intento con le faccende quotidiane, senza la grandezza dello stratega militare.
L'Elba ha ospitato Napoleone Bonaparte tra il maggio 1814 e il febbraio 1815. Fu un esilio breve ma intenso, che trasformò la piccola isola toscana in un laboratorio politico, militare e sociale in miniatura.
Napoleone si alzava presto ogni mattina per visitare cantieri, campi e miniere. Si fermava a parlare con contadini, pescatori e minatori raccogliendo informazioni di prima mano. La sua capacità di lavoro impressionava e intimidiva allo stesso tempo.
Mangiava in maniera sobria: pollo arrosto, pane e verdure era immancabile il caffè forte, il suo unico capriccio le caramelle di liquirizia che arrivavano dalla Francia.
Per ascoltare i commenti delle persone comuni, talvolta indossava abiti semplici e si mescolava tra la gente. In realtà tutti lo riconoscevano, ma fingevano di no, così facevano gli elbani.
Organizzò un ballo pubblico a Portoferraio, invitando sia notabili che gente comune. Ballo' danze popolari con pescatori, contadini, minatori e signore dell'alta società. Questo era Napoleone Bonaparte all'Elba, uno dei tanti, senza parrucca o travisamenti, schietto, sincero.
Dopo la sua partenza, gli elbani rimasero divisi tra chi manifestava nostalgia e chi sollievo.
Oggi, l'isola celebra quell'episodio come un capitolo unico della sua storia. Rievocazioni, ma non solo, che mantengono vivo tra gli elbani il ricordo del periodo in cui l'uomo che aveva conquistato l'Europa governava su un piccolo regno circondato dal mare.
Enzo Sossi