Si è svolto ieri sera a Portoferraio, sotto il cielo terso di questa rovente estate, un suggestivo spettacolo nel verde fresco spiazzo del Museo “Italo Bolano”. Sul grande schermo allestito per l’ occasione, sono state presentate opere d’arte figurativa del pittore e poeta Pietro Terzini, intervallate dalla declamazione di sue poesie affidate all’ormai noto e apprezzato gruppo delle Tisane, tutto al femminile e che una ad una, hanno magnificato le loro letture. A dare ulteriore intensità all’evento è stato il Maestro di musica, Renato Cipolla che ha accompagnato ‘ lo spettacolo con arrangiamenti e virtuosismi tematici, sottolineando con brani intonati i momenti più intensi, soprattutto durante la presentazione dei dipinti. A completare il quadro sono stati gli interventi e i commenti con applausi del pubblico che ha trovato risposta dai diretti protagonisti e con particolare risalto, dalla bella sonorità vocale della collaboratrice artistica Angela Papetti, capace di modulare le parole come materia viva. La presentazione di Trizzini si apre con un curriculum ricco di esperienze e attività, ma la vera verifica del suo valore non è nella biografia, bensì in ciò che ha saputo offrire durante l’incontro: le opere, le parole e l’impatto che ne è scaturito.
In versi sciolti
Nell’ascolto di una poesia, la distanza tra testo e declamazione è sottile ma decisiva. Il testo resta materia stabile: parole fissate sulla pagina, con immagini e significati intessuti dall’autore. La declamazione, invece, è atto vivo: con voce, ritmo, pause e gesti, l’interprete può far vibrare nuove sfumature, rivelare legami nascosti, illuminare passaggi che sulla carta resterebbero in ombra. Così, poesia scritta e poesia detta diventano due volti della stessa creatura: uno immobile e silenzioso, l’altro cangiante e sonoro, uniti dal desiderio di raggiungere chi ascolta. Nei suoi versi liberi, raccolti in 123 poesie, il rigore formale lascia spazio all’immediatezza emotiva: lampi di percezione, immagini essenziali, frasi sospese che talvolta alludono più a un appunto privato che a un componimento cesellato. La scelta delle Tisane è stata quella di sedurre con la forza estetica della voce, trasmettendo al pubblico la verità dell’attimo fuggente.
Il messaggio attraverso le immagini
L’esposizione è avvenuta non con opere fisicamente presenti, ma tramite proiezione su schermo. Nulla può sostituire la presenza reale di un quadro: la vibrazione della materia pittorica, la misura, la luce che si muove sulla superficie. La visione telematica, pur accurata, riduce e uniforma, alterando talvolta colori e texture. Eppure, il giudizio si è formato su ciò che è stato proposto: la sequenza di immagini, il dialogo instaurato con le poesie e con il pubblico. La mediazione tecnologica è divenuta parte integrante dell’esperienza.
La pittura di Terzini, così presentata, ha mostrato ritratti e primi piani di bambini di diverse etnie, accomunati dalla forza unificante dell’età evolutiva. Scene domestiche e familiari, con la presenza rassicurante dei nonni, si alternavano a immagini simboliche di contrapposizioni ideologiche temperate da gesti di amicizia. La pennellata diretta, priva di concessioni, sembrava voler fissare sulla tela un ricordo prima che svanisse, affidando il significato al messaggio sociale più che all’effetto estetico.
I contenuti poetici
Quanto alle poesie, molte si aprono con un preambolo di respiro quasi universale per poi restringersi a un vissuto personale, con conclusioni spesso amare, senza aperture. È un linguaggio che funziona come diario emotivo e che, pur limitando la coralità del messaggio, ha offerto al pubblico un’esperienza intensa, capace di superare la mera registrazione di un sentimento privato.
In sintesi, tra poesia e pittura, tra parola e colore, emerge un elemento comune: la nobiltà d’animo dell’artista, percepibile in ogni opera. Più che un semplice evento, la serata è stata un incontro in cui la parola si è fatta voce e la voce si è fatta immagine, lasciando traccia in chi vi ha preso parte.
Impressioni
E così, dopo un breve ristoro gastronomico, quando le luci si sono spente e il brusio dei convenuti si è dissolto nella notte lunare, è rimasto simbolicamente il silenzio denso di ciò che l’arte autentica sa lasciare: non solo immagini e parole, ma una sorta di impronta interiore, difficile da dimenticare. L’incontro con Pietro Terzini non è stato una semplice serata culturale: è stato un attraversamento, un varco aperto tra la dimensione privata del gruppo artistico dell’ autore e quella, più vasta, di chi ascolta e guarda. In quel varco, per qualche ora, il tempo ha ceduto il passo alla sostanza viva delle emozioni, e ognuno ha potuto portarne via un frammento, come un intimo segreto che continuerà a ricordare ben oltre l’estate.
Alberto Zei