Nei primi anni del settecento, Pietro Paolo Stella è servitore, come lui stesso si definisce in carta manoscritta di archivio, della Gran Principessa Violante di Baviera. (Foto di copertina)
Nel settecento, il termine "servitore" ha un significato ampio che comprende diverse figure e gradi di dipendenza, dall'ambito domestico a quello agricolo. In generale, si riferisce a persone che prestano servizio, a vario titolo, presso altri, spesso in cambio di vitto, alloggio e, in alcuni casi, anche di un salario.
E’ stato fatto relegare a Portoferraio per volere del marito della principessa Violante, Ferdinando, Gran Principe, figlio del granduca di Toscana Cosimo III dei Medici.
Il motivo è sconosciuto.
Nel settecento, la relegazione è pena comminata a chi commette qualche reato. Consiste nell'allontanamento coatto del colpevole da un determinato luogo per un periodo di tempo determinato o a tempo indeterminato. Non comporta la perdita della cittadinanza o dei beni come l’esilio esterno, fuori i confini dello stato. Rappresenta una forma di esilio limitato, un esilio interno ai confini dello stato, con l’obbligo di soggiorno scelto dall’autorità in luogo lontano dalla residenza del reo.
E’ allontanamento coatto.
Portoferraio, in quanto su un’isola, è luogo spesso scelto quale sede lontana coatta dove inviare per scontare la pena di relegazione.
Ciò accade sin dai tempi della fondazione con Cosimo I de’ medici.
La relegazione in Portoferraio è vicenda storica poco nota e poco studiata come quella dei forzati al lavoro nelle saline, alle fortezze o al remo della galera.
Vincenzo Coresi del Bruno nel suo manoscritto “Zibaldone di Memorie” del 1729 scrive che nel 1715 a Portoferraio ci sono “relegati che sono soldati” e ”relegati che non sono soldati”.
Pietro Paolo Stella, nei primi anni del settecento, dopo aver ricevuta tale pena, è trasferito a Portoferraio.
Durante la relegazione è entrato a far parte del presidio militare della città.
Nell’agosto del 1713, per aver tirato due sassate al sotto caporale della compagnia cui è assegnato, è condannato dal governatore di Portoferraio alla tortura di tre tratti di fune in pubblico e a cinque anni al remo della galera. Per evitare la esecuzione della pena si rifugia dentro la pieve di Portoferraio, luogo immune. Qui dentro vive rifugiato per quattro anni fino al 1717. In questo anno è stato dato permesso di ispezionare la pieve ed è stato trovato in possesso di coltello.
”Stiletto” così viene chiamato il coltello che è trovato addosso allo Stella dopo la perquisizione dentro la pieve.
Negli Statuti della città di Portoferraio del 1547, lo stiletto è ritenuto arma per la quale è prevista proibizione il portare.
Lo prevede la rubrica numero 18 degli Statuti della città sotto la dizione ”la proibizione dell’arme et particolarmente delli archibusetti“. In questa rubrica che ha il titolo “Pene di chi perguote” è prevista la pena: il reo deve essere condannato osservando “le leggi pubblicate in Fiorenza”.
Lo Stella, per questo reato e per i reati antecedenti commessi con relative pene non espiate, è condannato al pagamento di 50 scudi, alla tortura di tre tratti di corda in pubblico, a cinque anni al remo della galera e alla pena corporale della perdita di articolazione.
E’ quanto si apprende dalla supplica di grazia dalla pena che lo Stella invoca nel 1717 rivolgendosi al granduca di Toscana Cosimo III e dalla informativa che il governatore di Portoferraio invia a Carlo Rinuccini a Firenze relativa alla vicenda. Nella supplica lo Stella si appella alla clemenza di Sua Altezza Reale chiedendo di permutare la condanna in carcere per salvare il decoro del suo parentado e si impegna a somministrare quanto necessario per gli alimenti del suo sostentamento.
Nella informativa sulla vicenda il governatore conferma quanto il supplicante invoca aggiungendo sia il nome della chiesa dove lo Stella si è rifugiato per quattro anni, la pieve di Portoferraio, sia il motivo per cui nel 1713 è stato condannato: avere tirato due sassate al sotto caporale.
Rimane sconosciuto il motivo per il quale lo Stella è stato relegato a Portoferraio.
Questa la supplica dello Stella integralmente trascritta:
“Altezza Reale
Pietro Paolo Stella umilissimo servo di Vostra Altezza Reale ed attual servitore della Serenissima Gran Principessa Violante Nuora dell’A.R.V. con profondo ossequio Le rappresenta come Pietro Antonio Stella già fatto relegare a Portoferraio dal serenissimo Gran Principe di gloriosa memoria, dopo d’essere stato colà molto tempo ritirato in Chiesa per contumacia per quel governo, essendone sortito, fu catturato con trovarsi addosso uno stiletto per la qual colpa e per l’altre antecedenti essendo stato condannato da quel Tribunale in tre tratti di corda et in cinque anni di galera.
Supplica umilmente l’Oratore la somma clemenza di V. A. Reale di far permutare al Reo la suddetta condanna in quanti anni di carcere compiacerà all’A.V. per salvare il decoro del di lui Parentado obbligandosi l’Oratore a somministrare quanto occorrerà per gl’alimenti che di tal grazia. Quam Deus"
(FILZA “Suppliche 1600-1730”C5. Carta senza numero di pagina. Carteggio del governatore. Archivio preunitario del comune di Portoferraio. Archivio del governo di Portoferraio 1553-1799. Archivio storico comune di Portoferraio)
Alla supplica Carlo Rinuccini risponde:
Il governatore di Portoferraio informi
Carlo Rinuccini 20 luglio 1717”

Nel 1717 è governatore pro tempore della città di Portoferraio Girolamo Niccolini.
Questa la informativa della vicenda manoscritta inviata dal governatore integralmente trascritta:
“Altezza Reale
Pietro Antonio Stella già Relegato in questa Città d’ordine di V,A.R., per sentenza de 20 luglio stante colle debite previe partecipazioni della A.V.R. fu condannato per delazione e retenzione di uno stiletto al pagamento di scudi 50 ( ) cinque anni di galera e perdita dell’articolazione et a darvi esecuzione ad altra sentenza di questo tribunale de 25 agosto 1713 per la quale restò condannato in tratti due di fune in pubblico per due sassate tirate al Sotto Caporale della Compagnia dove egli era iscritto in questo Presidio. Per evitare l’esecuzione della qual sentenza è stato dall’anno 1713 Agosto fino agli otto Agosto prossimo passato 1717 rifugiato nella Pieve di questa Città, nel qual anno essendosi fatto lecito di ispezionare in detto luogo immune, fu arrestato dai famigli di questo Tribunale e trovata dopo la predetta Arme.
Presentemente Pietro Paolo Stella attualmente Servitore delle Serenissima Gran Principessa Violante, desiderando torre al di lui parentado l’ignominia che ne risulterebbe dalla esecuzione della predetta sentenza, supplica umilmente la pietà dell’A.V.R. a permutarli le predette pene in tanto tempo di carcere quanto parrerà all’A. R.V.
Umilissimo Servitore e Suddito
Girolamo Niccolini”

Marcello Camici
Nella foto di copertina - Ritratto della gran principessa Violante di Baviera (1673/1731) moglie di Ferdinando, figlio di Cosimo III granduca di Toscana. Bartolomeo Mancini - 1670/1727. Olio su tela. Pinacoteca Crociani Museo civico Montepulciano.
Foto 2 - Supplica al granduca di Toscana per la grazia dalla condanna da parte di Pietro Paolo Stella. Carta manoscritta in filza di archivio senza numero di pagina. Archivio comune di Portoferraio.
Foto 3 - Informativa sulla vicenda della condanna di Pietro Paolo Stella inviata al granduca di Toscana manoscritta dal governatore pro tempore di Portoferraio, Girolamo Niccolini. Carta senza numero di pagina in filza di archivio. Archivio storico comune Portoferraio.