Rovistando tra le vecchie carte è spuntato fuori un volantino senza data ma che dal contenuto e dai soggetti che lo hanno firmato risale chiaramente all’autunno del 1990, ciclostilato nei mesi successivi alla crisi del Golfo Persico apertasi a seguito dell’invasione dell’esercito iracheno nel Kuwait.
Da circa tre anni a Gerusalemme Est e nel resto dei Territori occupati da Israele divampava l’Intifada, la rivolta che aveva affascinato il mondo generando un consenso diffuso e crescente alla causa palestinese.
Persino i paesi stretti alleati dello Stato ebraico chiedevano ai dirigenti israeliani di rinunciare alla feroce repressione che ne era seguita con morti, feriti e migliaia di prigionieri politici, e di aprirsi a un processo politico finalizzato a portare i palestinesi all’autodeterminazione.
Dal 2 agosto del 1990 le cose mutarono radicalmente.
L’immagine del popolo dell’intifada, che con le pietre affrontava le jeep e i blindati israeliani, cominciò ad offuscarsi. Per i governi europei e parte dell’opinione pubblica occidentale i palestinesi non erano più le vittime dell’occupante israeliano, bensì “gli amici di Sadam, il dittatore, che fino ad allora li aveva sostenuti e protetti.
L’attenzione mediatica nella seconda metà del 1990 si concentrò pertanto su quanto avveniva nel Golfo ignorando invece quanto accadeva nei territori occupati, in Cisgiordania e a Gaza, dove Israele intensificò ancor più la repressione contro la popolazione palestinese, costringendola per settimane ad un insopportabile coprifuoco, confinando gli abitanti nelle loro case, causando altri morti e deportazioni.
Ed è proprio in quel periodo e per tale disumana situazione che all’Elba si sollevò un grido di protesta, di cui quel volantino ne è testimonianza. Sottoscritto da varie associazioni e partiti - di cui alcuni, come il Pci, Democrazia Proletaria, Akab e Elba viva, sono nel tempo scomparsi -, esprime solidarietà al popolo palestinese e denuncia “l’ennesimo eccidio” che contro di esso viene ancora una volta perpetrato dallo Stato ebraico.
Paiono parole di oggi, seppure da allora siano trascorsi ben 35 anni.
Perché ieri come oggi nel volantino si scrive che “ogni tanto il conto degli uccisi dà la misura della strage di giovani, ragazzi” e che la “Palestina ha diritto a una patria”, per concludere che “non si può avere un’idea di pace se non con il riconoscimento dei diritti dei più deboli”.
Danilo Alessi