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La tragedia inizia con l’idiozia delle parole e finisce con il fumo nero della guerra

Scritto da  Graziano Rinaldi Giovedì, 21 Aprile 2022 14:02

La tragedia inizia con l’idiozia delle parole e finisce con il fumo nero della guerra.
Parlamento europeo: dopo i fatti di Bhuca, l’eurodeputata Francesca Donato chiede che venga istituita una commissione di paesi neutrali.
La vicepresidente Pina Picerno, rompendo la consuetudine istituzionale, redarguisce la sua collega concludendo:
“Quest’aula non è equidistante… se ne faccia una ragione!”
La giusta indignazione per gli orrori della guerra, non può oscurare la ragione con tale scompostezza, soprattutto in quella sede.
La frettolosità con la quale l’UE si è schierata, ha provocato immani sofferenze, nelle quali tanti cittadini europei hanno visto il definito e drammatico infrangersi del sogno dell’Europa di Ventotene.
In questo caso equidistanza e neutralità non sarebbero stati indifferenza, ma il loro opposto.
Per favore non usiamo il linguaggio della propaganda di guerra che stigmatizza come vigliacco chiunque non si schieri.
Io non mi schiero e non mi sento affatto un vile.
Se come scriveva A. Gramsci “l’indifferenza è il peso morto della storia” e Dante ci ricordava quanto vasta fosse la schiera degli ignavi, sgraditi persino all’inferno, chi ancora crede nella giustizia deve mantenere la ragionevolezza e l’equilibrio di capire e contestualizzare la differenza tra indifferenza e neutralità.
La neutralità, o la “equidistanza”, come l’ha chiamata la vicepresidente del Parlamento Europeo, è in questa circostanza l’unico modo di praticare i principi fondamentali sulla quale si fonda, o meglio si fondava, l’Europa.
Due premesse molto in sintesi.
1). La Russia sta scontando 70 anni di imperialismo nei confronti delle nazioni ex URSS: è nota l’ostilità pluridecennale che sprigiona dall’ex cortina di ferro e che oggi viene proiettata a tinte forti come odio etnico sulla Federazione Russa e sui russi come popolo.
2). Chi inizia una guerra si assume la responsabilità morale e politica del conflitto; chi non si adopera per scongiurarla o, al contrario, opera per fomentarla, ne ha in diverso grado la responsabilità.
3). La guerra non si combatte solo con le armi.
4). Gli stati non in conflitto, prima di decidere se schierarsi o rimanere neutrali, hanno il dovere verso i propri popoli, qualcuno direbbe verso la patria, di valutarne con attenzione le cause e prefigurarne le conseguenze.
4). E’ da preferire ogni tipo di soluzione che arrechi meno sofferenza possibile a tutte le creature, fatto salvo il ripristino della giustizia.
Vi risulta ci siano state queste elementari valutazioni?
Adesso chiediamoci:
dove sta la giustizia in questo conflitto?
Qual è la soluzione meno dolorosa per risolverlo?
Chi ha interesse a continuare la guerra e chi a finirla qui?
Chi soffre e chi ci guadagna?
La mia opinione è che l’UE abbia perso l’ultima occasione per presentarsi al nuovo mondo multipolare come potenza autonoma, portatrice di quei valori di liberalità maturati in una sanguinosa storia millenaria, attraverso l’elaborazione di un pensiero e un diritto incubato per duemila anni.
Quella che stiamo vivendo è la definitiva collocazione di una sgretolata UE nel novero dei satelliti di un impero moralmente povero e nichilista, disperatamente ancorato alla potenza militare, schiavo del sogno neocon di dominare un mondo che non è più quello del 1989 (caduta del muro di Berlino).
Senza libertà non ci può essere giustizia, senza giustizia la pace non ci sarà mai.
Sono anziano, però non abbastanza da non sperare che nel tonfo del marcio, si risvegli lo scricchiolio di una nuova nascita all’insegna dell’amore per un’umanità libera e sobria, dedita a valori umani e non transumani, pensante, desiderosa di emanciparsi in funzione dell’amore per le creature e il creato (la natura!), che sotterri l’ascia di guerra a partire da parole non più belliche.
E soprattutto che si ripristini presto un barlume di capacità critica e di umanità, in un mondo asfissiato dalla propaganda, in preda ai deliri di potenza di pochi esseri umani, così degradati da poter immaginare di essere immortali trasferendo il loro essere in un chip: sono i più disgraziati, ma pensano di essere delle divinità onnipotenti, e sono all’origine di questa tragedia e di molte altre.

 

Graziano Rinaldi

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Ultima modifica il Giovedì, 21 Aprile 2022 14:30

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