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Serenità isolana

Scritto da  Antonio Berti Sabato, 02 Agosto 2025 09:27

Svegliassi la mattina, apri' l'occhi uno per volta, fa' piano, perché l'altri dormeno e anda' a la finestra per godesi l'alba, che unne' mai la medesima anche se sei ne lo stesso posto e a la solita finestra.
Sul foco, la macchinetta del caffè saltella e sbuffa; c'è tutto 'l tempo, prima che borbotti, di godesi lo spettacolo.
Sul mare, tra l'azzuro e 'l rosso l'ultime e le prime scie de le barche, quelle che rientreno da pesca' e quelle che, all'incontrario, so' in cerca d'una caletta tranquilla dove passa' la giornata.
Più in là, prima di confondesi nell'incerto orizzonte, quel che rimane dell'Enfola, de la su tonnara, de la storia e de la vita di tanti tonnarotti, come 'l mi nonno, che arotondaveno, con quel lavoro, il pogo, ricavato da le vigne.
Una realtà, una storia talmente passata nell'oblio che pare che un sia mai esistita.
Quello che un si vede più, tra la mi finestra e 'l mare, è la distesa de le vigne che dal sommo de li crini scendeva fino a li scogli e accarezzava le spiagge.
Lo scenario è comunque bello, la macchia, che ha invaso le vigne, ha preso il posto de le vite, dure a mori'. Qua e là, se ne vedeno sempre, arampicate su le lecce per conquistassi la luce.
Poi l'orto, senza furia, senza nimo che ti core appresso. Lega' qui, bagna' di la, strappa' l'erbacce attorno a le piantine, coglie le prime verdure di stagione. Che soddisfazione!
Quando torni, co la cesta piena, devi solo studia' che ci voi fa'.
Una 'nsalata fresca, un minestrone, una salsa di quelle da salta' co 'n po' di pasta cotta all'occasione e ripassata al foco p'addensa'.
Che profumi, che sapori, di quelli che sentivo tempo fa. È come se tornasse gioventù, co le nonne, che quanto a cucina', averebbeno più stelle di tanti cheffe che vanno a la tivvu.
Di quelle cose, o te le fai da te o un ne mangi più.
Dopo, che c'è di meglio d'una capiata al fresco, sotto un albero di nespole che ogni tanto ne lascia casca' qualcuna tramatura col rischio che ti pigli a mezza fronte.
Se poi un hai sonno, poi sempre leggeti un giornale, dopo a na bella tazzina di caffè addolcita con du' quadretti di cioccolata.
Che tu decidi di legge o di dormi', pogo cambia, la colonna sonora è la medesima.
Canto d'ucelli d'ogni razza e voce, squittio d'animaletti che un vedi, gridi di gabbiani in volo che cercheno qualcosa da mangia', che sieno alberi di frutti o prede vive.
Svolazzi di farfalle colorate, una coppia d'uccellini attorno al nido, fatto sotto la volta del terazzo, e le poiane a guardia de la prole a sorvola' le lisce dell'uviale.
Tutto accompagna la tu lettura o il tu dormi', ne ti distrae ne ti sveglia, è come se venisse di lontano, dolce, discreto.
Appena diminuisce la calura, prepari qualche cosa da mangia' e te ne vai a Patresi, ne lo scalo o su li sassi, in fondo a la Fornace, e aspetti fino a quando ciutta 'l sole.
Mentre ch' aspetti 'ntanto prendi 'l sole o ti fai 'na notata, se ti va.
Poi, quando il mare si fa foco, ti mangi in santa pace quello che hai portato e, appena si fa buio ripigli la via di casa, pronto digia' p'anda' a dormi'.
Domani? È un'altro giorno.

 

Antonio Berti

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Ultima modifica il Sabato, 02 Agosto 2025 12:03

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