Interesserà a pochi questa "breve autobiografica", ma la prima cosa che faccio ogni mattina, da quasi 23 anni, dopo aver preso il caffè, è controllare i dati statistici che ci sono "serviti" dai nostri impagabili tecnici di Infoelba, valutando, articolo per articolo, l'interesse dei nostri lettori verso le notizie del giornale che va in archivio, espresso principalmente in numero di visite al sito.
A fine mese poi si tira la più significativa somma e, anche questo Agosto, Elbareport ha "spaccato", superando un' altra fatidica soglia: quella delle 900.000 visite (per l'esattezza 930.909 per una media di 30.029 letture giornaliere).
Siamo contenti sì, ma non ci perdiamo oltre a sguazzare nella soddisfazione.
Facciamo invece un breve ragionamento: se le scarse "formichine" di Elbareport sono riuscite ad ammucchiare tanto granaio - godendo solo di inserzionisti sensibili, da editori puri, senza - lecite - attività parallele e conseguenti pubblici finanziamenti, qualcosa vorrà dire.
Abbiamo una ipotesi che è un po' una speranza: speriamo che il nostro (modestissimo) successo sia la spia di un crescente bisogno di un'informazione seria, strutturata ed organizzata (e perché no, anche un po' colta), che inizi a porsi alternativamente, rispetto al caotico carnaio dei social, in cui purtroppo dominano contenutisticamente disvalori come intolleranza, pressapochismo, acrimonia e l'offesa personale dell'interlocutore.
Chi pensa che a tutti sia lecito scrivere e pontificare di tutto non predica democrazia, ma esercita un populismo informativo da accatto.
Noi, per quanto ci sarà possibile continueremo sulla nostra strada, chi "celentanamente" vuol continuare a menar vanteria del non sapere, che gli ignari applaudiranno come "uno/a di loro" si candidi pure al trono del "Re degli Ignoranti" con i nostri migliori auguri.
