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Fagiolo è morto, viva Fagiolo!

Scritto da  Giovanni Marri Giovedì, 18 Settembre 2025 11:46

Voglio parlarvi di un uomo che si chiamava Gianfranco Olivari ma che tutti conoscevano come Fagiolo. Barbiere, anarchico, juventino, sono solo etichette, e non ci dicono davvero chi fosse. Allora per gli aneddoti su di lui andate per il paese di Marciana Marina, ognuno vi potrà dire qualcosa, ognuno potrà ricostruire un pezzettino della sua storia, e vi accorgerete che messi insieme sono la storia del paese.

 

Ma io voglio dire di lui altro, per chi lo conosceva ma anche per tutti quelli che non hanno avuto questa fortuna, perché come diceva Gianni Rodari, "l'uomo il cui nome è pronunciato resta in vita".

 

E’ necessario ricordare Fagiolo, ed è necessario incontrarlo ancora nei pensieri, come lo si incontrava tutti i giorni per la strada.

 

Perché prima per tanti anni nella barberia, un luogo spoglio ed essenziale, senza finzioni o ipocrisie, e poi nei suoi cammini quotidiani Fagiolo ogni giorno ricuciva con pazienza una umanità fatta a brandelli dal mondo contemporaneo, a volte con furia, più spesso con dolcezza, sempre partecipando alle vicende altrui in maniera autentica e non banale.

 

Fagiolo attraversava le vite non solo le vie di Marciana Marina.

 

In un mondo nel quale le persone fanno finta di andare d’accordo, distanti e grigi, ognuno nevroticamente teso a fare “gli affari suoi”, Fagiolo gli affari suoi, i conti in tasca non li ha mai fatti. L’esatto contrario.

 

La sua non era la generosità calcolata, non era un cristiano desiderio di redenzione non un senso di colpa. Era qualcosa di naturale e vivo. Per questo Fagiolo poteva permettersi di ignorare i paletti che mettono le persone “perbene”.

 

Ha sempre saputo da che parte stare, con ironia, rifiutandosi di accettare l’enorme onda di marea di indifferenza che porta alla deriva, vuoti e nauseati, diritto come la Torre degli Appiani. Perché nulla gli era indifferente, sostenendo tenacemente il senso della comunità, di ogni società civile: confrontarsi, occuparsi degli altri in maniera profonda e partecipe.

 

Fagiolo non era un santo, e nemmeno una macchietta, non aveva sempre ragione e non era un genio, non aveva fatto cose incredibili, era pieno di debolezze come tutti noi.

 

E chi pensava fosse un personaggio pittoresco non ha capito niente.

 

Fagiolo era un grande, perché come tutti i grandi non gli è mai importato nulla di quel che diceva la gente di lui. A lui importavano le persone. Gli altri, sempre prima di lui. Tutti, anche se non erano juventini.

 

Per questo Fagiolo non è uno dei nostri, e nemmeno dei vostri. Fagiolo è di tutti.

 

Fagiolo non faceva mai finta.

 

Fagiolo si metteva in relazione, in ascolto vero. E questo i bambini, che lo hanno sempre amato incondizionatamente, lo capivano benissimo.
Ed è necessario capire che con la sua morte non scompare semplicemente un pezzetto di Marciana Marina, ma scompare un modo di essere paese, e più in generale di essere umani.

 

A chi gli chiedeva “come va?” rispondeva sempre “finché mi vedi tutto bene, quando non mi vedrai più vieni a trovarmi al cimitero”.

 

Andate a trovarlo, nei ricordi, nel quotidiano, in ogni angolo, e quando vi viene da piangervi addosso tirate una bestemmia come farebbe lui e dite ad alta voce “finché mi vedi tutto bene!”.

 

Fagiolo è morto, viva Fagiolo!

 

Giovanni Marri

 

Foto di Paola Martini

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Ultima modifica il Giovedì, 18 Settembre 2025 12:00