Elba ha attraversato la vita con la leggerezza dei giusti, come una piuma che si è portata via il vento di tempesta. E’ volata sopra l’Atore e il Cotone, sopra i cavalloni, le loro criniere di spuma che battevano ancora, uno dopo l’altro, sugli scogli neri, ha salutato la Madonnina bianca ed è volata via.
La prima volta che ho sentito trillare il suo sorriso argentino è stato molti anni fa – io ero un bimbo e lei ancora una giovane sposa - nella cucina della Fiaccola per una battuta dell’amore della sua vita: Alfio. E quel sorriso che illuminava tutto intorno quando lo faceva – e che non si è mai risparmiata a regalare – è rimasto fino all’ultimo.
Ed Elba, la donna col sorriso d’argento, è stata la piuma che ha fatto volare Alfio e la sua famiglia lungo la vita, passo dopo passo, soffio di vento dopo burrasca, bonaccia dopo bonaccia, nella buona e nella cattiva sorte, come si giurarono davanti a un prete.
Oggi l’abbiamo salutata sotto un cielo luminoso che spettinava i cipressi e spogliava gli aceri, l’abbiamo salutata con l’affetto di molti, con la gratitudine di tutto un paese per una vita buona e ben spesa.
Se qualcuno di voi avrà la fortuna di andare nel Paradiso in cui crede e sentirete una risata argentina, se l’angelo che sorride avrà tra le ali una penna salmastra e spettinata, chiedetegli di Elba, forse vi risponderà che quell’angelo con quel bel sorriso è proprio lei.
Umberto Mazzantini