Quante volte ho cercato di raccontare su queste pagine, con molta calma, democraticamente, come farebbe uno scrupoloso medico in una clinica psichiatrica con il proprio paziente, della grande voglia cittadina di mettersi alla prova o almeno tentare di farlo – nella coincidenza di questi giorni tra Natale e la fine di un anno che non merita certo la qualifica di fausto, e la tremenda crisi che come non bastasse si aggiunge al prolificare di ladri di Roma capitale , in quanti abbiamo chiesto di rivedere i programmi dei festeggiamenti nelle piazze, lo abbiamo chiesto perché non ce la sentiamo di festeggiare il primato che ci hanno conferito di campioni del mondo della corruzione. Avevamo chiesto timidamente cercando di sensibilizzare i bombaroli schiavi del botto e del petardo selvaggio che il più grande botto di mezzanotte fosse stato il silenzio….. perché il silenzio giunge, la gente si ferma, si domanda perché poi capisce, medita, il botto invece è uno scoppio di luci, un rumore di festa………a niente sono valsi gli appelli, gli esempi di qualche comune isolano , noi saremo ripagati ancora una volta da retoriche parole di sindaci e assessori, nella continuità di quella politica del dire e non del fare, si formuleranno le solite parole e poi tra brindisi e fuochi d’artificio si festeggerà prima il Natale e dopo poco si darà il benvenuto ad un anno che si preannuncia indecifrabile, anche stavolta la tragedia economica che attraversiamo non ci ha reso più buoni, le tragedie non sollecitano sempre ad amare il prossimo, il congedo dal 2014 immagino, alla luce di un prossimo futuro, non potrà essere peggiore e se non ci penseranno gli slanci di solidarietà di tanti sconosciuti cittadini, e delle varie associazioni ecc. ci sarebbe di che meditare una rivoluzione.
Frattanto nel vecchio juke box della memoria torna prepotente una canzone di Carosone del 1956...
Mo vene Natale
nun tengo denare
me leggo 'o giurnale
e me vaco a cuccà.
Fabrizio Prianti