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L'importanza della famiglia nel percorso di recupero degli alcolisti

Scritto da  A.C.A.T. isola d'Elba Domenica, 25 Gennaio 2015 10:54

 

Che cos’è il CAT ( Club Alcolisti in trattamento / Club  alcologico territoriale) : è un associazione di automutuoaiuto volontaria fra famiglie con problemi alcol correlati e complessi  riconosciuta a livello nazionale( AICAT)  e internazionale(WACAT)
1) IL CAT si basa sulla centralità della famiglia nella società vista come un organizzazione complessa

2) La famiglia non è un isola ma è inserita nella comunità da cui siamo profondamente influenzati e che influenziamo .

3) Il  processo che si avvia nel  CAT non è una terapia perché il modello è ecologico, oggi potremmo dire ,se il termine non fosse abusato, olistico cioè sistemico o complesso come diceva il prof Hudolin, l’ideatore del club che cosi scriveva nel 1996: il concetto di malattia significa regressione comportamentale che ci fa dipendere dalle istituzioni e dai terapeuti ed inibisce la crescita e la maturazione.

4) Cosa vuol dire sistemico ? : significa spostare l’ottica dall’individuo al sistema  in cui l’individuo è collocato. Ciò è difficile perché:

5) Viviamo in una cultura centrata sull’individuo e l’individualismo è il nostro credo più profondo e vivo. Vedi narcisismo imperante, cultura dell’ego, ecc

6) Il CAT propone di spostare l’attenzione e ‘accorgersi’ dell’INTERDIPENDENZA di ognuno di noi  : nessun uomo è un isola….neanche all’Elba anzi soprattutto qui.  Acquisire l’idea dell’interdipendenza significa avvicinarsi a ciò che i buddisti chiamano l’interessere.

7) Questo ‘accorgersi’ non avviene spontaneamente ma va ‘allenato’, innaffiato,fatto crescere, con costanza nel tempo., con la cura e l’intento che ci mette il CAT  nel proseguire ,77 volte 7 come diceva il professore riprendendolo dalla Bibbia, senza spazientirsi e perdere la speranza.

8) L’INTERDIPENDENZA vuol dire accorgersi che tutti i nostri comportamenti  sono immersi in flusso : provengono da qualcosa ed hanno conseguenze a breve o a più lungo termine intorno a noi o anche a distanza. Pensiamo ai nostri consumi per esempio.

9) Occorre passare dalla cultura della DIPENDENZA  alla cultura dell’INTERDIPENDENZA come l’aveva intesa anche papa Giovanni Paolo II  come ‘ sistema di determinate relazioni nel mondo contemporaneo, nelle sue componenti economica,culturale,politica e religiosa e assieme come categoria morale.”.

10) Quando a giugno siamo stati invitati dal carcere di porto azzurro ad un incontro con altre associazioni che frequentano a vario titolo l’istituto, e si parlava del ‘dentro’ e del ‘fuori’ come fossero due mondi  separati,( che in parte è vero ),è venuto spontaneo sottolineare come, a ben guardare, il carcere parla di noi tutti, di come pensiamo la pena e di come immaginiamo l’altro, il diverso . e ce ne siamo accorti incontrando di persona gli uomini e donne  che vi sono richiusi, sia in qualità di detenuti che di guardie o custodi o rieducatori.

11) Quando l’INTERDIPENDENZA, che poi vuol dire percepirsi come parte di un tutto, entra nella nostra vita, allora non possiamo pIù fare a meno di chiederci : qual è l’effetto di un mio comportamento?  L’esatto contrario del sempre più diffuso e smerciato, ‘ fatti i fatti tuoi’ e   ‘io  me ne frego’  è : mi prendo cura di… ( l’I Care in inglese di cui parlava Don Milani) , cosa posso fare io per migliorare la situazione?  Da qui, credo, l’importanza della partecipazione di tutta la famiglia al CAT : senza il cambiamento di tutto il sistema familiare e comunitario  verso uno stile di vita improntato alla sobrietà ed al rispetto e cura verso di sé e gli altri non si raggiunge la pace che in fondo si cerca tutti.

12) Quando mi chiedono perché mi occupo dei problemi alcolcorrelati  , penso sempre alle scoperte che ho fatto nella mia vita grazie al cat : la forza della generosità, la grazia della solidarietà,la pazienza della condivisione …la meraviglia di sentirsi parte di un tutto .

13) Un  amico,che purtroppo ci ha lasciato qualche anno fa, Riccardo Agostini, che è venuto anche qui all’elba anni fa a darci una mano, servitore-insegnante a Vigevano, in provincia di Pavia , diceva in suo intervento del ’96 in cui parlava della spiritualità antropologica, dell’importanza di riscoprire il valore di un termine sempre più  abbandonato o maltrattato : la fiducia. E invitava i club a imitare la politica dell’ape : “l’ape fa la sua parte perché nel farlo è felice, è felice per sé, per l’aria che la sostiene, per il frutto della sua fatica. E’ felice perché ha fiducia in quel che fa.” E concludeva l’intervento con una bella poesia di Trilussa dal titolo ‘Felicità’ :  

 
C’è un’ape che si posa,
su un bottone di rosa:
 la succhia e se ne va,
tutto sommato la felicità,
è una piccola cosa.”
 
A cura dell’ACAT ELBA   c/o Centro Blu Argento loc Casaccia PORTOFERRAIO
Tel 3408498069 Beppe , Luciano 3391116997
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