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Linda del Bono: una storia di fame universitaria e di inclusione felice

Scritto da  Linda del Bono Martedì, 17 Gennaio 2023 09:34

Ho conosciuto Natalia Ortiz Montoya durante l’ultimo anno di università, non ricordo il giorno esatto, ma era la sera in cui si festeggiava il suo compleanno. Eravamo divenute coinquiline “per caso” io e Naty, messe assieme dalle graduatorie del Diritto allo Studio Universitario, senza esserci mai viste, scelte, cercate. Io sono arrivata per seconda dopo qualche tempo che era da sola e la mia stanza era in modalità ripostiglio, in parte colonizzata da alcuni suoi oggetti: nessuno si era preso la briga di informarla che sarei arrivata; nessuno mi aveva spiegato il funzionamento degli ATER, alloggi universitari con due camere, una cucina e poco più.

 

Ben presto Natalia divenne la mia “Conqui”, ed io la sua: la nostra casetta era contraddistinta da un’ospitalità senza troppe pretese, con un materasso (rigorosamente raccolto al cassonetto) sempre disponibile per accogliere un amico o un’amica, un parente o semplicemente un vicino di casa rimasto solo. Durante i miei periodi di assenza la mia tessera della mensa passava di tasca in tasca, per permettere di portare a casa qualche provvista in più da condividere con gli altri studenti durante il fine settimana o nel caso di attacchi di fame notturni. Io e Natalia avevamo tre cose fondamentali in comune: il mal di testa per via della cervicale, eravamo entrambe vegetariane ma soprattutto avevamo sempre fame!

 

Al termine delle lunghe giornate di studio le serate fiorentine primaverili trascorrevano assieme ai nostri compagni e le nostre compagne del Calamandrei, tra bicchieri di (terribile) vino, fantasiose performance sulle note di Raffaella Carrà ed improbabili imitazioni della cartomante della RAI; io estraevo puntualmente la “Luna Nera” che mi prediceva costantemente “la Gravidanza” lei estraeva invece “il Tradimento”, e giù risate a non finire. Spesso al mattino c’erano una decina di tazzine e bicchieri da lavare, un’immagine particolarmente suggestiva, emblema del nostro Melting Pot.

 

Durante quei mesi intensi io e Natalia condividevamo segreti da ragazze, sogni e progetti; ci raccontavamo stralci di quel pezzetto di vita della quale avevamo fatto esperienza e parlavamo molto spesso delle nostre famiglie d’origine: io amavo ascoltarla mentre mi raccontava, talvolta con nostalgia, della sua terra natia, la Colombia. Natalia era in Italia dalla fine di dicembre del 2004 e spesso ci soffermavamo a riflettere sulla burocrazia italiana, sulle peripezie per avere il visto per motivi di studio e la volontà di ottenere la cittadinanza italiana. Terminati gli studi superiori si era laureata in Disegno Industriale e specializzata in Design del prodotto. Un altro punto in comune era la nostra visione per un trasporto cittadino sostenibile: lei progettava sistemi innovativi per chiudere le biciclette (ma non solo), io vaneggiavo sulla necessità di avere una legge nazionale che imponesse il casco protettivo per andare in bicicletta.

 

Questo immersivo salto nel passato era necessario per comprendere quanto io sia affettivamente legata a Natalia, persona generosa e tenace, che oggi martedì 17 gennaio, corona con orgoglio il suo sogno di diventare cittadina italiana, dopo 18 anni di “onorato servizio”.

 

Il 28 dicembre del 2013 Natalia scriveva su Facebook “Oggi 9 anni in Italia (e pensare che al terzo giorno volevo solo scappare!) Grazie famiglia per l’opportunità, grazie Italia per gli amici, gli amori, le opportunità, la pasta e la pizza…(e mi fermo qui perché non finirei!!) di cuore e palato mi sento molto Italiana!”

 

Auguri a Natalia quindi, che il maltempo non mi ha permesso di abbracciare di persona, ed auguri all’Italia, che oggi ha una figlia in più della quale andare orgogliosa.

 

La tua “Conqui” Linda

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Ultima modifica il Mercoledì, 18 Gennaio 2023 09:00