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L'equazione "più gente = più lavoro" da sola è inaccettabile

Scritto da  Roberto Perga Domenica, 16 Novembre 2025 00:43

Leggendo l’intervento di Retali sull'overtourism resto colpito da un dettaglio costante: si parla dell’Elba come se fosse un albergo di sua proprietà, dove l’unico parametro da considerare è “più gente = più lavoro”, come se il territorio fosse una macchina da spremere e non un sistema fragile abitato da persone reali.

 

La verità è un’altra: l’Elba e molti dei suoi comuni stanno diventando sempre più dei pesi morti per i residenti, non per colpa loro, ma per l’effetto dell’overtourism incontrollato.

 

Non è una questione di antipatia verso i turisti. È una questione di limiti reali.

Chi vive qui, quali benefici avrebbe oggi?

– Le tasse locali diminuiscono?

– Le strade diventano più percorribili?

– I servizi migliorano?

– C’è una corsia preferenziale per chi deve lavorare, portare i figli a scuola, accedere ai servizi essenziali?

No.

L’unica cosa che aumenta è il carico umano e ambientale.

 

Dire che “tanta gente non dà noia” è una frase che possono permettersi solo quelli a cui il caos non incide sulla vita quotidiana. Perché se io ogni mattina devo attraversare un paese congestionato per andare al lavoro, se non trovo parcheggio neppure a ottobre, se i servizi collassano, se un’ambulanza impiega più tempo per passare, non è più “noia”: è un problema strutturale.

 

Di fatto l’Elba si sta trasformando in un resort, e i residenti vengono trattati come un dettaglio di contorno.

Vogliamo dirla tutta? Continuiamo così e arriveremo ai cancelli a Procchio e a Campo, ai varchi d’ingresso “solo per turisti”, un po’ come è successo a Capoliveri con certe scelte urbanistiche e di gestione degli spazi.

Dovremmo vergognarci di questo modello, perché significa che l’isola non è più una comunità, ma una merce.

Retali scrive che il problema non è il turismo ma i servizi che non funzionano.

Ma è proprio questo il punto: i servizi non reggono più il peso dell’overtourism.

Non è un’opinione: è un dato evidente ogni estate.

 

Il “troppo turismo non esiste” è una visione semplicistica e comoda.

Esiste eccome: si chiama saturazione di carico, ed è la linea che divide un’economia equilibrata da un territorio spolpato.

Il lavoro è importante, certo.

Ma se il lavoro uccide il territorio che te lo dà, non è sviluppo: è consumo.

Il turismo serve davvero a qualcosa solo se costruisce qualità di vita anche per chi qui ci vive tutto l’anno.

Oggi non sta succedendo.

 

Roberto Perga

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Ultima modifica il Domenica, 16 Novembre 2025 10:28

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