Premessa. Solo chi ha fatto parte di un coro può comprendere a fondo il titolo (che è una parafrasi della massima, attribuita a sant'Agostino, "chi canta prega due volte").
Lo scorso 23 novembre, l'agostiniano papa Leone ha pronunciato un'omelia in occasione del Giubileo dei cori e delle corali.
Riprendo alcuni punti, nelle parole del Pontefice, particolarmente rivolte ai cori che prestano un servizio liturgico.
1. Cantare è un servizio per l'edificazione spirituale dei fratelli.
2. Questo servizio mira a coinvolgere gli altri nella lode a Dio.
3. Nel canto si uniscono mente, sentimenti, corpo e anima.
4. Tale servizio è un ministero che richiede: preparazione, fedeltà, reciproca intesa, disciplina, spirito di servizio e, soprattutto, una vita spirituale profonda.
5. Il coro non sta davanti alla comunità ma ne è parte.
6. Per svolgere al meglio il proprio servizio, il coro deve tener conto delle norme ispirate ai documenti conciliari (Vaticano II).
7. Due raccomandazioni finali: a) Il coro deve sempre rendere partecipe il popolo di Dio, senza cedere alla tentazione dell'esibizione che esclude la partecipazione attiva al canto di tutta l'assemblea liturgica. b) Ogni corista deve vigilare affinché la propria vita spirituale sia sempre all'altezza del servizio che svolge.
Sono elementi di un cammino, segnato dalla gradualità. Un cammino di ciascuno e di ogni coro, che è come una famiglia. E come in tutte le famiglie, possono sorgere tensioni o piccole incomprensioni, cose normali quando si lavora insieme e si fatica per raggiungere un risultato. L'importante è coniugare questo realismo del quotidiano con l'affermazione di sant'Agostino (questa è proprio sua) che "il canto è proprio di chi ama".
dal blog di Nunzio Marotti