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Ambiente: Perché dopo e non prima?

Scritto da  Renzo Moschini Lunedì, 11 Agosto 2014 07:46

panorama da volterraio benefortiDopo ogni disastro ambientale si torna a ripetere che si doveva e si poteva intervenire prima.

Bastano le cronache di questi giorni a darci un’idea dello stato di crisi del nostro ambiente con il ripetersi di disastri con tanto di vittime.

E quasi sempre‭ ‬dopo si torna a ripetere che si doveva e poteva‭ ‬intervenire‭ ‬ prima.

E mentre gli ultimi dati del WWF confermano la cementificazione selvaggia delle nostre coste si sta cercando di mettere mano a nuove trivellazioni a mare.‭ ‬Non solo ma si torna pure a parlare di condoni in territori come quelli campani dove in fatto di scempi non ci siamo fatti mancare nulla.‭ ‬Servirebbero ovviamente‭  ‬parecchi soldi che come sappiamo scarseggiano.‭ ‬Intanto però scopriamo che persino in ambiti dove i disastri si ripetono puntualmente non riusciamo a utilizzare efficacemente le risorse disponibili‭  ‬regionali,‭ ‬nazionali‭  ‬e comunitarie.‭ ‬Non ci riusciamo nei bacini idrogeologici,‭ ‬non ci riusciamo con i piani paesaggistici,‭ ‬con quelli dei parchi e delle aree protette dove pure da anni la legge lo stabilisce chiaramente.‭ ‬Lo stabiliscono la legge sul mare la‭ ‬979,‭ ‬la legge‭ ‬183‭ ‬sul suolo,‭ ‬la‭ ‬394‭ ‬sui parchi,‭ ‬la Convenzione europea sul paesaggio e molte altre norme e disposizioni‭ ‬europee che noi spesso ignoriamo pagandoci pure dazio.

Ora sembra che tra le cose più urgenti da fare per fronteggiare i nostri troppi guai ci sia quella di snellire le pratiche,‭ ‬le concessioni per fare le cose più alla svelta.‭ ‬Insomma il rovinoso contesto ambientale che ci viene riproposto senza soste dipenderebbe da intoppi e lungaggini burocratiche.‭ ‬Non quindi dalla mancanza e inadeguatezza‭ dei piani di bacino,‭ ‬della assenza di piani regionali del paesaggio,‭ ‬dalla latitanza di politiche serie di gestione delle coste o del santuario dei cetacei.‭ ‬Non dal fatto che gran parte dei nostri parchi nazionali che operano in territori tra i più pregiati del nostro paese non hanno un piano e spesso neppure un ente che funziona perché commissariato talvolta da anni.‭ ‬Situazioni come quelle della Sicilia e della Sardegna‭ ‬i cui dati ricordatici dal WWF parlano da soli specie ma non solo per le nostre coste potranno riprendersi solo sburocratizzando e non mettendo le nostre istituzioni regionali e locali‭ ‬nelle condizioni‭ ‬di fare finalmente quello che gli compete.

E chi al senato non ha finora trovato di meglio‭ ‬-anche nel Pd-‭ ‬per rilanciare ad esempio la politica dei parchi di‭ far fuori dall’impegno a mare le regioni e per far cassa permettere a chi paga di fare nei parchi quello che nei parchi non si può e non si deve fare,‭ ‬non sarebbe finalmente il caso che pensasse a come far attuare quello che la legge stabilisce già e chiaramente‭?

Nessuno si è chiesto perché nonostante quello che nella legge è scritto e previsto dal‭ ‬1991‭ ‬ancora non abbiamo una Carta della Natura o un piano nazionale‭  ‬sulla biodiversità‭?‬‭ ‬Basterà‭ ‬davvero‭ ‬aprire nuovi sportelli per rilasciare senza tanti scrupoli e fronzoli‭ ‬nuove licenze‭?

E visto che al senato si sta discutendo del nuovo titolo V di queste cose ci si occuperà‭?

Trovo perciò sorprendente la recente‭ dichiarazione al Parlamento del ministro Galletti che considera tutto questo po‭’ ‬po‭’ ‬di marasma dovuto ad un‭ ‘‬paese morfologicamente malato‭’‬.

Quella malattia fu già diagnosticata chiaramente molti anni fa e la cura prevista sta scritta in una serie di leggi che anche il ministero dell’ambiente sta snobbando e ignorando da anni.‭ ‬Anche lui riparta da lì perché i ministri servono a questo.

Renzo Moschini

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