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IL NOSTRO SERVIZIO SANITARIO E’ IN GRAVE PERICOLO

Scritto da  Michele Rampini Lunedì, 25 Giugno 2012 17:45

Il Servizio Sanitario pubblico sta correndo un pericolo mortale. La riduzione dei trasferimenti  alle Regioni costringe  le Stesse a razionalizzazioni e diminuzioni dei servizi capillarmente distribuite nel territorio tali da costringere i cittadini lontani dai centri abitati più importanti a trasferte faticose ed economicamente onerose per usufruire di tutti quei servizi che, per  le  minori risorse a disposizione,sono stati centralizzati  per ottenere maggiori economie di scala. Nei centri abitati minori sono rimasti alcuni servizi e strutture essenziali che pur soddisfacendo le emergenze più urgenti e le prestazioni  più semplici, non garantiscono certo  la tranquillità e la sicurezza sanitaria dei residenti.

Il Servizio Sanitario pubblico sta correndo un pericolo mortale. La riduzione dei trasferimenti  alle Regioni costringe  le Stesse a razionalizzazioni e diminuzioni dei servizi capillarmente distribuite nel territorio tali da costringere i cittadini lontani dai centri abitati più importanti a trasferte faticose ed economicamente onerose per usufruire di tutti quei servizi che, per  le  minori risorse a disposizione,sono stati centralizzati  per ottenere maggiori economie di scala. Nei centri abitati minori sono rimasti alcuni servizi e strutture essenziali che pur soddisfacendo le emergenze più urgenti e le prestazioni  più semplici, non garantiscono certo  la tranquillità e la sicurezza sanitaria dei residenti. Questa povertà di prestazioni induce i medici ospedalieri più attenti alla loro crescita professionale a scegliere presidi ospedalieri più importanti  per numero di accessi  e  perché fornite di tecnologia e strumentazioni  più avanzate rese economicamente convenienti magari  solo per la loro maggiore produttività rispetto al  numero di utenti.  A ciò si aggiunge un difetto di  prestazioni  a livello territoriale non sviluppate adeguatamente enon ancora pienamente sufficienti a  sostituire un sistema fin troppo  ospedale centrico, una medicina d’iniziativa ancora agli albori e non elevata a sistema,tuttora delegata alla semplice  volontà dei medici di famiglia, una concezione di responsabilità civile  professionale degli operatori sanitari soffocante e a volte indebitamente punitiva che   spesso induce a prescrivere diagnostiche inappropriate con conseguente allungamento delle liste di attesa che spinge i più abbienti a ricorrere a strutture private.  Tutti questi elementi concorrono a depauperare un sistema sanitario che rischia di diventare davvero povero  e per questo dedicato soltanto ai cittadini più poveri. Questo è un pericolo mortale per il nostro welfare, un pericoloper rapporti sociali equilibrati e per una reale equità nelle politiche di distribuzione del reddito. Si è sempre sostenuto che la sanità non sarebbe  né di destra né di sinistra.Sappiamo per certo, però, che una sanità pubblica efficiente per i cittadini  di qualsiasi censo, sostenuta equamente  da chi ha maggior capacità impositiva,è e deve essere uno dei cardini di ogni politica di centro sinistra contro ogni liberismo deteriore che punta ad una privatizzazione esplicita o mascherata  del sistema sanitario e  che trasformi questo essenziale servizio sociale in privilegio per i più abbienti abbandonando il sistema pubblico ad un progressivo ed irreversibile declino a disposizione solo di coloro che non si possono permettere cure private e costose. In vero esistono in Italia delle eccellenze che molti paesi europei ci invidiano, ma è indubitabile che lo standard operativo si sta deteriorando. La sfida che si pone e che poniamo come cittadini elbani alla Regione Toscana governata dalla sinistra è proprio questa, come poter conciliare le minori risorse, la riduzione di indebiti sprechi, con una efficienza che sia a disposizione di tutti e che tenga soprattutto conto delle diversità territoriali che sono all’origine di naturali disparità nell’erogazione dei  servizi ai cittadini: una stessa organizzazione  in situazione non analoghe crea inevitabilmente inefficienze e disagi sociali. Questo è quello che purtroppo sta accadendo sulla nostra Isola anche se, a seguito della dura battaglia intrapresa dalle nostre Istituzioni  comunali e dai cittadini con i loro Comitati, alcune inefficienze sono state colmate. Ci aspettavamo una risposta più immediata che desse rapido seguito a ciò che era stato ottenuto in documenti e programmi, ma i ritardi nella loro realizzazione  ancora ci affliggono. L’organigramma del Servizio  Sanitario Nazionale delega alle Regioni le politiche sanitarie, alle Aziende sanitarie di attuarle nella loro autonomia amministrativa e contabile. Per non vanificarne le scelte, il controllo delle Regioni sulle Aziende deve essere più attento e rigoroso là dove la gestione di esse o è fallimentare o solo attenta al mero pareggio di bilancio con conseguente taglio delle spese il più delle volte lineare,senza tener conto di condizioni diversificate territorio per territorio. Le Aziende Sanitarie rispondono alle Regioni, ma il Governo Regionale, eletto dai cittadini, deve rispondere ad essi. Questa è la politica che chiediamoal nostro Governatore Enrico Rossi e al nuovo Assessore regionale alla salute Marrone.  Auspichiamo che insieme  vengano al più presto all’Elba per ascoltarci ed agire di conseguenza per ottenere finalmente risultati  immediati senza ulteriori dilazioni. 

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