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Repubblica parla dei sentieri elbani chiusi Un'occasione per ragionare sul che fare

Scritto da  Sabato, 11 Agosto 2012 22:16

sentiero 64 monte orello sbarraGli elbani hanno bisogno di riaprire sentieri ed accessi chiusi, ma anche di aprire le loro menti al mondo che cambia

“È diventata l’estate a ostacoli sui percorsi nel verde che portano al mare, una specie di estenuante guerra di posizioni. Da una parte i privati, dall’altra turisti e “verdi”. Che aria tirava si è capito subito, fin dalla scorsa primavera quando è stato inaugurato il sentiero dei Rosmarini”.

Le parole di Laura Montanari sono quelle che aprono il lungo servizio che “La Repubblica” venerdì dedicava ai sentieri dell’Elba incentrato su un’intervista ad Umberto Mazzantini di Legambiente.

Un articolo che ha una doppia valenza sotto un profilo promozionale: positiva per le suggestive immagini che propone e per le meraviglie naturalistiche isolane di cui tratta, negativa per i doverosi ineluttabili aspetti cronachistici di una “recrudescenza proprietaria”, riportando una parte dello stillicidio di episodi di sbarramento di sentieri da parte di una serie di meschini prepotenti-possidenti che, partendo dall’aver acquistato frazioni grandi o piccole del nostro territorio, si sentono in diritto di mettere le nostre spiagge (ma anche le nostre valli) in gabbia.

A fare da contrappunto all’interesse di un organo di informazione nazionale ed importante, capace quindi di influenzare i giudizi di moltissime persone, c’è un altro dato più squisitamente “nostrale” che è proposto ad un altro strumento informativo, infinitamente più piccolo: il nostro, e su un argomento piuttosto “parallelo”:

E’ accaduto che monitorando, come facciamo usualmente, il numero degli accessi sui singoli articoli al nostro sito, ci siamo accorti che è entrato nella “Top 25” dei più letti (sui 1700 circa di Elbareport 2.0), il pezzo di “civile protesta” per il Lido di Capoliveri negato agli elbani, scritto da Walter Tonietti (e non finisce qui la sua ascesa, perché quel titolo continua ad essere clickato).

E poi in dettaglio nella prima schermata di gradimento dei nostri pezzi troviamo 11 notizie assimilabili alla “cronaca nera” 4 di normale “bianca”, appena 2 di politica ed istituzioni (a riprova che il disamore colpisce duro pure qui) e la bellezza di 8 di “protesta ambientale” riferiti TUTTI a limitazioni imposte alla fruizione del territorio da parte di cittadini ed ospiti dell’Elba.

Come dire che c'è nelle persone che stanno o vengono in quest'isola un'insofferenza sempre maggiore verso le appropriazioni (più o meno lecite che siano) di spazi che comunque erano di comune uso fino a non molto tempo fa. 

Se gli elbani fossero governati da una classe dirigente degna di una tale definizione, notizie come quella che forniamo dovrebbero porla in allerta, stimolarla ad operare per cominciare a metterci delle pezze, ma temiamo di aver formulato un periodo ipotetico dell’irrealtà, poiché l’Elba è mediamente sgovernata da una serie di potentucoli politici, amministrativi, categoriali, che (con rare lodevoli eccezioni) in parte preponderante risultano frazionisti e frazionati, rissosi, incolti, disorganizzati, retrò e troppo intensamente impegnati a rimirare il proprio magnifico ombelico per porre attenzione a quanto di buono si fa altrove, ed essere poi capaci di ragionare realmente in termini di programmazione, di futuro. Si tira a campicchiare e si campa sempre peggio.

Intanto, come dicevamo, tra la comune gente sta montando una “marcia degli incazzati”, innescata non tanto dai problemi (che ci sono, come ci sono sempre stati) ma dalla assenza di interlocutori credibili e dalla assenza di accreditati contenitori di democrazia (come i partiti per un mezzo secolo erano riusciti male o bene ad essere). Si ragioni quindi di sanità, di trasporti, di istruzione o, come nel caso, di intollerabili privatizzazioni di risorse naturalistiche comuni, la musica non cambia.

Ora è vero che le denunce dei disservizi e le proteste possono essere il sale della democrazia, ma se non si concretizzano in un progetto possono servire solo come “sfogo” delle frustrazioni, individuali e/o di gruppo, destinato a non intaccare lo status quo, ed al contrario di quanto afferma Scarlett in “Via col vento” domani non sarà un altro giorno, ma lo stesso giorno grigio (se non marrone).

Quest’Isola va rifondata ed è bene, anzi benissimo, che si ragioni ormai concretamente del Comune Unico, senza però illudersi che basti. Tra le cose che dovremmo imparare a copiare dai nostri cugini francesi (oltre al concedere sempre e solo temporaneamente non più del 20% della superficie di qualsiasi spiaggia e la tolleranza 0 verso chi delinque sul fronte ambientale) c’è, per dirne una significativa, la “alta formazione” di chi si propone di amministrare la cosa pubblica, sia in veste di eletto che di funzionario e di chi con i processi economico-governativi deve comunque rapportarsi, ad esempio in rappresentanza delle categorie.

Ci domandiamo se sarebbe poi così assurdo ed utopico pensare a dei percorsi formativi, organizzati per ipotesi dalle categorie economiche di concerto con gli enti pubblici e con il mondo accademico, nei quali ragionando di “ciccia” (es. leggi nazionali e comunitarie, economia, gestione del territorio, tecniche della comunicazione etc.) e selezionando le migliori giovani “teste pensanti” (nonostante tutto l’Isola continua a produrne), si inizi a costruire un futuro “governato” per lo Scoglio.

Sarebbe crediamo un atto di amore concreto, non una professione di amare l’Elba, come al solito, a discorsi.

SR       

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