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Chi le spara più grosse all'Arcipelago Toscano

Scritto da  Renzo Moschini Mercoledì, 26 Dicembre 2012 11:17

Proprio alla vigilia dello scioglimento delle Camere il parlamento non ha mancato di varare alcune norme con le quali sono stati penalizzati -tanto per cambiare- i parchi nazionali modificando la legge quadro nella composizione degli enti di gestione. La diffusa protesta del mondo ambientalista -ma anche qualche silenzio di troppo- ha accompagnato l’ennesimo pasticcio che ci ricorda che tra le risposte che il voto dovrà dare c’è anche quella alle politiche ambientali e ai parchi che rischiano ormai una crisi irreversibile se non cambierà musica.

Proprio alla vigilia dello scioglimento delle Camere il parlamento non ha mancato di varare alcune norme con le quali sono stati penalizzati -tanto per cambiare- i parchi nazionali, modificando la legge quadro nella composizione degli enti di gestione. La diffusa protesta del mondo ambientalista -ma anche qualche silenzio di troppo- ha accompagnato l’ennesimo pasticcio che ci ricorda che tra le risposte che il voto dovrà dare c’è anche quella alle politiche ambientali e ai parchi che rischiano ormai una crisi irreversibile se non cambierà musica.

E veniamo al parco nazionale dell’Arcipelago che da anni è alle prese quanto se non più di altri con irrisolte questioni da poco ereditate da Sammuri.

La più sconcertante e paradossale riguarda la mancata definizione -dopo un sacco anni- della perimetrazione a mare. L’ ho detto altre volte è come se al Gran Paradiso non si fosse ancora stabilito il ruolo del parco in montagna.

E’ naturale quindi che la nuova gestione abbia ripreso la questione ma lo è molto meno che si sia tornati non solo a riproporre da alcune parti -in testa nientemeno che la Confindustria- vecchi e pretestuosi argomenti ma ci sia lanciati addirittura in assurde e sconclusionate ipotesi con motivazioni grottesche.

La premessa non poteva essere più chiara; il parco non è quello giusto e ha fatto solo danni, le regole sono sbagliate e imposte in modo invasivo, i divieti assurdi. Questa volta però non ci si è accontentati di tornare a suonare la stessa vecchia solfa del passato a cui pure si è voluto dare per così dire un carattere tale da non offrire spiraglio alcuno ad una discussione seria. No, questa volta dal cappello è uscito -come dice qualcuno- il drago; vogliamo una legge speciale per l’ Elba che non solo preveda un parco ‘locale’ dove nessuno -neppure i ricercatori di biologia marina dell’Universita di Firenze possano mettere becco!-e che regoli anche il tribunale, depuratori e molto altro. Effettivamente, visto come i comuni dell’Elba sono riusciti in quattro e quattr’otto a trovarsi d’accordo per aggregarsi in un solo comune –vero Orsini?- questa idea di affidare la presidenza del parco a Robinson Crusoe e la direzione al fido Venerdì non è male. Vuoi mettere come si potrebbe ora fronteggiare all’Arcipelago i disastri delle rotte marine come al Giglio, rimediare ai bidoni avvelenanti, all’inquinamento crescente del santuario dei cetacei quale risulta anche dalle più recenti indagini regionali e non solo. Ma vuoi mettere come cambieranno le cose quando a tutto questo ci penseranno solo gli elbani che evidentemente saranno tutti forniti di tronchesi per poter intervenire all’occorrenza sui sentieri chiusi come è stata costretta a fare un sindaco, anche se per la verità non era un divieto assurdo imposto da Roma ma solo assurdo perché privato, abusivo e di comodo.

Di speciale in questa sortita c’è solo l’incompetenza e l’irresponsabilità. Federparchi ha festeggiato i 90 anni dei nostri parchi nazionali storici dove bischerate come quelle elbane, pur tra chissà quante polemiche, nessuno si è mai permesso di dire.

Quello che neppure all’Arcipelago nessuno può ormai più permettersi è di concludere per l’ennesima volta con un rinvio di una decisione che ormai si impone ‘democraticamente’.

E se qualcuno voleva la conferma che a mettere i bastoni tra le ruote dei parchi non era e non è legge 394 ma la politica romana e sovente anche quella ‘locale’ qui ce l’ha chiara e forte.

Renzo Moschini

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