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Chiare, fresche et dolci acque...o no?

Scritto da  Paolo Di Pirro Mercoledì, 05 Settembre 2018 09:48

laghetto bucine condotto 620Ragionamento sulle risorse idriche elbane e sul loro futuro.

Dovremmo proprio iniziare seriamente a rispettare l'acqua che, contrariamente a quanto si possa credere, tutto è tranne che una risorsa infinita, indistruttibile e capace di assorbire e perdonare tutto.
L'Elba, che pure pone nelle acque una buona parte della propria identità, pare avere problemi e criticità con esse: con l'acqua potabile, con l'acqua del mare e con le meno nobili e romantiche acque reflue.


Acque molto diverse l'una dall'altra, ma tutte accomunate da importanti analogie:
- irrimediabile condizionamento dalla variabilità stagionale delle presenze umane;
- criticità che si evidenziano soprattutto nel bel mezzo della stagione turistica;
- insufficienti controlli ambientali ed infrastrutturali;
- carenze di metodo nell'approccio alle soluzioni, che non possono limitarsi alla passiva accettazione dei problemi e della evoluzione dei consumi;
- rischio di spreco di denaro pubblico per interventi che molto spesso non tengono in alcun conto i due aspetti precedenti.


Spesso si legge e si parla di insufficiente disponibilità di acqua potabile, soprattutto nella stagione turistica, e della necessità di realizzare un dissalatore.
In realtà, l'idea non sarebbe, di per se, né buona né cattiva, ma diventerebbe pessima ove non venissero precedentemente affrontati e risolti l'analisi dei consumi, lo stato della rete idrica, il controllo degli sprechi e degli usi impropri, il corretto sfruttamento delle riserve idriche naturali, il riutilizzo mirato di reflui depurati al posto dell'acqua potabile. Impossibile? No, solo un poco più impegnativo, ma razionale e vantaggioso a medio-lungo termine.


Anche per la soluzione dei problemi connessi ai reflui cosiddetti “neri” qualsiasi previsione di intervento dovrebbe essere preceduta soprattutto da analisi della pressione antropica stagionale differenziata per tipologia di origine, dello stato della rete fognaria e delle eventuali adduzioni non autorizzate, degli obiettivi dei livelli qualitativi desiderati per le acque da riutilizzo e dei fanghi, il controllo dei fossi.


In ogni caso, sempre per la variabilità delle presenze umane contemporanee, sarebbe verosimilmente più efficace una depurazione concepita come “sistema diffuso e distribuito di depurazione e di depuratori” ad attivazione differenziata, in grado di assicurare la necessaria flessibilità ed il corretto funzionamento di ciascuna unità : ma è solo una prima ipotesi, che dovrebbe trovare conferma negli studi propedeutici sopra citati.


Infine, l'acqua del mare che, forzosamente, risente di tutti i problemi sopra sintetizzati, aggiungendovene altri: le plastiche, innazitutto; gli sversamenti oleosi portuali; lo stato, non ottimale ovunque, delle condotte sottomarine di scarico; le pulizie abusive, in mare aperto, di sentine e di parti di navigli; gli scarichi continentali da monitorare con ben maggiore efficacia.
Problemi oggettivamente importanti, risolubili con interventi decisi, con espliciti divieti (per l'uso delle plastiche, soprattutto), con l'adeguata manutenzione (per le reti e per le condotte sottomarine) e con il controllo tempestivo delle infrazioni in generale.
Tutto questo, si può fare ed i Sindaci elbani dovrebbero tenerne conto ed operare in tal senso, insieme, elaborando prioritariamente uno specifico e strategico Programma-quadro per le acque. Anche con la presa di coscienza e con l'aiuto responsabile di tutti i cittadini. Per un'Elba più “verde”.


Paolo Di Pirro

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