Le dimissioni dal Comitato di Gestione dell’Ambito Territoriale di Caccia n. 10 “Arcipelago Toscano” (ATC 10) di Vittorio Rigoli, un noto e stimato imprenditore agricolo elbano, mettono in evidenza quella che lo stesso rappresentante di Coldiretti definisce una farsa che ha trovato la complice condiscendenza della Regione Toscana e in particolare del suo assessore all’agricoltura e alla caccia, ma sarebbe meglio dire ai cacciatori, Marco Remaschi.
Legambiente Arcipelago Toscano aveva abbandonato ormai da molti anni il Comitato di gestione dell’ATC 10 in seguito alla mancata presentazione dei bilanci, ma tutto era continuato come prima e peggio di prima. E’ bene che anche Coldiretti, che ha inopinatamente appoggiato la scellerata legge sugli ungulati della Regione (considerata addirittura poco filo-venatoria da una parte del centro-destra), si sia resa conto che consegnare la soluzione del problema a chi l’ha creato – i cacciatori – sia un colossale errore. Ed è bene che da Coldiretti e dal mondo agricolo elbano si levi una forte protesta contro l’incredibile decisione della giunta regionale e del PD di dichiarare l’Isola d’Elba “area vocata” per il cinghiale, sancendo la disastrosa gestione venatoria che ha portato questo animale introdotto a fini di caccia a diventare lo sterminatore della fauna e della flora elbane che lo Stato e la Regione Toscana e l’Unione europea si sono impegnati a difendere con l’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e di Zone di conservazione speciale e Zone di protezione speciale.
Le dimissioni di Rigoli ci dicono che il Re è nudo e che forse anche all’Elba è venuto il momento per avviare un a class action – o iniziative simili – come si sta facendo in altre regioni, per chiedere che i danni provocati dai cinghiali e dai mufloni all’agricoltura, all’ambiente e alla biodiversità vengano pagati da chi li ha introdotti per divertirsi a sparargli e da chi, oggi come ieri, lo ha permesso per un pugno di voti.