Mai come in questi giorni di agosto è così affollata di bagnanti la spiaggia di sabbia cresciuta miracolosamente a vista d’occhio nel cuore del trafficato porto di Marciana Marina.
Purtroppo, i cartelli comunali bilingue del divieto di balneazione, i reiterati appelli degli ambientalisti, gli sguardi minacciosi delle telecamere non intimidiscono, anzi sono sistematicamente ignorati, e gli altolà in bella evidenza davanti allo specchio d’acqua riservato esclusivamente alla navigazione per legge e per ragioni di sicurezza, non sono rispettati ne fatti rispettare da chi di dovere.
L’autorità marittima locale bolla l’arenile come inesistente “apparizione fantasma” e scarica le responsabilità della vigilanza sugli amministratori locali. Ai quali pare basti l’esposizione di cartelli di divieto di balneazione e l’implicita autorizzazione alla sola elioterapia per i patiti della tintarella, per mettersi a posto con la coscienza. Eppure da qualche parte esiste la consapevolezza che nuoto, immersioni e persino pediluvi siano da proibire, da interdire con ogni mezzo, per stranoti rischi igienico sanitari che attentano alla salute pubblica: il mare è inquinato secondo le analisi compiute ogni anno e di recente a fine luglio dalla Goletta Verde intorno al vicino moletto del Pesce; inquieta lacronica mancanza di un depuratore; allarmano i canali di scolo di acque nere; preoccupano le contagiose infezioni della pelle, come l’impetigine, che colpiscono i più piccini.
Secondo il giornale “Il Tirreno” di giorni fa “Pare incredibile che il comune gioiello del turismo elbano sia sprovvisto di un depuratore”. Per la verità, è in cima ai pensieri dei marinesi da anni ma l’indispensabile opera è rinviata alle calende greche in attesa che si sblocchino i progetti per ammodernare l’intero complesso dell’area portuale.
Romano Bartoloni