Stampa questa pagina

L'Isola del dopo virus

Scritto da  Franco Cambi Lunedì, 20 Aprile 2020 09:19

elba panoramica beneforti 620Franco Cambi: ci resteranno ancora da giocare le carte della natura, del paesaggio e del patrimonio culturale.

Non sono tra coloro che pensano da una crisi grave e profonda possano nascere chissà quali, straordinarie, opportunità. I decessi rallentano ma non si fermano e, oltre a chi non c'è più, c'è anche chi, per fortuna, c'è ancora, sì, ma danneggiato nel fisico e nello spirito. Ci sono i molti che hanno perso il lavoro o che torneranno a lavorare ma non si sa bene in quali condizioni di sicurezza. La sicurezza nei luoghi di lavoro in Italia, negli ultimi tempi, era diventata una categoria molto opinabile. Al più riusciremo a fare di una immane necessità una passabile virtù.


Non ho soluzioni da offrire se non pochi, forse anche scontati, consigli per il settore con cui ho qualche dimestichezza: il paesaggio e il patrimonio culturale.


Il sistema monocolturale del turismo tradizionale è obsoleto. Con che cosa vada sostituito potrebbe dirlo soltanto una commissione composta da economisti, imprenditori vari, agronomi, urbanisti aggiornati. Continuare con il solo turismo balneare o con il predatorio mordi e fuggi significa condannare l'isola all'esaurimento ambientale e la comunità isolana all'irrilevanza economica. Bisogna cominciare a pensare non solo alle diverse risorse ma una gestione complessiva e di sistema. Sostenibilità, lentezza, decrescita. Queste parole normalmente suscitano infastidite ironie da parte di chi pensa che si possa andare avanti sfruttando quel poco o quel tanto che c'è sempre nello stesso modo e che si possa porre rimedio alle stagioni di crisi agendo sulla tassa di sbarco, creando eventi, facendo salire i numeri, consumando più suolo, più acqua, più energia. In realtà, lentezza, sostenibilità e decrescita possono salvarci e portarci nel futuro, abbandonando la fiducia nel "s'è sempre fatto così" e aprendo a nuove abilità, sapienze, tecnologie.


Certo, è lecito pensare che alla "riapertura" il senso di claustrofobia spingerà tutti verso il mare, la campagna e la montagna. È una possibilità ma potrebbe anche andare in tutt'altro modo e, in ogni caso, non so se si possa pensare ad un trend stabilmente positivo e duraturo, che vada oltre la necessità impellente di una boccata d'aria, di cielo e di mare. È il modello che va ripensato.


Si dovrà ripartire da una sobrietà diffusa, tornare a un turismo fatto di consumi essenziali come quello degli anni Cinquanta e Sessanta. Questo turismo dovrà puntare a fidelizzare la clientela e a orientarla alla curiosità verso le caratteristiche specifiche dell'isola, dovrà far valere i molteplici valori ambientali, culturali, enogastronomici in quanto tali, lasciando da parte improbabili e insostenibili allestimenti, tipo aquapark, megaraduni ed eventi impattanti ed effimeri. Bisogna restaurare i luoghi e le socialità perdute attraverso reti di amicizie, coinvolgendo insieme imprese e associazioni. Ci sono valori antichi e culture più o meno locali che dovranno essere riscoperti mantenendo sempre un'offerta alta e coinvolgente. Bisogna, insomma, essere noi a costruire un'offerta attiva senza aspettare che sia la domanda del mercato a decidere che cosa noi dobbiamo fare e che cosa lei farà di noi. Il territorio elbano, direi quello dell'arcipelago, vanta un'elevata varietà di offerta oltre il mare (collina, biodiversità, centri storici, musei, terme, eccellenze agro-alimentari). Ma queste isole possono anche contare su una straordinaria rete di competenze già attive e già presenti che chiedono solo di essere coinvolte e attivate (imprese e associazioni locali, università, istituzioni...).


Bisogna arrivare a una dimensione nella quale scompaia la tradizionale relazione oppositiva tra gestore e cliente e il turista diventi una specie di cittadino che si aggiunge per una settimana o per un mese all'anno. Agli attrattori ambientali e culturali si aggiunge, elemento non da poco, la diffusa sicurezza sociale delle nostre isole.
Si può fare dell'isola, a partire dai prossimi mesi, un distretto ambientale e culturale evoluto, attraente per forme di turismo diverse per età, provenienza, fasce di reddito. Si dirà: ma servono ingenti investimenti! Certo, come spesso accade quando si vuole migliorare il comfort della nostra casa. Ma servono, soprattutto, una progettualità e una mentalità nuove.


E prima si scrive questo progetto e prima si trova che può e vuole finanziarlo.

 

Franco Cambi

Vota questo articolo
(0 Voti)

1 commento