C’è da trasecolare a leggere l’ultima uscita del sindaco di Portoferraio, Tiziano Nocentini, che denuncia come cattiva abitudine della minoranza consiliare di Bene Comune quella di rendere pubbliche mozioni, interrogazioni e interpellanze inviandole alla stampa “prima della loro discussione nella sede istituzionale a cui sono indirizzate, vale a dire il consiglio comunale”.
Eppure l’opposizione fa semplicemente ciò che è chiamata a fare: informare la cittadinanza – in particolare gli elettori che l’hanno scelta – delle iniziative intraprese. Non solo può farlo, ma è un suo dovere rendere conto del proprio operato. Con il metro “nocentiniano”, allora, anche i comunicati stampa della minoranza di destra che si opponeva alla precedente amministrazione Zini avrebbero commesso un delitto di lesa maestà istituzionale.
Ma Nocentini – forse contagiato dall’insofferenza verso i giornalisti confessata da Giorgia Meloni a Donald Trump – arriva a toccare vette da Ungheria di Orbán quando pretende di spiegare alla stampa cosa deve scrivere, pubblicare o addirittura come interpretare gli atti della minoranza:
“Invitiamo le testate giornalistiche quantomeno a valutare attentamente di volta in volta il contesto e la formulazione di questi atti, interrogazioni interpellanze o mozioni che siano, per evitare che vengano percepiti dalla cittadinanza come una forma di pressione nei confronti dell’Amministrazione Comunale o che vengano distorti nell’esposizione mediatica”.
Eppure le interrogazioni, le interpellanze e le mozioni sono fatte proprio per esercitare pressione sulle amministrazioni comunali, le Regioni e i governi. E non spetta certo al politico di turno stabilire se e come la stampa debba darne notizia: non è “distorsione mediatica”, è semplicemente democrazia.
Forse il sindaco di Portoferraio farebbe bene a rinfrescarsi la memoria con l’articolo 21 della Costituzione Italiana:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Ma, parafrasando il poeta, Tiziano tutto questo non lo sa.
A meno che il sindaco non consideri interrogazioni e interpellanze della minoranza come rientranti nel divieto previsto dall’ultimo paragrafo dello stesso articolo: «Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume».
Ci chiediamo allora cosa ne pensi di tutto ciò l’Ordine dei Giornalisti.
Circolo SI-AVS Isola d'Elba “P. Piscitello”