La riforma costituzionale approvata dal Parlamento sulla separazione delle carriere tra magistratura requirente e magistratura giudicante, è un ulteriore tassello voluto fortemente dalla maggioranza di destra teso alla messa in discussione di alcuni principi democratici e allo scardinamento dell'attuale assetto Istituzionale: il principio della separazione dei tre poteri fondamentali dello Stato, quello esecutivo, quello legislativo e quello giudiziario.
Ovviamente a tutto vantaggio del potere esecutivo (il parlamento ormai è ridotto a semplice passa carte del governo). La riforma prevede lo smembramento e conseguente indebolimento dell'Organo di Autogoverno della magistratura, il CSM, presieduto dal Presidente della Repubblica.
La riforma, dice Michele Ainis su Repubblica, "è una creatura concepita durante una riunione di 40 minuti fra otto persone, dopo di che ottiene il timbro del Consiglio dei Ministri". La discussione parlamentare, considerata l'importanza della riforma, è stata pari a zero. Nessun emendamento è stato accettato. Il pacchetto presentato dal Consiglio dei Ministri doveva essere accettato in blocco.
Del resto, il grande statista apprezzato dalla Meloni, mostrando grande “rispetto” per il parlamento, lo apostrofava in questo modo: “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.”
La direzione intrapresa quindi è quella della costruzione di una sorta di "autoritarismo legale", come in Ungheria, di cui Meloni è grande ammiratrice, con una magistratura asservita al potere esecutivo. La riforma costituzionale approvata compariva, pensate un po', nel famoso Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli, quello della loggia massonica deviata P2 (di cui faceva parte Berlusconi), che voleva una magistratura fortemente indebolita. Con questa riforma cosa cambia per i cittadini che aspettano di avere giustizia nei procedimenti in atto? Nulla.
Ha detto bene il Procuratore della Repubblica di Prato Luca Pescaroli, intervistato da Repubblica: " davvero crediamo che la priorità per i cittadini fosse la separazione delle carriere? Da operatore della giustizia vedo altri tipi di problemi che restano irrisolti: la mancanza di personale, l'arretrato, i tempi dei processi. Oggi in procura mancano l'83 per cento dei cancellieri e il 44 per cento degli assistenti. Abbiamo oltre 11 mila sentenze irrevocabili in attesa di adempimenti, di cui più di due mila di condanna. Queste dovrebbero essere le priorità".
Invece si è consumata una vendetta postuma di Berlusconi contro la magistratura che si è permessa di condannarlo. Povera Italia!
Salvatore Insalaco