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Quale economia vogliano nel XXI° secolo?

Scritto da  Enzo Sossi Domenica, 28 Dicembre 2025 11:39

 

La globalizzazione selvaggia e senza regole del mercato ha fatto enormi danni. Se l'uomo è un costo, la scelta per un imprenditore non può che essere sostituirlo nel lavoro con algoritmi e robot umanoidi. Vi è una linea sottile che separa il progresso dalla distorsione economica. Oggi, secondo l'ISTAT in Italia ci sono 6 milioni di poveri tra cui bambini, a causa degli affitti turistici brevi B&B, i costi di affitti a medio lungo termine sono insostenibili per una famiglia media. il profitto la fa da padrone, la gente viene sfrattata e gettata in mezzo alla strada senza alternative. L'overturismo sta diventando un problema. Lo Stato non interviene con piani straordinari di edilizia popolare, la politica tace, la qualità della vita per i cittadini peggiora. Da decenni camminiamo sul baratro di un'economia globale priva di regole, dove il più forte vince, dove il cinismo, l'indifferenza e l'asocialità dominano, mentre le disuguaglianze aumentano. Dobbiamo cambiare rotta.

In tale contesto l'uomo che lavora diventa una merce, una variabile da ottimizzare, sempre più spesso da eliminare dal mondo del lavoro con robot, algoritmi e piattaforme digitali, che avanzano e considerate soluzioni efficienti, instancabili e sotto controllo. La trasformazione è stata accelerata dalla globalizzazione, rendendo irreversibile la rivoluzione digitale che significa automazione industriale, AI, big data: strumenti creati per supportare l'uomo e che lo sostituisco. Dalla logistica, ai call center, dalla finanza al giornalismo automatizzato, dove non esiste il pensiero critico o il dissenso che viene messo all'angolo e ritenuto estremista.

I vantaggi sono evidenti e difficili da contestare: i robot non scioperano, non si ammalano, non chiedono più salario. Possono lavorare 24 ore su 24, garantiscono standard elevati di precisione e abbattono i costi di produzione migliorandone la produttività. Per le imprese significa competitività; per i consumatori prezzi più bassi e servizi più rapidi. In molti casi libera l'uomo da lavori ripetitivi o pericolosi. Già oggi abbiamo i robot in cucina, basta ordinare con un app, mentre torniamo a casa ciò che vogliamo mangiare o programmare il riscaldamento. Interessante l'esperimento nello Shenzhen, in Cina, che ha lanciato una zona sperimentale "robot-friendly" dove robot di servizio e umanoidi convivono con gli umani negli spazi pubblici. Questo modello integra macchine per consegne, pulizia e assistenza in contesti urbani e trasforma quartieri in laboratori viventi per testare IA. La città ospita la prima area dimostrativa e progettata per testare l'integrazione tra robot e l'uomo nella vita reale e quotidiana.

Il rovescio della medaglia pare chiaro. Quando efficienza è l'unico parametro, l'essere umano è ridotto in merce, sostituibile, temporaneo, marginale. Il lavoro non è più stabile, si frammenta con prestazioni mal pagate e prive di tutela.

L'economia delle piattaforme digitali promette libertà, ma consegna precarietà. L'algoritmo decide i turni di lavoro, i compensi, valutazioni senza trasparenza e responsabilità sociale, è la macchina che domina l'uomo di orwelliana memoria. La questione non è la tecnologia, ma la visione che la governa.

Un sistema economico che considera il lavoro solo come un costo tende ad eliminarlo. Cresce la disuguaglianza tra chi detiene capitali, dati e tecnologia, e dall'altro chi offre competenze sempre più facilmente automatizzate.
Serve un cambiamento, un nuovo paradigma culturale nella società occidentale. Il lavoro non è soltanto reddito, ma è identità, dignità, partecipazione alla vita collettiva, sociale, familiare e politica.

Un'economia che espelle l'uomo dal lavoro, per migliorare i costi, senza offrire nuovi ruoli rischia di generare solo risentimento, instabilità sociale, una rivoluzione e diventa una bomba ad orologeria. La strada alternativa esiste. La tecnologia alleata dell'uomo e non il suo rimpiazzo.

Tuttavia, ciò richiede scelte politiche: investimenti nella istruzione, nuove tutele dei lavoratori, una fiscalità che ridistribuisca i benefici dell'automazione. Le macchine devono sostenere economicamente l'uomo, che avrà più tempo libero per conoscere, informarsi, viaggiare, e poi, lavorare tre ore al giorno per al massimo quindici ore la settimana, per dedicarsi alla famiglia, ai figli alle relazioni sociali, allo sport, al divertimento e alla politica.

L'ultima domanda è quella semplice, ma decisiva: Quale economia vogliamo nel XXI°secolo? Una che mette al primo posto il profitto, riducendo l'uomo a un costo o che utilizza robot e digitale per migliorare la qualità della vita e del lavoro? La risposta non è scritta negli algoritmi, ma dipende da noi.

Enzo Sossi

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